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Pianificazione
29 Giugno 2025

Una visione organica per la ricostruzione: da Amatrice riflessioni sul contributo di tecnici e amministratori al progetto di qualità

La necessità di coordinare gli interventi, sia dal punto di vista della gestione sia per quanto attiene alla fisionomia dei luoghi, è una delle urgenze emerse dall’incontro con cui gli Ordini degli Architetti di Rieti e di Roma hanno voluto evidenziare i rischi di una forzata riedificazione del preesistente.

La difficoltà di costruire secondo principi di qualità architettonica in aree rase al suolo da calamità naturali deriva non solo da fattori legati alla burocrazia, ma anche da una progettazione frammentata, in cui il criterio del ripristino delle condizioni precedenti al disastro – che espone anche al rischio del falso storico – appanna l’analisi preliminare al piano di ricostruzione, riducendo l’attenzione verso elementi cruciali quali sottoservizi e infrastrutture viarie: il convegno “La qualità del progetto nella ricostruzione” organizzato ad Amatrice (Auditorium Monti Della Laga, 27 giugno 2025) da Ordine degli Architetti (OAPPC) della provincia di Rieti e Ordine degli Architetti di Roma e provincia (OAR) ha individuato le principali criticità del ripristino di centri urbani distrutti, sulla base del processo in atto da nove anni nella cittadina colpita a morte dal sisma del 2016, riportando i fatti locali nel contesto generale della pianificazione e mettendoli in relazione con esempi virtuosi potenzialmente replicabili. Al di là delle specificità territoriali, il caso di Amatrice si presta come caso di studio per la ricostruzione e per la progettazione urbana in generale, visto che, nei fatti, si tratta della costruzione ex novo di una città.  

Gli Ordini degli Architetti fanno rete per il territorio

Fabrizio Miluzzo, Presidente OAPPC della provincia di Rieti, ha accolto i relatori ricordando l’impegno costante degli architetti sul territorio di Amatrice: “Ci ritroviamo abitualmente in questa sala con cadenza annuale per fare il punto sulla ricostruzione, per mettere a fuoco le problematiche che ci raccontano tutti i giorni i nostri colleghi. Quest’anno lo abbiamo fatto unendo le forze tra Ordine degli Architetti di Rieti, che è l’Ordine di competenza, e l’Ordine degli Architetti di Roma. Proviamo a farci raccontare dalla politica e dagli uffici tecnici che sono in prima linea, in trincea, se avvertono le stesse sensazioni e le stesse problematiche che avvertiamo noi dall’altra parte della scrivania, e poi proviamo a mettere a fuoco una problematica che è quella della qualità della ricostruzione, della qualità del progetto, misurandoci e confrontandoci su un tema molto delicato che sta a cuore a tutti e che rappresenta a tutti gli effetti una assicurazione per garantire una ricostruzione che sia valida. Trovare gli strumenti e le regole giuste non è facile: c’è bisogno di una riflessione collegiale”.

“Non è la prima volta che siamo qui ad Amatrice. Collaborare fra Ordini professionali, fare rete non è mai una scelta di secondo piano, anzi rappresenta la priorità che ci siamo dati in questi anni per cercare di mettere insieme le capacità di ciascuno di noi sui temi che condividiamo e nelle occasioni in cui possiamo essere di aiuto uno con l’altro”, ha sottolineato Alessandro Panci, Presidente OAR, salutando la platea del convegno. “Fare rete significa coinvolgere anche le comunità locali, quindi stare qui con i Sindaci, con chi rappresenta la Chiesa, che sappiamo essere un riferimento importante soprattutto nelle realtà più raccolte, dove si vive molto di più la comunità, lo stare insieme (…). E ovviamente per arrivare a compiere un percorso di qualità è necessario individuare anche un metodo, compiere delle scelte, definire dei processi (…). Spero che, attraverso la collaborazione con l’Ordine di Rieti si creino tutte le condizioni per poter mettere in campo le nostre professionalità e fornirle a voi che conoscete bene il territorio, lo affrontate tutti i giorni e insieme siete in grado di trovare il metodo con cui sviluppare strategie non solo di ricostruzione, ma proprio di comprensione e valorizzazione di questi territori”, ha quindi concluso Panci.

PSR e insidie del “dov’era, com’era”

Per la zona in cui sorgeva il centro storico e per ognuno degli ambiti omogenei nei quali è stato ripartito il territorio, il Comune di Amatrice si è dotato di Programmi Straordinari di Ricostruzione (PSR), adottando lo strumento introdotto dal Commissario Straordinario Ricostruzione Sisma 2016 per consentire ai comuni compresi nel “cratere” del terremoto, ovvero la zona colpita dalle scosse che nel Lazio include anche Accumoli, di formulare linee di indirizzo per gli interventi su edilizia pubblica e privata, anche tramite il confronto con la cittadinanza – il prossimo 18 luglio la versione più aggiornata del PSR di Amatrice sarà presentata nel corso di una udienza pubblica  presso l’Auditorium Monti della Laga. Il principio che si è scelto di seguire nell’approccio al tessuto azzerato dagli effetti del sisma è quello della riproduzione di ogni edificio nel luogo in cui sorgeva fino al 24 agosto 2016, e con le medesime caratteristiche morfologiche e destinazioni d’uso – “dov’era, com’era”. Una tale impostazione, giustificata nel caso di monumenti e spazi condivisi dalla collettività da valutazioni di carattere sociologico, prima ancora che architettonico, si scontra con la logica quando l’oggetto degli interventi sono costruzioni (o ex costruzioni) private,  innanzitutto perché non sempre ad Amatrice è possibile risalire alle aree di sedime originarie e alle ripartizioni di proprietà, a causa della perdita dell’archivio; in secondo luogo, perché la presenza in origine di superfetazioni e innesti abusivi, anche questi difficili da distinguere in assenza di documentazione, non può essere accettata come preesistenza da ripristinare; infine, perché il progressivo spopolamento, iniziato già prima del terremoto, ha prodotto una situazione che non giustifica la prevalente destinazione abitativa.  

Guido Castelli, Commissario Straordinario del Governo per la riparazione e la ricostruzione sisma 2016, ha dichiarato: “In un territorio caratterizzato da accentuate fragilità come l’Appennino centrale, la qualità della ricostruzione è una priorità assoluta, che si deve fondare sui principi di sicurezza e sostenibilità. Per realizzare questo obiettivo abbiamo scelto di andare oltre il vecchio principio del ‘com’era, dov’era’, adottando  quello del ‘ricostruire innovando e innovare ricostruendo‘. Il più grande cantiere d’Europa è così diventato un laboratorio di buone pratiche nel quale applichiamo le migliori tecniche di ingegneria sismica. Progetti innovativi e ambiziosi come quelli Castelluccio di Norcia e del centro storico di Arquata del Tronto testimoniano l’attenzione dedicata alla rinascita  e alla rigenerazione dei nostri borghi”.

Come ha puntualizzato Christian Rocchi, co-fondatore CHVL Associati, “Una visione per la città la si deve avere a maggior ragione quando ci si approccia a un evento così complicato come la ricostruzione quasi intera di una città, che richiede un ragionamento più complesso. In questo caso il progetto di qualità è necessario, chiaramente, ma deve avere spinte diverse, che non sono soltanto quelle architettoniche, perché l’architettura è uno strumento con il quale si può pensare di costruire una visione, ma la visione ci deve essere, e va realizzata non soltanto con gli architetti, ma soprattutto con la popolazione, con i sociologi. Bisogna capire che tipo di spinte ci sono, non soltanto abitative, infrastrutturali: la città è un sistema complesso e non si può pensare di progettarla soltanto parzialmente. Va delineato un disegno complessivo di città, cercando di capire che tipo di economia debba avere (…) e perché i cittadini dovranno continuare ad abitarla (…)”.

L’opportunità di delineare il futuro volto di Amatrice

Anche la progettazione di ripristino che interessa i luoghi in cui sorgevano le emergenze monumentali presenta difficoltà pratiche e allo stesso tempo “semantiche”: nel caso delle piazze, per esempio, gli architetti sono chiamati a immaginare “spazi vuoti” nel “vuoto”, con riferimenti non più visibili da recuperare tramite approfondite ricerche storiche e iconografiche, e cambi imposti da esigenze connesse alla posa degli impianti e all’adeguamento delle opere di urbanizzazione. L’opzione “dov’era, com’era”, scelta per evitare i tempi lunghi dei concorsi e assicurare una ricostruzione più rapida, rischia di rallentare ulteriormente la rinascita di Amatrice – e in parte l’ha già fatto – in quanto implica un serrato dialogo con la burocrazia, che tende ad arenarsi o per l’imperizia dei tecnici oppure per l’impossibilità di svolgere tutte le verifiche richieste da parte degli uffici preposti. Se i progetti presentati nell’ambito del PSR non sempre sono documentati in modo adeguato, gli amministratori locali d’altra parte lamentano il continuo turn over negli organici interni.

Dobbiamo chiederci se vogliamo migliorare la qualità architettonica e urbanistica, per immaginare che cosa diventerà la città da qui a vent’anni”, avverte Tiziana Del Roio, Responsabile Settore 11 Comune di Amatrice Edilizia, Urbanistica e Ricostruzione Privata, “oppure insistere su questo tema ‘dov’era, com’era’, che è un mantra ideologico più che un modo di velocizzare la ricostruzione. Noi abbiamo l’80% della ricostruzione che è privata. Quindi saranno quegli edifici privati che daranno poi alla città l’immagine del futuro (…). Con quali risultati? Intanto abbiamo un’edilizia, una tecnica costruttiva completamente diversa; non abbiamo più quegli edifici in muratura – tant’è che adesso la ricostruzione è quasi tutta in cemento armato, per cui dobbiamo prendere atto che non c’è più l’edilizia storica. Ha senso ancora parlare di centro storico, oppure stiamo riproducendo il centro storico? (…). E queste nuove costruzioni comportano adeguamenti strutturali, adeguamenti igienico-sanitari, adeguamenti sull’efficientamento energetico, sono possibili frazionamenti: tutto questo porta a un edificio che comunque è anomalo, ma di fatto rientra all’interno degli adeguamenti che possono essere asseverati come conformi. Abbiamo quindi un’architettura completamente diversa, che però è conforme all’originario”.

Competizioni per la qualità e false partenze

Dopo gli esiti dei tre concorsi di progettazione “finalizzati alla nuova realizzazione di edifici pubblici a vocazione culturale e alla riqualificazione di spazi pubblici all’interno del tessuto urbano” (ideeperamatrice.it), organizzati con il supporto della Fondazione MAXXI, che non hanno prodotto i risultati attesi sulla ricostruzione di Amatrice, si è preferito procedere per interventi puntuali senza dare il via a ulteriori competizioni tra architetti. Per vigilare sulle modalità di applicazione del PSR e delle sue indicazioni, “considerata la necessità di garantire una uniforme e chiara leggibilità tipologica ed architettonica all’interno del centro storico del comune di Amatrice”, nel 2023 il Commissario Straordinario per la ricostruzione ha decretato la costituzione del Presidio di Qualità della Ricostruzione, già previsto dall’Ordinanza speciale n. 42 del 31 dicembre 2022 (art. 8). Composto dal Sub Commissario alla Ricostruzione, dal Sindaco di Amatrice e, tra gli altri, dal Direttore dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione della Regione Lazio, il Presidio di Qualità si è dimostrato poco incisivo nell’ambito degli interventi a causa del carattere non vincolante delle sue decisioni e per lo spostamento fuori dal territorio locale di fasi importanti del suo processo di gestione.

Ha rimarcato Lorenzo Busnengo, Consigliere OAR delegato per i rapporti con la Pubblica Amministrazione: “Il ricostruire ‘dov’era e com’era’ penso sia una scelta, almeno per gli architetti, fuori dal tempo. La soluzione per realizzare un intervento di qualità non è il falso storico: si possono imporre delle regole – allineamenti principali delle facciate, elementi architettonici che diventano vincolanti – ma poi l’architetto deve fare l’architetto, e progettare anche attualizzando elementi storici e storicizzati (…). Gli architetti sono tutti uguali, quelli che lavorano nella pubblica amministrazione e quelli che fanno i liberi professionisti: più le norme sono chiare e più c’è un confronto preliminare alla progettazione (…).  Voi sapete che a Roma esiste un Comitato per la Qualità Urbana ed Edilizia (…), quindi con una competenza multidisciplinare. Questo organismo ha parere consultivo e si esprime secondo alcune linee guida codificate all’interno di alcuni documenti pubblicati sul sito (…). Io posso anche fare un intervento in contrapposizione al tessuto storico, perché non me lo vieta il Co.Q.U.E., però mi chiede di argomentarlo”. “Io però devo fare una difesa del concorso di progettazione”, ha aggiunto Busnengo: “il concorso di progettazione è lo strumento migliore in termini di democraticità e in termini di qualità architettonica. Se però il documento iniziale è sbagliato, se è sbagliata la domanda, possono esserci le risposte più varie e incontrollate”.

Per saperne di più:

https://www.architettiroma.it/notizie/pianificazione/la-qualita-nel-progetto-di-ricostruzione-convegno-ad-amatrice/

Immagine in evidenza e foto: Giulia Villani

Visita alla Frazione di Capricchia Foto: Giulia Villani

di Francesca Bizzarro

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