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Architettura
12 Maggio 2020

Post Covid19. Serena Chiarelli (Brindisi): «Rispondere a nuove esigenze di modelli abitativi»

di Redazione OAR

Puntare sulle competenze professionali e sulla qualità progettuale con una strategia chiara e condivisa. È questa la missione da compiere da parte degli Ordini allo scopo di potenziare e valorizzare il ruolo della professione non solo nel breve ma anche nel lungo periodo, mettendo in luce la capacità degli architetti di interpretare la richiesta di cambiamento imposta dallo stato di emergenza connesso alla pandemia da Covid19. A dirlo è Serena Chiarelli, presidente dell’Ordine degli Architetti di Brindisi, partecipando al ciclo di video-riflessioni sullo scenario del prossimo futuro avviato dal’OAR.

«In questi due mesi tutti ci siamo chiesti come cambierà la nostra professione e siamo giunti alla conclusione che la crisi sanitaria in atto porterà un profondo mutamento, sia del nostro modo di vivere gli spazi, che della nostra professione»: un cambiamento, però – osserva la presidente -, «che come professionisti, dobbiamo interpretare come un’opportunità per reinterpretare in maniera innovativa il nostro modo di progettare».

Nel futuro immediato, «la nostra professione sarà chiamata a mettere in campo tutto il suo sapere umanistico e tecnico per rispondere alle nuove esigenze di modelli abitativi – sottolinea Chiarelli -. Per poterlo fare, però, sarà necessario ripensare, da subito, il nostro approccio alla progettazione, rendendola più attenta alla sostenibilità ambientale, alla riqualificazione del patrimonio esistente e alla vivibilità urbana. Temi in auge negli ultimi anni, ma che – di fatto – si sono un po’ svuotati di quelli che sono i loro contenuti essenziali».

Per l’architetto, «che da sempre genera nuovi modelli del vivere e che influenza la vita della collettività» – attraverso la progettazione urbanistica ed architettonica – si tratta di «riaffermare il proprio ruolo sociale, culturale e politico» attraverso lo strumento che meglio conosce: il progetto.

In un momento in cui le condizioni forzate di sperimentazione degli spazi hanno reso evidente la necessità di progetti di qualità «gli Ordini devono fare la loro parte», dice Chiarelli: «Il sistema ordinistico – aggiunge – deve promuovere e sostenere la qualità, abbandonando tutte le azioni non più strategiche e concentrando i propri sforzi nel definire iniziative autorevoli da sottoporre a governo e amministrazioni». Non solo per la ripartenza post Covid19, «ma per poter sostenere la professione nel lungo termine: ci sono tematiche ferme da tempo e che invece possono rappresentare una grande occasione». Una su tutte, conclude, «è quella delle competenze professionali, su cui gli Ordini devono adottare una strategia chiara, definire una visione condivisa della professione e accompagnarla con una azione politica incisiva».

(FN)

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