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09 Gennaio 2024

Startup nel metaverso – di Tiziana Pecoraro

“Cerca la perfezione in tutto ciò che fai. Prendi il meglio che esiste e rendilo migliore. Quando non esiste, progettalo”

Sir Henry Royce

Startup Start-up o Start up è una parola inglese in uso dal Cinquecento, che come verbo corrisponde all’italiano cominciare, mettersi in moto, e come nome significa avvio, inizio, accensione.

Oggi Startup individua soprattutto una nuova impresa, tecnologicamente avanzata che, partendo da un’idea iniziale e piccoli capitali, si mette in cerca di un assetto organizzativo ed economico e di investitori che credano nel suo progetto industriale e finanziario. Più genericamente il nome indica ormai qualsiasi azienda nascente di tipologia e obiettivi moderni, una società esordiente, matricola in qualsiasi campo dell’imprenditoria, soprattutto nell’informatica, nei servizi e nella finanza.
Nel linguaggio dell’economia anglofona start-up è la prima fase di un’impresa precedente la seconda company, cioè compagnia, ditta.
In italiano parole come esordiente, matricola, principiante, hanno valori consolidati che non si addicono al concetto di successo e modernità che invece il mondo anglosassone ha acquisito dall’impiego in economia.
Negli ultimi anni a startup è collegato il neologismo incubatore d’impresa. Istituzione dedicata appunto a favorire la nascita delle startup. In italiano potrebbe essere utilizzate le parole nuova o giovane impresa o anche neoimpresa. Ma gli economisti non gradirebbero e nessuno probabilmente riuscirà nell’impresa di italianizzare le startup!

Gli incubatori di impresa hanno lo scopo di supportare nascita e sviluppo di nuove imprese, offrendo una pluralità di servizi: consulenza specialistica, modello di business, formazione e mentoring, networking, accesso al credito e investitori, spazi fisici e strumenti di lavoro, in un percorso di incubazione che può durare da pochi mesi a un paio di anni per lo sviluppo di idee e progetti imprenditoriali.
Gli aspiranti imprenditori e startupper devono presentare domanda per avere acceso ad incubatori d’impresa e superare una selezione.

Per una startup i vantaggi di un percorso di incubazione sono molteplici:

  • disporre gratuitamente di una sede fisica e infrastrutture (sale meeting, wifi);
  • accesso a capitali grazie allo stesso incubatore o alla sua rete di investitori;
  • avere consulenze manageriali, marketing, programmi di mentoring;
  • agevolare la partecipazione a bandi e concorsi;
  • favorire la relazione con altre imprese e la nascita di sinergie.

Tra le 100 principali startup italiane del 2022 solo 2 si possono considerare in ambito di architettura e design. Attualmente non ci sono imprese attive nella progettazione e consulenza BIM, nei servizi AR (realtà aumentata) e VR (realtà virtuale) per interni, nella gestione dei luoghi del commercio e degli spazi espositivi.

Di queste 2 imprese la prima ha sviluppato un marketplace per l’acquisto e la vendita di arredi di design iconici di seconda mano, la seconda si occupa di additive manufacturing per la trasformazione e la sostenibilità dei sistemi produttivi per la digitalizzazione del design.

Nei prossimi anni architettura e design come professione continuerà ad evolversi in un’industria ibrida considerata tanto tecnica quanto creativa. La sfida principale che architetti e designers dovranno affrontare sarà di essere capaci di risolvere problemi che hanno come soggetto centrale l’uomo. Professionisti che guardano al futuro, capaci di utilizzare il design come strumento di unione tra menti, vocazioni, strumenti e tecnologie.

Il Design Thinking rappresenta l’opportunità di crescita per qualsiasi azienda di qualsiasi settore. Fenomeno che non ha dato le importanti accelerazioni sperate a partire dal 2020. Ma vediamo in cosa consiste.

È un approccio che consente la risoluzione pratica e creativa dei problemi. È una filosofia che vede la nascita di nuovi processi industriali, prodotti o servizi innovativi e nuovi business. Il Design Thinking ben si presta alla:

  • progettazione e lancio di startup;
  • formazione;
  • consulenza strategica;
  • innovazione in azienda.

In tutti questi ambiti il Design Thinking si impone come baluardo di una nuova visione che  ha il cliente o consumatore come protagonista.
Le piccole startup devono individuare i problemi che affliggono i clienti e sviluppare nuove soluzioni.

Quali sono i reali benefici che il Design Thinking può apportare ?

L’Hasso Plattner Institute of Design di Stanford definisce il Design Thinking come una metodologia composta da 5 passaggi:

  1. Empatizzare
  2. Definire
  3. Ideare
  4. Prototipare
  5. Testare
  1. EMPATIZZARE: è la fase di ricerca di mercato volta alla scoperta  di  problemi  e/o difficoltà di cui i clienti soffrono.
  2. DEFINIRE: raccogliere e confermare le ipotesi della fase precedente. Tramite questionari, interviste, ricerche di mercato si cerca di capire se davvero i clienti soffrono di quel problema e stanno cercando una soluzione.
  3. IDEARE: Trovare le nuove idee dai risultati delle due fasi precedenti. Cosa è emerso interloquendo con i clienti. Cosa vorrebbero che attualmente manca. È fondamentale uscire dalla comfort-zone e sfruttare il brainstorming.
  4. PROTOTIPARE: Creare un prototipo del prodotto o del servizio, in versione scarna che comprende solo la soluzione chiave, escludendo tutte le funzionalità aggiuntive, per abbattere notevolmente i costi e le perdite causate da un eventuale fallimento.
  5. TESTARE: Testare il prototipo realizzato definendo gli obiettivi da raggiungere per considerare validata l’idea. L’esito potrebbe essere duplice:
    – l’idea viene validata e si può procedere realizzando un prodotto più completo e con il lancio sul mercato;
    – l’idea non viene validata e bisogna cambiare qualche ipotesi oppure abbandonarla.

Queste 5 fasi devono però essere sempre portate avanti seguendo i 4 principi cardine del Design Thinking.

  1. The Human Rule: tutte le attività svolte dall’azienda devono essere primariamentesociali e rispecchiare il punto di vista “umano”, del cliente.
  2. The Ambiguity Rule: la necessità di sperimentare e verificare ogni ipotesi.
  3. The Redesign Rule: Il segreto non sta nel trovare nuovi bisogni da soddisfare ma trovare nuovi soluzioni migliori che soddisfino quelli già esistenti.
  4. The    Tangibility   Rule:    creare   prototipi    è    essenziale    per    comprendere    più efficacemente problematiche e potenzialità di un’idea.

È un modello progettuale utilizzato per risolvere problemi complessi impiegando una visione e una gestione creative, centrato sulla persona e sulla sua capacità di sviluppare un pensiero sia come soggetto ideatore sia come destinatario del progetto.
Definito attraverso gli strumenti che lo caratterizzano: avvicinarsi al cliente per definire il contesto, generando idee, favorendo la creatività con una rapida sperimentazione.

Le tradizionali Design Thinking business school sostengono che l’obiettivo dell’impresa sia l’uso dell’innovazione per creare business value a favore degli stakeholder, prodotti che soddisfano i bisogni delle persone attraverso l’uso delle tecnologie.
L’approccio Design Thinking ribalta il triangolo ponendo nel vertice in alto le persone. Dai sogni e dai problemi delle persone si creano prodotti che li soddisfino creando lo sviluppo del business come naturale conseguenza.

Si assegna al termine design un significato nuovo che riporta il termine all’etimologia latina de- signare, far sì che qualcosa si distingua attraverso un segno, dandogli un significato.

Per fare questo il Design Thinking applica la metodologia che promuove il processo di progettazione in cinque fasi fondamentali:

  • Fase 1: identificazione del problema e quindi dell’obiettivo.
  • Fase 2: identificazione del contesto, definendo dati e attori chiave.
  • Fase 3: analisi e ricerca delle opportunità.
  • Fase 4: ideazione, prototipazione, test e validazione.
  • Fase 5: realizzazione del prodotto/servizio.

In concreto vuol dire: progettare con la persona al centro, realizzare prodotti fantastici che le persone amano, creare valore.
L’architettura e il design italiani creano successo grazie a un sistema manifatturiero che sembra pensato per il Design Thinking per il business. Le nuove tecnologie quali la realtà virtuale e aumentata, nuovi modi di interazione e collaborazione sono tutte opportunità per cambiare e innovare il processo di progettazione.
Nei processi di creazione, innovazione, invenzione, la sfida da affrontare non è mai ben definita. Lo scopo del Design Thinking è proprio quella di affiancare imprese e startup nel processo di innovazione nella consapevolezza di definire e ridefinire il problema. Non si perde tempo ma ci si approccia direttamente alla risoluzione delle sfide stesse.
Il modo più produttivo di far innovazione è porre il cliente/utente al centro.

STARTUP E METAVERSO

Il concetto di metaverso nasce nel 1992 dal mondo della narrazione cyberpunk. Attualmente è un’idea completamente innovativa ancora difficile da spiegare affondo. Ha preso il via dai social network e da internet ma si sta evolvendo in un vero e proprio ambiente virtuale tridimensionale da vivere con l’utilizzo di un visore VR sotto forma di avatar.

Un universo digitale parallelo al mondo reale, uno spazio abitabile in cui è possibile svolgere qualsiasi attività in prima persona attraverso un avatar personalizzato: incontrare altri utenti, andare ai concerti, visitare musei e mostre, partecipare alle conferenze, viaggiare, lavorare, ecc… Non si identifica con un’unica tecnologia specifica, ma deriva da una combinazione di più elementi: realtà virtuale, realtà aumentata, social network, gaming online e modellazione 3D.

Nella rappresentazione architettonica e del design la prima vera svolta tecnologica è stata rappresentata dal CAD che ha contribuito a dare un enorme slancio in avanti verso la digitalizzazione del settore.
Lo sviluppo della modellazione 3D ha poi consentito un maggiore controllo dei volumi, degli spazi  e di tutte le scelte di design e progettazione architettonica.
La metodologia BIM ha rivoluzionato il processo di ideazione, realizzazione e gestione delle opere, introducendo il concetto di digital twin e aggiungendo al modello 3D tutte le informazioni necessarie ad ogni fase di progettazione.

Oggi siamo davanti ad un nuovo scenario, forse più sorprendente: il concetto di metaverso applicato al BIM e all’architettura trasforma il modello digitale 3D in un vero e proprio edificio reale, fruibile e vivibile dagli utenti. I vantaggi e i campi d’applicazione sono tantissimi: migliorare la comunicazione e il lavoro in team, scambio delle informazioni tra gli utenti.

Il metaverso offre la possibilità di integrare tutti i dati prodotti all’interno del modello 3D, senza perdere informazioni utili e facilitandone la lettura e l’utilizzo da parte di tutti i professionisti coinvolti.
Tutto può diventare possibile e allo stesso tempo semplice: possibilità di incontrarsi virtualmente all’interno del modello digitale, svolgere riunioni, effettuare verifiche e confrontarsi con il team di lavoro, direttamente nel modello.

Grazie ad un riscontro visivo di tipo diretto delle scelte progettuali e delle informazioni si ottiene:

  • maggiore consapevolezza delle soluzioni adottate;
  • maggiore coordinamento del team di lavoro;
  • miglior confronto interdisciplinare;
  • conseguente ottimizzazione dei tempi e dei costi della progettazione.

I vantaggi sono tantissimi anche per le attività di formazione, presentazione del progetto e per il gioco di squadra del team.
Gli scenari applicativi del metaverso BIM a grandi linee:

  • design review (fase di progetto);
  • client presentation (fase di presentazione del progetto);
  • workers training (fase di esecuzione e di manutenzione del bene);
  • risk management (fase di esecuzione e di manutenzione del bene).

La flessibilità del metaverso lascia spazio a nuovi scenari aperta a continui sviluppi in ogni settore. Le potenzialità sono tutte ancora da esplorare e architetti e designer saranno chiamati ad utilizzarle al meglio per rispondere alle esigenze delle persone.
Il metaverso BIM rappresenta la prossima grande rivoluzione del settore delle costruzioni.

Da una sintesi dei numerosi vantaggi del metaverso per l’architettura e il design, emerge:

  • maggior controllo sul design;
  • miglior coordinamento del team di lavoro mediante il confronto immersivo all’interno dell’ambiente BIM;
  • attività di formazione e addestramento della squadra di cantiere attraverso simulazioni specifiche come l’uso dei DPI o di macchinari e attrezzature;
  • supporto del lavoro in cantiere con simulazioni di procedure da attuare nelle fasi di costruzione;
  • ottimizzazione del flusso di lavoro e gestione del processo di costruzione per la velocità, la chiarezza e la semplicità con cui è possibile scambiare informazioni inerenti il progetto.

Nel metaverso le fasi di verifica del progetto e delle scelte effettuate si sviluppa organizzando un meeting di gruppo tra colleghi ed entrando virtualmente all’interno del modello BIM.
Con la realtà virtuale applicata al mondo dell’architettura, del design e del BIM è possibile vivere il progetto prima della sua realizzazione ma con il metaverso si può fare ancora di più: si lavora in team direttamente nel mondo virtuale e addirittura all’interno del modello digitale.

Questo è un modo efficace di affrontare soprattutto progetti più complessi e collaborare senza dispendio di soldi e tempo anche con membri del team geograficamente distanti tra loro.
Tutti i professionisti che lavorano al progetto, possono vedersi, interagire, parlare, confrontarsi sulle problematiche ed esplorare il modello 3D in modo assolutamente realistico.
Possono verificare la correttezza e la coerenza delle scelte progettuali camminando e osservando i dettagli e gli spazi ideati. Attraverso l’uso della realtà virtuale si può riscontrare un’eventuale interferenza tra gli elementi di progetto, evidenziarli, aumentando nettamente il livello di comprensione del problema e la sua risoluzione.

Il Metaverso è un ambiente digitale tridimensionale e immersivo in cui è possibile spostarsi, giocare, lavorare, fare shopping e socializzare attraverso il proprio avatar, indossando un visore per realtà virtuale. A prescindere dallo stato attuale di questa nuova tecnologia diverse discipline come l’architettura e il design potranno trarne nuovi benefici in un prossimo futuro. Questa innovazione tecnologica porta con sé infatti nuove interessanti possibilità per la progettazione e la costruzione.

Per l’Architettura e il Design, il Metaverso è un luogo dove ci si può spingere oltre i limiti del mondo fisico e ridefinire il concetto classico di spazio, aumentando potenzialmente anche il valore della proprietà virtuale. Gli utenti vivono esperienze interattive ed immersive come non accade nella vita reale, un’estensione del mondo conosciuto che si proietta verso universi sconosciuti.

L’architettura nel Metaverso nasce dal progettare strutture 3D destinate ad un universo digitale immersivo, in cui gli utenti possono interagire direttamente con modelli, strutture e servizi digitali. Un mondo virtuale che riproduce quello reale con edifici, città, paesaggi o spazi di lavoro.

Costruire nel Metaverso richiede progettisti con competenze trasversali come la modellazione 3D, la tecnologia AR di realtà aumentata, il design tridimensionale di personaggi ed oggetti, conoscenze di Blockchain ed NFT.

È in crescita la necessità di spazi architettonici ispirati al mondo reale per accogliere sempre più persone. Anche se al momento in una fase iniziale, Investitori e grandi aziende hanno già speso milioni in NFT (Token Non Fungibili) per acquistare proprietà virtuali. Nel 2022 i dati degli investimenti di questo tipo sono arrivati a più di 120 miliardi di dollari.

Giochi, pubblicità, concerti, arte, moda, design e architettura. La corsa al Metaverso sta coinvolgendo oltre ai colossi tecnologici anche chi opera al di fuori dalla rete. Un mondo nuovo, un universo nell’universo dove tutto è virtuale.

Il Metaverso è la prossima grande evoluzione dell’interazione online, un web basato su spazi 3D condivisi e interconnessi in cui gli utenti interagiscono tramite avatar. Un ecosistema immersivo, interattivo, in cui le persone possono socializzare, lavorare, effettuare transazioni, giocare.

L’interesse   per   questo   tipo   di   esperienze   è   aumentato   drasticamente   in   tutti   i  settori, dall’architettura al mercato immobiliare, dal design, all’arte, alla moda attirando l’attenzione di investitori, brand e consumatori. Sarà possibile effettuare anche acquisti o vendere oggetti, sia digitali sia fisici e creare nuovi servizi; e in parte lo è già!

La corsa al Metaverso è già iniziata coinvolgendo anche chi opera principalmente al di fuori dalla rete, arredamento, abbigliamento, arte. Una nuova visione pronta a rivoluzionare anche il concetto di abitare, dagli interni all’architettura fino al real-estate.

Milioni di dollari spesi per un lotto di terra digitale, studi tecnici che si stanno specializzando nella progettazione di sole architetture per il metaverso, brand e celebrità coinvolte.
Oggi stiamo attraversando una fase pionieristica.
Nel metaverso esistono vari singoli ambienti digitali con funzioni specifiche. Alcuni danno enfasi al gioco; altri sono dei social network immersivi; altri ancora sono pensati per lavorare. Ci sono quelli che danno la possibilità di acquistare e vendere terreni in criptovalute, di costruire su queste proprietà ogni tipo di edificio: gallerie d’arte in cui esporre i nostri più prestigiosi NFT, negozi d’abbigliamento digitale o locali in cui invitare gli avatar degli amici.

Nel metaverso che sta gradualmente prendendo forma si creerà una vera e propria economia, accompagnata inevitabilmente da nuove professioni. Una delle più promettenti sembra essere quella di architetto del metaverso che deve avere conoscenze in materia di architettura tradizionale, ma anche di arte concettuale. Hanno infatti iniziato a prendere quota degli studi d’architettura specializzati che si dedicano a tempo pieno alla progettazione di edifici da costruire nei vari mondi digitali. Si lavora con aziende, marchi, investitori per conferire loro una presenza digitale nel metaverso attraverso gli edifici progettati e realizzati in 3D.

Progettare per il metaverso sembra il sogno di ogni architetto. Senza limitazioni fisiche, senza norme di sicurezza, senza cantieri, senza operai, senza alcun tipo di compromesso. Solo creatività. L’architetto del metaverso ha conoscenze in materia di architettura tradizionale, ma anche di arte concettuale. Essendo liberi dalle limitazioni del mondo reale, viene enfatizzata la creatività più che l’esecuzione tecnica.

Ma comunque le regole ci sono anche nel metaverso. Qui le strutture sono in poligoni o pixel tridimensionali e sono necessarie delle abilità specifiche per costruire con questi materiali. Gli sviluppatori hanno il compito di creare tutte le interazioni quali ad esempio accendere le luci, aprire le porte, salire sull’ascensore. Nel mondo reale sono interazioni naturali, ma nel metaspazio bisogna pensare a ogni singolo elemento nei minimi dettagli.

Attualmente lo spazio creato nel metaverso è ispirato al mondo reale. Ma nel mondo digitale tutta una serie di elementi non servono, basti pensare a chi potrebbe interessare far fare una doccia al proprio avatar nel mondo virtuale e non fare nient’altro.

Attualmente le architetture del metaverso assomigliano a quelle del mondo reale anche se questi ambienti non hanno gli stessi vincoli di quelli fisici. Sembra che gli architetti vogliano ricreare ciò che già conoscono. Nel mondo reale si costruisce con i mattoni, nel mondo virtuale si costruisce con i poligoni.

Un altro elemento distintivo è che tutti gli edifici del metaverso riguardano lo spazio pubblico, nessun edificio digitale è pensato per un uso privato. Si progettano punti di ritrovo per persone che si riuniscono da tutte le parti del mondo in un click.
Il metaverso con il suo metaspazio è in una fase iniziale, pionieristica, sperimentale, quindi è terreno fertile per innovazione, invenzione, creatività. Le startup hanno a disposizione infinite e nuove opportunità per studiare, proporre, sviluppare soluzioni innovative ma anche fantastiche e surreali.
Competitività, efficacia, precisione, disponibilità, digitalizzazione, creatività, puntualità, eticità, reperibilità, tecnologia e team sono le keywords che meglio devono rappresentare le startup nel metaverso.
Gli incubatori per imprese devono stare al passo anche con l’evoluzione del metaverso e hanno la possibilità di generare startup che definiranno le regole del metaspazio, questa è la metasfida a cui sono chiamati.
Che si tratti di mondo e spazio reali o di mondo e spazio virtuali, è comunque fondamentale tenere ben presente che l’architettura e il design ruotano e ruoteranno sempre attorno alla persona, alle sue specificità e alle sue esigenze.

di Tiziana Pecoraro, Architetta

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