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08 Luglio 2019

Dalla formazione ai concorsi: parlano gli Ordini siciliani

Dal nuovo ruolo degli ordini all’importanza del coordinamento tra le diverse realtà professionali e territoriali allo scopo di riportare l’architettura al centro dell’agenda politica nazionale. E ancora: dall’analisi di criticità e opportunità connesse alla formazione obbligatoria al sostegno del concorso di progettazione – aperto e in due gradi – quale strada maestra per garantire la qualità del progetto. Sono alcuni dei temi di cui abbiamo parlato con i presidenti dei nove Ordini degli Architetti siciliani presenti – lo scorso 3 luglio, presso la Casa dell’Architettura – al convegno “Progettare insieme il futuro del nostro Paese. Il Lazio incontra la Sicilia. Leggi, normative, procedure, opportunità sociali e abitative”. L’evento – con il coordinamento scientifico del presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma, Flavio Mangione – rientra nel ciclo di incontri organizzati dall’OAR con l’obiettivo di costruire una piattaforma permanente di dialogo tra gli Ordini provenienti dalle diverse regioni italiane. (LINK)

Il ruolo degli Ordini

“Gli ordini professionali, oggi più che mai – spiega Alfonso Cimino, presidente dell’Ordine degli Architetti di Agrigento – non devono solo occuparsi di tutelare l’attività dei liberi professionisti o della tenuta dell’albo professionale, ma hanno un ruolo sempre più aperto verso l’esterno, nello stimolare le amministrazioni affinché possano portare avanti una serie iniziative per il rilancio socio-economico delle città, soprattutto per favorire il processo di rigenerazione urbana. Ad Agrigento, in questo senso, ci siamo mossi con l’istituzione dell’Osservatorio provinciale sui centri storici”.

Il rilevante apporto che i professionisti possono offrire alla rigenerazione dei tessuti urbani lo rimarca Paolo Lo Iacono, presidente dell’Ordine di Caltanissetta: “Gli architetti devono assumere la guida per tutto ciò che riguarda la qualità dell’architettura nelle nostre città – dice -, soprattutto sul fronte della riqualificazione delle periferie, che sono state saccheggiate con il boom dell’edilizia negli anni ’70 e ’80, e dove non sono stati rispettati i minimi canoni della buona architettura”.

Fare rete e dialogare

Per Francesco Giunta, presidente degli architetti di Siracusa, il ruolo cardine degli ordini sta “nella capacità di fare rete e mettere in relazione i vari portatori di interesse che si occupano di strategie di trasformazione urbana”. Il tema delle città, “che vivono fenomeni nuovi e rilevanti come quelli legati ai forti flussi migratori – osserva – è rimasto fuori dall’agenda politica anche nell’ultima tornata elettorale: ciò rappresenta una grave perdita per i nostri territori”.

A rimarcare il valore del dialogo tra le diverse realtà professionali è Caterina Sartori, presidente degli architetti di Messina: “Gli ordini devono parlarsi anche se appartengono a regioni diverse: la questione dello sviluppo del Paese va affrontato unitariamente. Gli architetti possono avere un peso ed offrire un apporto culturale determinante alle istituzioni preposte a redigere le norme in materia di governo del territorio”.

I concorsi di progettazione

Si sofferma sul valore dei concorsi Francesco Miceli, presidente dell’Ordine di Palermo, sottolineando come rappresentino “strumenti fondamentali per raggiungere l’obiettivo della qualità di progettazione e realizzazioni: continueremo a dare battaglia affinché Stato, Regioni, Comuni optino sempre di più per questo tipo di procedure, fondamentali per la qualità urbana”. In questo senso, aggiunge, “è importante costruire una rete interdisciplinare che coinvolga anche altre attività tecnico professionali”.

Per Antonino Rizza, presidente degli architetti di Enna, “gli Ordini devono farsi carico di sostenere il più possibile i concorsi di progettazione. In particolare, quelli con procedura aperta in due gradi: solo questi, infatti – come abbiamo ascoltato anche dalle testimonianze dei giovani progettisti – , riconoscono un giusto contributo economico all’impegno dei selezionati alla seconda fase e un adeguato compenso per la realizzazione dell’opera”.

Focus Formazione

Non mancano, infine, le riflessioni sul tema della formazione professionale. “Dopo le fasi di sperimentazione – afferma Alessandro Amaro, presidente degli architetti di Catania e della Consulta degli ordini siciliani – la formazione deve essere sempre più declinata in una vera opportunità per i progettisti: non finalizzata alla mera raccolta dei crediti, ma un biglietto da visita per l’attività professionale. Deve essere davvero utile ai professionisti chiamati a specializzarsi per affrontare la riprogettazione delle nostre città, per il recupero del patrimonio artistico e immobiliare. Deve potersi trasformare in opportunità di lavoro”.

Da quando la formazione professionale è stata resa obbligatoria – osserva Vito Mancuso, presidente degli architetti trapanesi, “ha avuto il pregio di iniziare a farci incontrare, creando occasioni di confronto, al di là dell’aggiornamento professionale”. Le attività, tuttavia, “dovranno tenere in maggiore considerazione le peculiarità di ciascun territorio in termini di specializzazione dei professionisti”.

A mettere in luce anche le criticità legata alle attività formative, infine, è Salvatore Scollo, presidente dell’Ordine degli Architetti di Ragusa. “In riferimento alla realtà che rappresento – dice -, quella di una piccola provincia siciliana con un numero relativamente alto di inadempienti rispetto all’obbligo formativo, emerge la necessità di una revisione dei meccanismi alla base del sistema formativo, a partire dall’obbligatorietà delle sanzioni, che oggi arrivano fino alla sospensione”. (FN)

Redazione OAR

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