Attenzione alla città, al tema della rigenerazione urbana e delle periferie. Un focus sull’architettura contemporanea che fatica a trovare la sua strada nel dialogo con l’antico o con il paesaggio quando le scelte si fanno più coraggiose o sofisticate. Ragionamenti sul tema dell’abitare e sul futuro di Roma, che ha urgente bisogno di incanalare progetti all’interno di una lungimirante visione di futuro. E poi l’Esquilino, oggetto di una passeggiata virtuale, di un racconto che mette in evidenza bellezze, storia, archeologia, ma anche contraddizioni e problematiche da risolvere.
Tanti i temi messi sul tavolo di FAR, il Festival di Architettura di Roma organizzato dall’Ordine degli Architetti di Roma e provincia e diretto dalla consigliera, Alice Buzzone, durante le due giornate intermedie. L’obiettivo: aprire ragionamenti e allargare il dibattito per fare cultura, per conoscere i tanti progetti di architettura che possono fare scuola o, in alcuni casi, mettere in evidenza quegli ostacoli che spesso fanno da barriera frenando la ricerca e i buoni esiti progettuali.
«L’obiettivo di questo festival è aprire ai cittadini e alle cittadine, e non solo agli architetti. Crediamo che per far comprendere l’architettura sia necessario uscire e rompere gli schemi. Nel nostro piccolo ci proviamo qui alla Casa dell’Architettura e non solo: il 25 premieremo le installazioni che saranno realizzate il prossimo anno nei quartieri di Centocelle e Casalbruciato con due spazi pubblici che sono piazza dei Mirti e piazza Balsamo Crivelli», spiega Alice Buzzone, consigliera OAR e direttrice di FAR. I progetti – va ricordato – sono stati selezionati attraverso una call lanciata dall’OAR.
Il festival ha costituito anche un’importante occasione per conoscere i tanti progetti che si stanno portando avanti nelle periferie o comunque nei luoghi marginali e più vulnerabili delle nostre città, a partire dalle risorse del Piano periferie che metteva sul piatto oltre due miliardi per la rigenerazione e del nuovo piano periferie per aree ad alta vulnerabilità sociale, ispirato al modello Caivano (Na), predisposto dal commissario straordinario e capo della Protezione civile, Fabio Ciciliano, per il quale è stata autorizzata di recente una spesa di 180 milioni.
«Quando si parla di periferie quello che ci interessa è comprenderne la rigenerazione, come intervenire nei territori e prima ancora come individuare i luoghi su cui concentrare l’attenzione. Il bando periferie nasceva con un’attenzione particolare per l’individuazione delle aree su cui intervenire, chiedendo alle amministrazioni di sceglierle attraverso una serie di analisi finalizzate ad entrare nel merito delle problematiche presenti, in modo da riconoscere le aree su cui prioritariamente indirizzare le risorse pubbliche», sottolinea Alessandro Panci, presidente dell’OAR.
Le video-pillole di Francesco Nariello
Marco Villani, magistrato della Corte dei conti, vicesegretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri e presidente del gruppo di monitoraggio del Programma straordinario per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie
Stefano Ciavela, dirigente della struttura di supporto al Commissario straordinario per il comune di Caivano
Simone Ombuen, membro del comitato di monitoraggio del programma Periferie e consulente della commissione parlamentare di inchiesta per il recupero delle periferie
Porta la testimonianza dell’impegno della presidenza del Consiglio dei ministri nel recupero delle periferie, intese come «periferie urbane ma anche periferie come collettività, ossia non solo la periferia geografica o urbanistica, ma la periferia sociale», Marco Villani, magistrato della Corte dei conti, vicesegretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri e presidente del gruppo di monitoraggio del Programma straordinario per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie. Villani, ha più volte ricordato come al centro degli interventi devono esservi sempre i cittadini, nonché l’importanza di consentire alle amministrazioni di operare con tempestività.
«I piani straordinari prevedono degli interventi infrastrutturali, quindi un insieme di interventi sistematici tra loro e collegati, sempre nel rispetto del minor consumo di suolo e delle competenze già previste dai piani territoriali, urbanistici già vigenti, nonché quelli di protezione civile e vanno a inserirsi in un contesto che vede sì interventi infrastrutturali, ma accompagnati da interventi sociali e di riqualificazione ambientale», ricorda Stefano Ciavela, dirigente della struttura di supporto al Commissario straordinario per il comune di Caivano. A fare il punto sulle politiche in atto per le periferie è Alessandro Battilocchio, presidente della Commissione parlamentare sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie il cui lavoro è in corso da alcuni mesi.
«Il piano periferie (partito nel 2016, nda) ha finanziato circa 1600 interventi. Dai dati di monitoraggio che noi abbiamo il 15% è in stato finale dei lavori, il 33% in esecuzione, il 44% in fase di collaudo e l’8% in ritardo», informa Carmen Giannino, coordinatrice della Segreteria tecnica del nucleo di valutazione e del gruppo di monitoraggio del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie.
La parola ai territori con i progetti in corso, nel dibattito moderato da Simone Ombuen, membro del comitato di monitoraggio del programma Periferie e consulente della commissione parlamentare di inchiesta per il recupero delle periferie. Numerosi gli interventi presentati per le città di Roma, Perugia, Catania, Palermo, Napoli, Rieti, Terni, Venezia e Viterbo. Ciò che emerge di interessante è la grande opportunità che il programma ha offerto ad alcune amministrazioni che sono riuscite a portare avanti importanti ed estesi interventi di rigenerazione intercettando anche altri filoni di finanziamento, o anche facendo uso di risorse proprie, mettendoli a sistema nell’ottica di centrare obiettivi precisi che già erano parte integrante di una chiara e precisa idea sul futuro della città. Affrontare il programma ha richiesto una crescita, inoltre, di competenze all’interno delle amministrazioni coinvolte, andando a costruire un importante patrimonio di conoscenze che si è sedimentato e di cui le città potranno far tesoro nelle prossime esperienze.
Le video-pillole di Francesco Nariello
Massimo Piacenza, direttore Dipartimento Mobilità sostenibile e Trasporti Roma Capitale
Paolo La Greca, vicesindaco di Catania, assessore all’Urbanistica e presidente del CeNSU
Maurizio Carta, assessore urbanistica e pianificazione strategica territoriale e costiera del Comune di Palermo
Emanuele Aronne, assessore alla Qualità degli Spazi Urbani del Comune di Viterbo
«Nell’ambito del Festival dell’architettura, giunto alla sua sesta edizione, si è ragionato insieme agli studi Alvisi Kirimoto e Transit del futuro dell’abitare. Tra i temi, il superamento dell’abitare tradizionale», afferma Lorenzo Busnengo, consigliere OAR con la delega ai rapporti con la pubblica amministrazione. Busnengo ricorda a proposito ciò che avviene all’estero, con l’esempio «dello stadio a Basilea di Herzog & de Meuron dove sono previsti 110 alloggi per anziani, in una commistione che fino a poco tempo fa non era immaginabile». «Lo spunto che ci dà Far è riflettere sul futuro della città». «Abbiamo bisogno di questa overview sulla città per mettere a disposizione tutti gli strumenti che noi abbiamo per costruire questa visione. Il festival vuole essere uno di questi strumenti», rimarca Christian Rocchi, architetto, past president dell’OAR e moderatore del dibattito con il consigliere Busnengo. Con Roberto Ferretti dello studio Alvisi Kirimoto e Alessandro Pistolesi di studio Transit si è ragionato sulle nuove forme dell’abitare, a partire da una riflessione sulle tipologie edilizie, sulla necessità, attraverso il progetto, di creare comunità, stimolando il senso di appartenenza. E poi un dibattito anche sul futuro della Capitale e sulla necessità impellente di costruire una visione lungimirante per Roma, che vada a indirizzare gli interventi.
Le video-pillole di Francesco Nariello
Lorenzo Busnengo, consigliere OAR con la delega ai rapporti con la pubblica amministrazione e Christian Rocchi, architetto, past president dell’OAR
Alessandro Pistolesi, studio Transit
Roberto Ferretti, studio Alvisi Kirimoto
Le giornate sono state anche un’occasione per parlare di architettura contemporanea e delle difficoltà che spesso insorgono tramutandosi in ostacolo per la ricerca sul progetto e per le soluzioni individuate. Hanno partecipato al dibattito Gianluca Peluffo, Peluffo & Partners, Claudia Clemente, studio Labics e Alessandra Rampazzo, AMAA-Sinergo, portando rispettivamente gli esempi di un edificio residenziale a Cervinia, l’intervento su Palazzo dei Diamanti a Ferrara e quello sul Teatro Verdi a Terni.
«Questa sessione intende aprire una riflessione su alcuni casi non esaustivi, ma certamente esemplificativi di architetture la cui storia o procedura è stata caratterizzata da una serie di eventi critici, portando l’attenzione, sull’opera, sulla procedura o anche sul concetto di compatibilità dell’intervento. Si tratta di un racconto di casi diversi tra loro, ma che forse sottendono ad una casistica diffusa di criticità e che toccano aspetti quali la conservazione dell’esistente, la necessità di trasformazione e il rapporto tra il nuovo e il patrimonio storico o naturale», riferisce Claudia Ricciardi, consigliera OAR.
Spazio anche al design nelle due giornate con il format, che ha avuto un grande successo anche lo scorso anno, Match, Design!, a cura di Alessandro Gorla e Paolo Casicci. che ha portato a FAR conversazioni tra critici e designer sui temi della materia e dell’abitare.
Fotografie di Daniele Raffaelli e di redazione OAR