Non è (solo) una festa dell’architettura, ma un cantiere vivo di idee, incontri e visioni. Con il taglio del nastro alla Casa dell’Architettura, lo scorso 20 giugno, è partita la settima edizione del Festival dell’Architettura di Roma – FAR 25, organizzato dall’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia. Un inizio dal quale è subito emerso l’intento della manifestazione: mescolare linguaggi, aprire le porte, riscrivere il rapporto tra città e abitanti. In questa edizione, il festival si presenta ancora un a volta come una piattaforma aperta e dinamica che non si limita a celebrare l’architettura, ma la esplora come processo condiviso, come gesto quotidiano, come attivatore di comunità. Tra colazioni con gli architetti, itinerari urbani, mostre, installazioni e talk internazionali, FAR propone una nuova grammatica per leggere – e vivere – lo spazio urbano. L’obiettivo non è solo parlare di architettura, ma farla parlare: attraverso immagini, materiali, progetti e, soprattutto, relazioni. Fino al 25 giugno, Roma sarà il luogo dove l’architettura incontra la città reale, sperimenta nuovi formati, accende immaginari e mette al centro la trasformazione come pratica condivisa. E lo fa con uno sguardo ampio, inclusivo, che chiama a raccolta progettisti, cittadini e creativi, trasformando il “progetto” in esperienza urbana.
Opening FAR – 20 giugno
«Il ragionamento collettivo in cui crediamo – ha spiegato Alice Buzzone, consigliera OAR e direttrice di FAR, dando il via alla manifestazione – è che per ri-coinvolgere la città attraverso l’architettura servano nuovi dispositivi di comunicazione e, soprattutto, occasioni concrete. In questi anni di Festival abbiamo sperimentato sul campo un format che genera un coinvolgimento reale, soprattutto da parte della cittadinanza: questo è il nostro obiettivo. Inauguriamo la settima edizione di FAR all’insegna della collaborazione tra università, territorio, Comune di Roma, Ordine degli Architetti per dare il messaggio che serve coesione: se riusciamo a essere davvero uniti, la città tutta ne trae vantaggio. Ciascuno può fare tanto, ma il passo successivo deve essere costruire insieme». Il sogno, ha proseguito, «è che Roma possa avere un Festival dell’Architettura all’altezza delle grandi capitali europee: un appuntamento che coinvolga davvero tutta la città, portando ricadute economiche, culturali e sociali. In questi giorni, i nostri canali social – frequentati da architetti, ma anche da tanti non addetti ai lavori- hanno .registrato quasi 250.000 visualizzazioni: un risultato importante, che ci conferma quanto il Festival sia cresciuto gradualmente, anno dopo anno, grazie a lavoro in rete, fiducia accumulata, costruzione di relazioni».

Con il Festival – ha aggiunto Alessandro Panci, presidente OAR, «cerchiamo di portare le persone dentro i temi centrali dell’architettura e della trasformazione urbana. Dalla prima edizione, che si è svolta principalmente all’interno della Casa dell’Architettura – l’edificio che l’Ordine gestisce per conto del Comune di Roma – abbiamo cominciato ad aprirci alla città, spostandoci nelle piazze, negli snodi urbani, negli slarghi e nelle strade. Il nostro obiettivo è stato, fin da subito, far comprendere come anche quegli spazi potessero essere vissuti in modo diverso. Da lì, abbiamo ampliato ancora di più il nostro raggio d’azione, arrivando a coinvolgere anche l’area metropolitana e l’hinterland romano. Non si tratta solo di espandere il Festival in senso geografico: vogliamo che entri davvero nelle case delle persone, che diventi parte della loro quotidianità. Fare rete con le istituzioni e non solo – ha poi concluso Panci – «è essenziale: il dialogo con il Comune, i Municipi, le università e tutti gli altri interlocutori ci permette di essere presenti in modo capillare sul territorio, rispondendo meglio alle esigenze dei cittadini. Il Festival è anche un’occasione per ascoltarli e ricevere, attraverso il confronto diretto, informazioni e spunti che altrimenti non emergerebbero.
Ed è proprio sul consolidamento di un network stabile tra i soggetti istituzionali coinvolti con cui discutere, affrontare, programmare e costruire il futuro della città e delle trasformazioni sul territorio urbano che si è incentrata la prima tavola rotonda del Festival alla quale hanno partecipato, tra gli altri, Maurizio Veloccia, assessore all’Urbanistica Roma Capitale, Orazio Carpenzano, preside Sapienza Università di Roma e Lorenzo Dall’Olio, docente dell’Università Roma Tre.
Qui un brano dell’intervento di Maurizio Veloccia
E le riflessioni di Orazio Carpenzano e Lorenzo Dall’Olio
Trasformare il territorio attraverso l’architettura – uno dei fil rouge del Festival – è stato l’altro tema al centro della giornata inaugurale con il focus sui concorsi di progettazione, «come leva di bellezza e qualità». Presenti i progettisti vincitori – a in alcuni casi anche i Rup – di quattro concorsi realizzati su Roma e pubblicati e gestiti sulla CAN – Competition Architecture Network, la piattaforma telematica dedicata ideata e messa a disposizione dall’Ordine degli Architetti di Roma. Ad animare e moderare la riflessione è stata Claudia Ricciardi, consigliera OAR con delega ai concorsi di progettazione che ha auspicato, ancora una volta, come questa procedura possa diventare uno strumento sempre più utilizzato e sempre più orizzontale per una qualità diffusa sul territorio urbano». I concorsi al centro del confronto – ha poi osservato – «rappresentano un campione particolarmente significativo proprio perché eterogeneo per dimensioni, tipologia, importi, tipo di enti appaltanti». I progettisti che hanno partecipato – e i concorsi che hanno vinto – sono i seguenti: Giorgio Scarchilli, Studio OSA – Nuovo Mercato San Giovanni di Dio; Andrea Debilio, ADAT Studio – Museo della Scienza; Francesco Leoni, expandstudio – Piazza Cairoli a Velletri; Raffaele Sarubbo, Studio for Cosmopolitical Models – Sala Prove Teatro dell’Opera.
Qui le video riflessioni di Claudia Ricciardi e di tutti i progettisti intervenuti
La giornata inaugurale si è chiusa con un aperitivo nel giardino della Casa dell’architettura con un Dj set a cura di Mala Movida
FAR – Passato – La prima giornata – 21 giugno
La settima edizione di FAR dedica i primi tre giorni a una scansione spazio-temporale di Roma – tra passato, presente e futuro -, un viaggio «per riflettere sulle trasformazioni che la Capitale sta affrontando attraverso temi e progetti». La mattina della prima giornata ha proposto una riflessione collettiva – Past Intinerari – sulle radici urbane e culturali della città, partendo da due luoghi emblematici: l’Appia Antica e via del Pellegrino. Un viaggio «da fermi» che ha unito archeologia e rigenerazione urbana, storie stratificate e nuove visioni, grazie agli interventi di Amedeo Ciaccheri, presidente Municipio Roma VIII, Simone Quilici, direttore Parco Archeologico dell’Appia Antica e Alessandra Sermoneta, vicepresidente Municipio I, ma anche Federico Mondello, presidente Rete d’imprese di via del Pellegrino.
Le riflessioni di Amedeo Ciaccheri
L’intervista a Simone Quilici
Il video con Alessandra Sermoneta
Il primo spazio del pomeriggio è stato dedicato al design con Match, Design!, talk tra critici e progettisti sui temi della materia e dell’abitare – a cura di Paolo Casicci e Alessandro Gorla, in dialogo con le aziende Abitzai e Misha.
La tavola rotonda che ha caratterizzato il programma pomeridiano per il tema FAR Passato – moderata da Marco Maria Sambo, segretario OAR e direttore AR Magazine – ha riguardato i Maestri del ‘900, e le loro eredità «che appartengono al nostro futuro». A raccontare figure ancora oggi fondamentali per comprendere l’identità architettonica italiana sono stati: Sergio Bianchi su Luigi Pellegrin; Maria Miano su Sara Rossi; Marilena Ramadori su Eugenio Montuori; Erilde Terenzoni su Enrico Del Debbio; e Marco Maria Sambo su Luigi Moretti.
Qui il video con alcune delle riflessioni dei relatori intervenuti, che mettono in luce la contemporaneità delle idee e delle visioni dei grandi architetti del ‘900
VIDEO in fase di caricamento
Dopo la sezione PODCAST | social: FAR selection, in cui Maria Chiara Virgili ha messo in scena una puntata del suo podcast dedicata a Bruno Morassutti, a completare la giornata è stata la lecture di Amelia Tavella, architetta francese, originaria della Corsica, che ha raccontato la sua pratica progettuale, a partire – tra l’altro – dal famoso progetto del Convento di Saint-François. A seguire una breve video intervista a Tavella, in cui risponde a una domanda sul suo approccio alla progettazione tra passato e presente, e al modo di integrare la storia e il contesto culturale di un luogo nei suoi progetti.
La video intervista ad Amelia Tavella
La prima giornata di FAR 25 si è chiusa con l’appuntamento con FAR Film, con la proiezione della pellicola «Mies Van Der Rohe: le linee della vita» e la riflessione – con Lorenza Fruci, giornalista; Emanuele Montelione, avvocato cassazionista; Marco Maria Sambo, segretario OAR e direttore AR Magazine; modera da Monica Scanu, architetto – sulla figura di uno dei più grandi architetti del ’900, ma si riporterà anche il dibattito al tema del diritto d’autore e del rapporto tra uomo e donna nella pratica architettonica. (FN)
Video interviste di Francesco Nariello – Montaggio e post produzione Giuseppe Felici
Fotografie del 20/06/2025 di Daniele Raffaelli
Fotografie del 21/06/2025 di Edoardo Novelli
Fotografie Amelia Tavella e FAR FILM di Francesco Nariello