50 ANNI DI PROFESSIONE

Bilò Massimo
Bilò Massimo
Massimo Bilò

Massimo Bilò nasce ad Ancona il 23 settembre 1935, si laurea in Architettura a Roma, consegue l’abilitazione ed è iscritto all’Albo dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia dal 1963 con la matricola n. 1552.

Dal 1964 lavora presso l’ISES (Istituto per lo Sviluppo dell’Edilizia Sociale), struttura del parastato, come progettista di scuole, piani urbanistici di vario livello e complessi residenziali.
L’ISES, del quale si è purtroppo persa memoria, è stato nel suo genere una realtà unica in Italia per la capacità di coniugare, in ogni impegno operativo, aspetti tecnici, economici e socio-antropologici secondo principi di ispirazione olivettiana, di apertura verso le novità. Qui il neo architetto arricchisce il suo bagaglio culturale assumendo una visione multidisciplinare teorico-pratica e un’attitudine alla ricerca, alla sperimentazione, all’ascolto che non abbandonerà più. La prima occasione in tal senso è fornita da un progetto insediativo intitolato Studio sulle propensioni sociali in materia di edilizia abitativa a Vibo Valentia nell’epoca della transizione al quale, per l’elaborazione di dati, partecipa l’IRMOU (Istituto per la Ricerca Matematica e Operativa applicata all’Urbanistica) di Luigi Moretti.
Nel 1965 ottiene dall’ISES il permesso di svolgere attività didattiche nella Facoltà di Architettura di Roma, dove inizia come assistente volontario nel corso tenuto dal prof. Carlo Chiarini. Qui stabilisce saldi rapporti con gli altri assistenti, con alcuni dei quali partecipa a vari concorsi, ottenendo risultati lusinghieri, come per i nuovi centri parrocchiali a Roma, il prototipo di Motel Agip, una piazza ad Ancona, la sistemazione dell’area ex Lanificio Lanerossi a Schio (Vicenza) ed altri.
In questo periodo l’architettura è fortemente attratta dalla linguistica strutturale e il corso di Chiarini ne è permeato. Da qui parte il suo l’interesse per il linguaggio architettonico, per lo studio della forma e dei percorsi compositivi, che nel 1998 costituiscono gli argomenti del suo libro Formatività e Architettura: dissoluzione e permanenze della regola classica, ispirato criticamente all’estetica di Luigi Pareyson, filosofo il cui pensiero non è stato ancora sufficientemente esplorato. Su tali interessi sono basate le ricerche che trovano esito nelle opere realizzate dal 1965 al 1974, in una breve stagione di attività professionale, che termina per il passaggio ad altra struttura pubblica. Una stagione breve, ma intensa e felice, durante la quale realizza tra l’altro: varie ville; un gruppo di case a schiera e la Chiesa di S. Paolo in Vallemiano (Ancona) con Giorgio Santoro; un grande complesso di edilizia residenziale convenzionata a Villa San Giovanni (Reggio Calabria) con Maurizio Gizzi; un edificio di abitazioni e negozi a Montefano (Macerata).
Negli stessi anni per l’ISES progetta 12 scuole, 24 alloggi ad Avezzano (L’Aquila), un nucleo residenziale di 143 vani ad Ascoli Piceno, una unità residenziale orizzontale di 70 alloggi a Catania, una conurbazione di quattro Comuni nella Sicilia del terremoto. In gruppi interdisciplinari, elabora: gli studi propedeutici al PRG di Vibo Valentia nell’epoca della transizione; un Piano di servizi per il rilancio economico e sociale del comprensorio di Ozieri (Sassari); il PTC della Sicilia Occidentale (Palermo, Trapani, Agrigento) ed altro ancora.

Quando nel 1975 l’ISES è soppresso (per esiziali conflitti politici), si trasferisce al CER (Comitato per l’Edilizia Residenziale), istituito presso il Ministero dei Lavori Pubblici, dove dirige sino al 1989 l’Ufficio Normativa Tecnica e Ricerca Teorica e coordina importanti programmi di studio svolti da Regioni, Comuni ed Università su finanziamenti del CER, per una riforma normativa basata sui requisiti prestazionali e l’approfondimento delle problematiche inerenti il recupero edilizio su base tipologica. Due sono i risultati di questa sua attività al CER: il primo consiste nella Bozza di Indirizzi e Linee Orientative per la progettazione ed il controllo di qualità dell’edilizia residenziale sovvenzionata, assunta come riferimento da molte Amministrazioni Locali; il secondo è il libro Tipo e Forma nell’Architettura: il fondamento normativo del progetto (1989), uno studio monografico sull’approccio tipologico, rivisitato più volte dall’autore in alcune pubblicazioni successive.

Nel 1989 transita al Nucleo di Valutazione degli Investimenti Pubblici, organo del Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica. In quella sede, l’attività professionalmente più interessante inizia con l’emanazione della Legge Donat-Cattin per l’ammodernamento dell’edilizia ospedaliera. In tale occasione gli appare chiara l’incongruenza dei criteri di valutazione in uso presso il Nucleo, in quanto riferiti ai soli dati economico-finanziari e a parametri astratti, che non tengono in alcun conto gli esiti fisici desumibili dalle documentazioni tecniche, presentate per l’accesso al finanziamento. Propone quindi nuovi criteri di esame che, apprezzati dai colleghi valutatori, entrano a far parte delle tecniche di indagine del Nucleo. Si evita così, ad esempio, la realizzazione di un ospedale in un’ansa golenale dell’Arno, sottoposta a frequenti esondazioni: il progetto ed il piano finanziario saranno infatti adeguatamente rimodellati.

Nel periodo 1995-99, su Decreto del Presidente della Repubblica Ciampi, entra a far parte della Cabina di Regia Nazionale, organo finalizzato ad incentivare l’utilizzazione dei finanziamenti europei. Qui il suo contributo più interessante riguarda lo studio con il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) per l’istituzione di uno strumento tecnico-amministrativo assimilabile a un Catasto Dinamico delle Opere Pubbliche che, basato su un codice multifunzione, con varie modifiche, è ancora in uso.

Lungo questa peregrinazione tra varie Amministrazioni non abbandona mai i suoi studi prediletti sulla composizione architettonica, che dalle esperienze fatte in quelle sedi, traggono non pochi giovamenti in termini di concretezza e fattibilità. Ma, soprattutto, non abbandona i suoi rapporti con la didattica universitaria che esercita a Roma, Pescara, L’Aquila, Ascoli Piceno e Napoli, sedi con le quali stipula, tra il 1983 e il 2011, ben 23 contratti di professore incaricato. Da tale attività derivano altri quattro libri, adottati anche come testi di riferimento nei vari corsi; l’ultimo dei quali, intitolato L’Architettura tra interpretazione e progetto (2012), rappresenta il bilancio di una lunga e articolata riflessione durata poco meno di mezzo secolo.

Per queste pubblicazioni molta influenza hanno anche le esperienze di collaudatore di grandi opere, come la costruzione di 2000 nuovi alloggi con tecnologie varie, opere pubbliche e infrastrutture nella Napoli del terremoto o come la realizzazione della tratta ferroviaria dell’Alta Velocità Roma – Napoli. Ma altre esperienze sono anch’esse particolarmente formative; ad esempio il ruolo di coordinatore scientifico della rivista di architettura ed urbanistica Edilizia Popolare (1989-96), che gli consente di misurare il proprio pensiero con quello di molti studiosi; ancora, ruoli di diversa natura nell’In/Arch, Istituto Nazionale di Architettura, la Presidenza dell’Associazione Europan Italia con continui confronti internazionali.

Infine, l’esperienza di Consigliere e poi Presidente dell’Ordine di Roma accentua la sua innata attenzione agli aspetti realizzativi e professionali. Il risultato più rimarchevole della sua Presidenza è consistito nell’affondamento del mai abbastanza vituperato Decreto Karrer che nelle procedure pubbliche di affidamento della progettazione estrometteva, di fatto, gli architetti per favorire le Società d’ingegneria.

L’archivio è conservato presso lo Studio dell’architetto (via Ufente 14, Roma), che ne è il referente.

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