50 ANNI DI PROFESSIONE

Pagani Adriano
Pagani Adriano
Pagani Adriano

Adriano Pagani nasce a Roma il 10 maggio 1935. Conseguita la laurea in Architettura presso la “Sapienza” Università di Roma e l’abilitazione all’esercizio della professione nel 1961, si iscrive all’Albo dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia nel 1962 con la matricola n. 1419 e inizia la propria attività professionale a Roma, dove tutt’ora opera.

Nel 1963 costituisce, insieme agli architetti Franco Calzecchi Onesti e Paolo Via, lo Studio Associato CPV, nell’ambito del quale partecipa a vari progetti, sia pubblici che privati, mettendo a punto la metodologia della progettazione integrale e coordinata, anche con la collaborazione di vari professionisti esterni, specialisti nei settori delle strutture, degli impianti, della sicurezza e della gestione finanziaria.

Nel 1975, insieme ai due colleghi associati e a quattro ingegneri, che collaborano con lo Studio CPV da oltre 10 anni, fonda la Società di servizi tecnici ITALPLAN CONSULTING ENGINEERS Srl. Per tale Società lavora fino all’anno di scioglimento (2002), partecipando a numerosi progetti sia in Italia che all’Estero, per alcuni dei quali cura personalmente la direzione dei lavori.

Dal 2002 svolge l’attività professionale in proprio, nello Studio di via di Villa Sacchetti 27, già sede dell’ITALPLAN, che condivide con il figlio Fabio.

Convinto della grande importanza della ricerca tecnica e culturale nei confronti di un servizio professionale adeguato alle sfide del boom economico ed immobiliare nell’Italia di quegli anni, svolge, dall’inizio e fino al 1980, parallelamente alla libera professione, una consistente attività di ricerca e docenza nell’ambito dei corsi del prof. Giulio Roisecco presso la Facoltà di Architettura di Roma. In particolare, è assistente volontario presso la Cattedra di Elementi di Composizione B, dal 1966 al 1969, Elementi di Composizione C, dal 1970 al 1975, e quindi contrattista presso l’Istituto di Metodologia Architettonica, dal 1976 a 1980. Partecipa così al dibattito architettonico in corso, cercando di arricchire gli aspetti astratti e puramente funzionali del Modernismo ed integrandoli con la realtà culturale Italiana.

Dal 1966 al 1970 si impegna, inoltre, nella formazione dei giovani architetti sulle tematiche della professione e della direzione lavori, in seno all’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia, dove, eletto Consigliere, svolge la funzione di Segretario per il biennio 1968-70. Collabora anche alla redazione del Bollettino AR.

L’attività di studio e ricerca si concretizza attraverso la partecipazione a concorsi di progettazione, a pubblicazioni, a convegni e conferenze con funzione di relatore e coordinatore di dibattiti, e a seminari in qualità di docente.
Sono da ricordare tra tali esperienze: la prolusione introduttiva e il coordinamento del dibattito, in cinque conferenze dal titolo Incontri sulle nuove tecniche applicative del cemento: calcestruzzi leggeri strutturali e calcestruzzi a faccia vista, organizzate dal CIE (Centro Italiano per l’Edilizia) e dall’ANIAI (Associazioni Nazionale Italiana Architetti e Ingegneri) tra il 1971 ed 1972 a Roma, Milano, Venezia, Bari e Napoli; il ciclo di seminari dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia nel 1972-73 sui problemi connessi all’esercizio della professione; la relazione introduttiva e il coordinamento del dibattito nei “Lunedì dell’architettura”, organizzati dall’IN/ARCH (Istituto Nazionale di Architettura) nel 1974 con la presentazione del documentario La Città Nuova; la prelazione ufficiale dal titolo Gli impianti automatici per il controllo degli autoveicoli: implicazioni urbanistiche della dislocazione e caratteristiche funzionali ed architettoniche nella Conferenza Europea della CEE e della FJCEE, tenutasi a Roma nel 1974.

Dall’attività scientifica, in particolare, di docente di Composizione architettonica, matura progressivamente una propria personale concezione dell’organismo architettonico, quale espressione semiologica dello spazio urbano. Acquisisce, inoltre, la convinzione dell’importanza del progetto, non solo come strumento meramente operativo per la concreta realizzazione dell’opera, ma anche come veicolo di comunicazione semantica e storicizzata dell’idea creativa del progettista.
Tale ricerca si esprime sia negli aspetti distributivi e compositivi degli organismi a scala urbana sia nell’attenzione per lo sviluppo degli elementi costitutivi l’organismo architettonico che trovano, nei dettagli, il loro corrispettivo grafico e, nell’uomo, il primo fruitore.

In particolare si riscontra nelle sue opere una predilezione all’integrazione di forme neoplastiche e dinamiche, ottenibili grazie ad un uso aggiornato del cemento e dei calcestruzzi, su scala urbana ed umana. Esempi di tale ricerca si trovano, nel tempo, in molti suoi progetti, in grado diverso in relazione alle tipologie di intervento.
In particolare, nelle aggregazioni dinamiche degli edifici del Quartiere IACP di Pomezia (Roma), i corpi scala curvi scandiscono l’alternanza di edifici bassi con le torri a maggiore densità abitativa e i parapetti ad incastro che, caratterizzati da una leggera curvatura della superficie, separano gli spazi umani dal mondo delle auto.
Nel convitto della Scuola professionale Agraria di Stato a Cittaducale (Rieti), il cemento armato consente l’aggregazione dei volumi delle aule in aggetto verso l’esterno e in affaccio sul viale distributivo interno, imperniato sui corpi scala cilindrici di testata.
Nell’edificio, prima destinato ad uffici oggi ad albergo di piazza Cola di Rienzo a Roma, la progettazione dettagliata degli elementi prefabbricati in calcestruzzo permette la realizzazione e il movimento plastico delle fasce verticali che, scivolando sulla facciata, aprono spazi all’illuminazione interna e, nascondendo i pilastri, sostengono la grande piastra di copertura del terrazzo del piano attico, secondo un effetto di disarticolazione del complesso che ne permea la percezione.

Anche nella progettazione dei luoghi di lavoro cerca di coniugare la necessaria funzionalità razionale dell’organismo con elementi dinamici a scala umana, come avviene nel corpo scala della sede nazionale della Maggiore in via Tor Cervara a Roma, che si erge come un argine alla dinamica orizzontale dei nastri vetrati degli uffici.
Nell’edificio per uffici della Marenca Srl di via Casilina a Roma, le stesse dinamiche orizzontali delle vetrate a nastro diventano matrice compositiva, in grado di trasformare in facciata principale il fianco rivolto verso la circonvallazione orientale, producendo, sul fronte opposto, piccoli sfondamenti nella facciata cieca, sotto la quale trova spazio il giardino di cemento dell’ingresso agli uffici.

Il più recente progetto di Explora, il primo Museo dei Bambini italiano, si colloca, infine, nello stesso percorso compositivo: oltre al portale in cemento incastrato nella facciata vetrata, si notano anche i pilastri concavi in calcestruzzo armato. Tali pilastri, abbracciando quelli in ghisa della struttura Polonceau, che costituiva la pensilina al vecchio deposito Atac, li sgravano dai carichi impropri, derivanti dal nuovo edificio chiuso, contribuendo al movimento e al ritmo della facciata.

Per la coerenza con cui persegue la propria visione dell’architettura, può a ben vedere essere definito un cultore del progetto come strumento di integrazione e controllo, in grado di dare forma allo spazio dell’uomo.
In tal senso rientra la pronta adozione, tra i primi in Italia anche in ragione delle esigenze delle commesse internazionali, dei nuovi strumenti tecnici di progettazione CAD, che permettono anche la verifica degli obiettivi della ricerca formale, come accade nel progetto di ristrutturazione dell’Albergo Le Palme a S. Marinella (Roma), dove la modellazione tridimensionale verifica il rapporto formale tra le palme e il coronamento brise-soleil dell’edificio che il solo prospetto non rende.

L’archivio è conservato presso lo Studio dell’architetto (via di Villa Sacchetti 27, Roma), che ne è il referente.

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