Come cambia il ruolo dell’architetto nell’era dell’intelligenza artificiale? Quali sono i confini tra supporto digitale e capacità progettuale? E come si declina oggi la responsabilità etica in un contesto sempre più automatizzato? Sono alcune delle domande al centro del convegno «Intelligenza Artificiale, Etica e Professione dell’Architetto», che si è svolto lo scorso 3 giugno in modalità mistra, alla Casa dell’Architettura e via webinar, coinvolgendo oltre 700 partecipanti tra presenza fisica e collegamento online. Un’occasione di confronto molto partecipata, che ha messo in evidenza quanto l’IA stia incidendo non solo sugli strumenti operativi del mestiere, ma anche sull’identità, la deontologia e le relazioni umane che da sempre costituiscono l’essenza della professione.
L’evento, organizzato dall’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia – con il coordinamento scientifico di Roberta Bocca, vicepresidente OAR e delegata alla formazione, e Paolo Anzuini, consigliere OAR con delega all’innovazione, – è stato pensato per esplorare, in chiave critica e costruttiva, il rapporto tra architettura e intelligenza artificiale, attraverso contributi teorici, spunti pratici e riflessioni normative. Una tappa importante di un percorso più ampio, che mette al centro la consapevolezza e la formazione come strumenti fondamentali per affrontare le trasformazioni in atto. Ma anche l’avvio di un confronto tra esperti, rappresentanti istituzionali e professionisti su un tema che, come sottolineato dagli organizzatori, «non è più futuro: è presente».
Il convegno, introdotto dai saluti del presidente OAR Alessandro Panci e della presidente ENIA – Ente Nazionale per l’Intelligenza Artificiale – Valeria Lazzaroli, è partito dalla relazione introduttiva di Paolo Anzuini su «Etica e Intelligenza Artificiale nella professione dell’architetto», seguita dall’intervento di Paolo Lattanzio, docente al Quasar Institute for Advanced Design, per poi svilupparsi attraverso una tavola rotonda moderata da Roberta Bocca.
«Con questa iniziativa – ha dichiarato Bocca – vogliamo portare la riflessione sull’intelligenza artificiale dentro il cuore della professione. Si tratta di una materia che sta modificando le modalità di progetto, le relazioni con il committente e in alcuni casi persino il linguaggio stesso dell’architettura. Ma è anche una tecnologia che chiama in causa i valori fondamentali del nostro operato e che lascia aperte molte questioni a cui dare risposte. L’OAR è impegnato da tempo in un percorso di approfondimento su questi temi, e oggi, siamo arrivati ad offrire uno spazio di confronto all’altezza della complessità attuale».
Nel corso dell’incontro è stato discusso il nuovo Codice Deontologico in vigore dal 2 dicembre 2024, che vincola espressamente l’uso dell’intelligenza artificiale nell’ambito dell’attività professione. a criteri di eticità e responsabilità, ma non affronta tutti gli aspetti che emergono dalla pratica architettonica.
Molte zone grigie, dunque, restano aperte. «Il codice è un punto di partenza – ha affermato Paolo Anzuini -, ma non risponde a tutti gli interrogativi che l’uso dell’IA solleva: non considera, ad esempio, la potenziale violazione di oltre dieci articoli in conflitto con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Alcune domande restano senza risposta: se un algoritmo produce contenuti sintetici su commissione, può essere considerato un collaboratore? E cosa succede se l’output dell’IA viola, anche inconsapevolmente, il principio di verità? La sfida è immaginare una professione capace di integrare le nuove tecnologie senza perdere l’anima del nostro lavoro: la creatività, la relazione umana, la responsabilità, la capacità critica» Spazio è stato dato anche al tema dell’impatto ambientale dell’uso intensivo dell’IA, in particolare nella generazione massiva di immagini, e alla necessità di costruire un «umanesimo digitale» in cui le macchine non sostituiscano il ruolo «insostituibile» della collaborazione tra esseri umani. «L’idea che un architetto possa oggi gestire l’intero processo con un software è già fallita nei fatti – ha aggiunto Anzuini –. Serve tornare a un’alleanza tra competenze, alla costruzione di squadre progettuali multidisciplinari. Governare la digitalizzazione significa mettersi in rete, non isolarsi»
Alla tavola rotonda sono intervenuti Valeria Lazzaroli, presidente Enia; Simona Battistella, Ceo e Founder Cultur-e; Leonardo Bugiolacchi, direttore Osservatorio Italiano per l’intelligenza artificiale Enia; Paolo Lattanzio, docente Quasar Institute For Advanced Design; Federico Borello, Encode – Design & Technology; Lorenzo Busnengo, consigliere OAR. Le riflessioni sviluppate nel corso del convegno hanno rappresentato un nuovo passo all’interno del percorso avviato dall’Ordine per accompagnare i professionisti nell’uso consapevole e critico dell’IA: un percorso che unisce cultura, aggiornamento deontologico e confronto operativo, per confermare il ruolo centrale dell’architetto in una trasformazione che non riguarda solo la tecnica.
(FN)