50 ANNI DI PROFESSIONE

Lugini Domenico
Lugini Domenico

Domenico Lugini nasce a Rieti il 29 ottobre 1934.
Sin dai primi anni in Facoltà si interessa ai temi riguardanti l’approccio razionale alla progettazione. Prima della laurea, tra il ‘58 e il ’60, questa sua disposizione trova uno sbocco -molto importante- quando è cooptato nel gruppo di studenti che si riuniscono settimanalmente alla birreria Dreher attorno a Manfredo Tafuri.
Con lui si affronta lo studio dell’approccio alla forma, a partire dall’analisi approfondita dell’opera di architetti come Loos o Le Corbusier. In particolare l’architetto Lugini è interessato a rilevare la presenza di riferimenti all’accademia nella loro opera, come pure in quella di altri maestri dell’architettura moderna (si pensi agli architetti della Scuola di Chicago, oppure a Van de Velde, o a Perret). Nel ‘59 quando organizzano, in una Facoltà allora singolarmente distratta, una serie di uscite sui risultati del loro lavoro, Lugini elabora, con Massimo La Perna, un contributo sull’influenza dell’accademia nell’opera di Perret. Nel corso del dibattito successivo a quella comunicazione, sono redarguiti da Leonardo Benevolo, al tempo nettamente estraneo a queste problematiche.
Con il gruppo della Dreher avviano contatti anche con Saverio Muratori, proprio in quegli anni venuto da Venezia a tenere due corsi di Composizione Architettonica a Roma. Con lui il gruppo instaura un rapporto conflittuale, essendo fortemente interessato dai suoi contributi scientifici sulla storia della città ed apprezzando la sensibilità umana e la capacità di aggiornare e trasmettere alcuni concetti chiave di provenienza accademica. Il loro dissenso, oltre che nei confronti del rigido apparato didattico dei suoi corsi, è motivato dalla sua volontà di porsi come unico depositario di verità metastoriche e profeta di un nuovo “ritorno all’ordine”. A distanza di molti anni dalla forte contrapposizione vissuta in Facoltà tra lui e il gruppo, Lugini ritiene molto equilibrata la riconsiderazione, in qualche misura autocritica, della sua figura da parte di Tafuri nella sua Storia dell’Architettura Italiana 1944-1985 (Torino 1986).
Un influsso costante sul suo approccio all’architettura lo ha avuto comunque il concetto-chiave di organismo architettonico, inteso come risultato del coinvolgimento delle diverse componenti strutturali e formali di un progetto in un insieme appropriato e unitario, che prima di Muratori, aveva a suo modo trasmesso anche Vincenzo Fasolo nelle sue lezioni di Storia dell’Architettura. Nella stessa direzione, ma con differenti accentuazioni, l’architetto è anche fortemente interessato dalle lezioni di Pier Luigi Nervi, sul suo personale approccio alla definizione di una struttura.

Dopo la laurea nel 1960, inizia l’attività professionale con un progetto -presto interrotto- per una chiesa a Cesena e con quello per la scuola media di S. Lucia di Fiamignano (Rieti), di cui ha potuto seguire solo parzialmente il controllo della realizzazione. Questi due progetti rappresentano bene la sua aspirazione a definire organismi architettonici a partire dalla ricerca di un supporto strutturale appropriato ed espressivo.
Tra i suoi progetti ritiene particolarmente soddisfacenti oltre al progetto per la scuola media di S. Lucia di Fiamignano, il progetto per il cimitero di Luco de’ Marsi (L’Aquila) – purtroppo interrotto a seguito di alcuni ritrovamenti archeologici nell’area- e il progetto – compiutamente realizzato – per una agenzia bancaria a Pescorocchiano (Rieti), (pubblicata in “L’Architettura. Cronache e Storia” e nel volume Le nuove architetture italiane 1962-84, a cura di G. Muratore, Bologna 1989).
Questi lavori sono determinanti per l’ottenimento nel 1971 della libera docenza in Elementi di Composizione e per l’avvio della carriera universitaria. A quel risultato concorre anche il suo contributo su temi metodologici dal titolo Architettura 1968-69. Questioni di metodo e ideologia, Roma 1969.
In seguito è Professore incaricato di Tecnologia dell’Architettura I presso la Facoltà di Architettura di Pescara della Libera Università degli Studi “G. D’Annunzio” (1972-79) ed infine Professore Associato di Caratteri Distributivi e Costruttivi degli Edifici presso la Facoltà di Architettura della Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (1983-97).

Lungo tutto il suo iter professionale svolge una discreta attività in campo urbanistico, mai però pienamente soddisfacente dal momento che non ha mai la possibilità di collaborare all’attuazione effettiva degli strumenti urbanistici progettati.
Un sicuro successo in questo campo lo ottiene con l’approvazione da parte di un commissario ad acta nominato dalla Regione Calabria del (primo) PRG di Locri (Reggio Calabria), osteggiato dall’intero Consiglio Comunale e soprattutto contestato, anche con qualche sparo, dalla ‘ndrangheta locale.
Altri risultati soddisfacenti sono stati:

▪ il PEEP di San Basilio a Roma, (firmato con E. Piroddi e R. Bichara), realizzato malgrado il forte contrasto esercitato delle imprese che volevano utilizzarvi le loro tipologie abituali, senza tener conto dell’ordine urbano prescritto dal Piano (questo progetto per inciso é stato pubblicato con attribuzione errata in S. Lenci, Roma Anni 90, Roma 1992);
▪ l’avvio, insieme a Roberto Palumbo, del processo di riconversione in campus universitario dell’ospedale psichiatrico di S. Maria della Pietà a Roma nel pieno rispetto delle specifiche qualità ambientalie architettoniche

Riveste inoltre le cariche di Presidente della Commissione Urbanistica della XIX Circoscrizione (1972-79) e
di membro della Commissione Tecnica Consultiva Edilizia (1979-91) per il Comune di Roma.
Per quanto riguarda i concorsi di architettura si citano :
– il progetto per un complesso scolastico in via D. Chiesa a Roma (con L. Borroni, G. Siciliano, A. Sostegni) che ha un 2° premio ex aequo (in assenza di 1° premio) ed è pubblicato in E. Leschiutta, Linee evolutive dell’edilizia scolastica, Roma 1985. Da quel progetto è partito il suo forte impegno per garantire la destinazione a parco urbano di tutto il comprensorio della Valle dell’Inferno e dell’Insugherata su cui si affaccia la via D. Chiesa, e, alcuni anni dopo, ha predisposto, come presidente della commissione urbanistica della XIX Circoscrizione, la deliberazione che ha richiesto (e poi ottenuto) la destinazione ad uso pubblico di tutto il comprensorio;
▪ il progetto per il piazzale della Stazione a Pescara (firmato con D. Di Virgilio Francione, M. Duca, A. Pernici e M. Renzi), per il suo impianto lecorbusieriano e per il particolare brise-soleil utilizzato;
▪ il progetto per una piazza in Ancona, che corrisponde integralmente all’aspirazione a progettare uno spazio urbano come un vero e proprio organismo architettonico.

Lavora per diversi anni nel Consiglio dell’Ordine (1979-88), da ultimo anche come Segretario (1983-87).
Nell’ambito dell’Ordine, nel 1980, collabora con Renata Bizzotto ad organizzare la prima mostra dell’attività degli iscritti da oltre 50 anni. Da questa occasione-singolarmente felice- è poi derivata per inciso questa iniziativa di raccogliere periodicamente i resoconti finali degli architetti fortunatamente giunti alla tarda età (si pensi a una Spoon River di soli longevi).
In occasione della mostra, attraverso l’opera singolare di Pietro Lombardi, che nei primi anni ‘20 aveva firmato alcune opere realmente pregevoli a Rodi e nel Dodecanneso, l’architetto ricava l’impulso ad approfondire sul posto una ricerca sull’architettura italiana in quei luoghi. Dalla documentazione trovata, tra molte difficoltà, eemergono almeno due argomenti molto stimolanti:

la personalità del governatore Lago, un singolare diplomatico di carriera che puntò molto, oltre che sul buon governo, anche su una regia attentissima e appropriata dell’architettura e della pianificazione urbanistica;
▪ la personalità di uno dei successori di Lombardi, il baumeister Rodolfo Petracco (allievo del triestino Lodovico Braidotti), cui si debbono forse i risultati architettonici più rilevanti dell’impegno italiano nelle isole (si pensi al Municipio di Rodi o al complesso centrale di Leros).

Per diversi anni lavora, come membro eletto al Senato Accademico Integrato dell’Università “La Sapienza” (1991-97), alla stesura del nuovo Statuto, rappresentandovi insieme a personalità dello schieramento di sinistra, una linea di radicale riforma dei meccanismi universitari (ahimé regolarmente messa in minoranza).
Per quanto riguarda l’attività didattica, durata fino al 1997, il breve capitolo sul Progetto Architettonico, pubblicato recentemente su un testo a più mani edito per conto dell’Ordine degli Architetti di Roma (L’esame di Stato, a cura di E. Milone e di P. Ranucci, Roma 2007) rappresenta sinteticamente i risultati del suo ultracinquantennale interesse per i temi della metodologia della progettazione.

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