Un laboratorio di confronto aperto, in cui professionisti, imprese e istituzioni possono condividere visioni e strumenti per costruire una città più sostenibile, intelligente e sociale. Provando a rispondere insieme a domande come: in quale modo si vivrà nelle città di domani? Quali strumenti, tecnologie e visioni sono – e saranno – necessari per costruire spazi urbani sostenibili, sicuri e inclusivi, in grado di rispondere alle nuove sfide ambientali e sociali? Questioni che animano il dibattito contemporaneo sull’abitare: un tema che non riguarda solo l’architettura ma la qualità della vita, le politiche pubbliche, le relazioni tra individui e comunità. In questo scenario si è inserito «Abitare la città futura», l’incontro che si è svolto ieri, 14 ottobre 2025, presso la Casa dell’Architettura di Roma, nell’ambito del summit «Comunicare l’abitare» (13-14 ottobre), con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia e in collaborazione con Casa Radio come media partner.
L’evento, con il coordinamento scientifico del consigliere OAR Simone Cellitti, ha rappresentato una giornata di confronto e formazione dedicata ai nuovi modi di vivere e progettare la città, tra sostenibilità, sicurezza, rigenerazione urbana, intelligenza artificiale. Articolato in quattro panel tematici – dedicati a temi come sostenibilità urbana, sicurezza e riqualificazione del patrimonio scolastico, rigenerazione urbana e nuove tecnologie applicate all’edilizia del futuro – il convegno ha riunito esperti, progettisti, rappresentanti istituzionali e professionisti del settore edilizio e urbano, con l’obiettivo di mettere in rete competenze e prospettive per costruire una nuova cultura dell’abitare.
Un confronto tra discipline per costruire il futuro
Ad aprire i lavori è stato il consigliere OAR Simone Cellitti, coordinamento scientifico dell’evento, introducendo i temi della giornata e sottolineando il valore del dialogo tra le diverse anime del settore. «Affrontiamo il tema Abitare la città futura – ha detto -, raccogliendo aspetti tecnici e multidisciplinari con stakeholder di settore, imprese, ingegneri e architetti. Parliamo di sostenibilità energetica e di rigenerazione urbana, in linea con alcuni degli obiettivi del mandato appena iniziaito da nuovo Consiglio dell’OAR: creare sinergie con altre discipline e realtà, comunicando in modo trasversale, raggiungendo pubblici diversi e ampliando l’impatto culturale del nostro lavoro». In quest’ottica si inserisce anche la media partnership con Casa Radio, come sottolinea il direttore editoriale dell’emittente, Paolo Leccese, evidenziando la dimensione formativa e divulgativa dell’iniziativa: «Si tratta di una giornata di alta formazione organizzata con l’Ordine di Roma dedicata alla rigenerazione urbana e alle città del futuro. È anche un’occasione per riflettere su come le nuove tecnologie potranno migliorare la qualità del vivere, con un approccio concreto e multidisciplinare che coinvolge professionisti, imprese e cittadini».
I video di Simone Cellitti e Paolo Leccese, che introducono la giornata
Rocchi: il ruolo dell’architetto e la rigenerazione urbana come rigenerazione sociale
Una riflessione ampia sul ruolo della professione e sulla responsabilità sociale dell’architetto, anche e sopratutto in un contesto in continua evoluzione come quello attuale, l’ha offerta, nel suo intervento, il presidente OAR, Christian Rocchi, sottolineando come «il significato profondo delle professioni ordinamentate sia quello di offrire una garanzia sociale: porre il bene della comunità al di sopra dell’interesse personale». Oggi, tuttavia, è sempre più necessario rafforzare «gli strumenti per garantire qualità ed etica. Norme recenti hanno introdotto una competizione basata su ribassi insostenibili, mentre ciò che serve è una competizione sulla capacità e sulla qualità». Rocchi ha poi affrontato il tema della rigenerazione urbana come rigenerazione sociale, partendo dalle aree più fragili: «Rigenerare la città – ha osservato – significa permettere ai cittadini non solo di abitare, ma di vivere, crescere, studiare e curarsi. Le periferie raccontano ancora troppe disuguaglianze: basti pensare a realtà come Brancaccio a Palermo o a quartieri privi di presidi sanitari, dove mancano servizi e opportunità. Serve un’amministrazione più intelligente, capace di creare i binari per migliorare la società in collaborazione con il privato, e serve ripensare i nostri quartieri non attorno a centri commerciali, ma a nuclei culturali».

La conferma di una volontà di fare rete tra professioni, rafforzando la collaborazione e la volontà di costruire una visione comune è arrivata da Stefano Giovenali, vicepresidente della Fondazione dell’Ordine degli Ingegneri di Roma, che ha rimarcato come la trasformazione delle città sia un tema che «non riguarda non solo gli architetti o gli ingegneri ma che coinvolge tutte le componenti ecomiche e sociali del Paese». Rigenerare le aree urbane – ha affermato – è un tema chiave perché «consente di ridare valore al patrimonio edilizio e, insieme, alla socialità e alla sicurezza. È importante ripensare il funzionamento della città, creando spazi che restituiscano valore ai cittadini e alle relazioni, e farlo in sinergia con tutti i soggetti coinvolti».
La video intervista a Stefano Giovenali
I panel tematici
I focus della giornata, come anticipato sono stati affrontati nell’ambito di quattro diversi tavoli di discussione tematici: dalla rigenerazione urbana a intelligenza artificiale e digital twin per l’edilizia del futuro, dalla sostenibilità urbana alla riqualificazione energetica, tra risparmio, comfort e sicurezza, con attenzione specifica al patrimonio scolastico.
Al panel che ha messo al centro la trasformazione delle città, in chiave rigenerazione, analizzando anche le opportunità offerte dai provvedimenti in corso e le criticità normative, sono intervenuti – dialogando su «regole e opportunità per nuovi scenari urbani», Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia; Federico Filippo Oriana, presidente Aspesi; Marco Bettiol, segretario nazionale Fiaip; e Lorenzo Busnengo, vicepresidente Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia.
«La rigenerazione urbana è un tema centrale per le nostre città – ha rimarcato Busnengo – e va intesa nella sua accezione più ampia, come processo di riqualificazione e trasformazione che tocca non solo gli edifici ma anche la qualità della vita urbana, la socialità e i legami tra le persone. Rigenerare significa restituire vitalità ai quartieri, siano essi periferici o semicentrali, riportando valore agli spazi pubblici e di relazione, affinché l’architettura torni ad essere riconoscibile e diventi motore di una nuova forma di convivenza civile». Anche il rinnovo puntuale del patrimonio edilizio, ha aggiunto il vicepresidente OAR, è parte integrante di questa visione: «Intervenire sugli edifici degradati significa migliorare la sicurezza e la funzionalità dei luoghi, prevenendo il degrado urbano e sociale. Tuttavia, tutto questo è possibile solo se il quadro normativo lo consente. Oggi, purtroppo, ci confrontiamo con un sistema di regole troppo complesso e frammentato, che rende difficile tradurre in realtà le volontà politiche e le buone intenzioni a livello nazionale, regionale e comunale. Come architetti chiediamo poche norme, ma chiare e applicabili, in modo che tutti i professionisti possano operare con equità e trasparenza, mettendo le proprie competenze al servizio del bene della città».
La video riflessione di Lorenzo Busnengo
A condividere le tematiche al centro dell’attenzione anche il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, che fa riferimento anche ai testi normativi in discussione su cui si concentrano le aspettative del settore.
Qui la video pillola di Giorgio Spaziani Testa
«Sostenibilità urbana: fare sistema per una filiera che tutela il patrimonio pubblico e privato» è stato il titolo del panel che ha aperto la giornata e al quale ha partecipato anche il presidente OAR, Christian Rocchi, insieme a Stefano Aragona, delegato Inu Lazio alla Consulta Smart City Lab di Roma, Luca Berardo, presidente Sercomated e Assoposa; e Gianni Terenzi, architetto e esperto bio architettura. Il confronto ha evidenziato, tra l’altro (si vedano anche le riflessioni di Rocchi riportate sopra) l’importanza di un approccio interdisciplinare e della collaborazione tra pubblico e privato per sviluppare una filiera coesa e virtuosa.
Qui la video riflessione di Gianni Terenzi
Le strategie di efficientamento e l’adeguamento del patrimonio scolastico italiano – una tipologia di immobili che necessita di una profonda rigenerazione per garantire comfort, sostenibilità e resilienza – sono state alcune delle tematiche al centro del tavolo che si è concentrato su «risparmio, comfort e sicurezza». Sono intervenuti l’architetto Fabrizio Forniti; l’architetto PhD e segretario Assoradon, Rosaria Ippolito; Antonino Lo Burgio, componente del gruppo di lavoro finalizzato a favorire l’utilizzo del partenariato pubblico privato come strumento per la realizzazione di interventi edilizi nel settore scolastico; Marco Mari, esperto in sostenibilità; Floriana Tomassetti, presidente Esosfera Servizi; e Marco Vinci, geologo esperto di Idrogeologia applicata e di geotermia. A confronto esperienze e progetti concreti su riqualificazione energetica e partenariato pubblico-privato nel settore scolastico.
Le video interviste a Fabrizio Forniti e Rosaria Ippolito
Il quarto e ultimo panel ha esplorato le nuove frontiere dell’edilizia digitale, dall’integrazione di intelligenza artificiale, Bim, digital twin nei processi costruttivi alla prefabbricazione e alla costruzione off-site. Ampio lo spettro dei relatori con Michele Franzese, founder Rome Future Week; Angelo Deiana, presidente Osservatorio Italiano per l’Ai dell’Enia; Sergio Bellucci, professore e direttore accademico della sede italiana dell’Università per la Pace dell’Onu; Valerio Mancini, professore e director della Rome Business School Divulgative Research; e Claudia Ricciardi, architetto, delegata Casa dell’Architettura.
Il video di Angelo Deiana
Claudia Ricciardi ha invece offerto un punto di vista specifico con una riflessione sull’impatto fisico dell’Ai «L’intelligenza artificiale e il cloud non sono immateriali – ha ricordato –: i dati hanno una casa fisica, i data center, che occupano spazio e consumano energia. È importante, dunque, comprendere che l’universo digitale ha un impatto concreto sul territorio e sulla sostenibilità ambientale delle nostre città. Parlare di innovazione, quindi, significa anche riflettere su come le infrastrutture tecnologiche si integrano con lo spazio urbano, quali risorse consumano e come possiamo progettare un equilibrio tra progresso e responsabilità ambientale. Solo riconoscendo la consistenza materiale del digitale possiamo immaginare un futuro urbano davvero sostenibile».

Video interviste di Francesco Nariello
(FN)