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30 Aprile 2021

La fine del romanticismo, una nuova stagione di concorsi telematici – di Mattia Darò e Andrea Iacovelli / Area Concorsi OAR

2012: primo concorso sulla piattaforma Concorsiarchibo dell’Ordine degli Architetti di Bologna. 2013: primo concorso sulla piattaforma Concorrimi dell’Ordine degli Architetti di Milano.

2015: primo concorso sulla piattaforma nazionale Concorsiawn del Consiglio Nazionale degli Architetti.

2019: primo concorso organizzato dall’Ordine degli Architetti di Roma su piattaforma Concorsiawn.

2020: possiamo fare un piccolo punto sui concorsi di progettazione a procedura telematica.

Nella storia dei concorsi di progettazione, uno dei punti di forza, per gli architetti che hanno sempre pensato che questa procedura fosse la più adatta nell’affidamento degli incarichi a garanzia della qualità, è sempre stato quello di chiedere una legge per l’architettura che regolamentasse l’affidamento degli incarichi di progettazione attraverso i concorsi di progettazione.

Oggi purtroppo non abbiamo ancora una legge per l’architettura, ma fortunatamente abbiamo un capo del Codice dei Contratti Pubblici (capo IV nel titolo III) che disciplina i concorsi di progettazione. Sulla base di questo, è stato fatto un grande sforzo da parte degli Ordini professionali, coesi insieme al Consiglio Nazionale, per rafforzare la strutturazione della procedura concorsuale e affiancare le amministrazioni per far sì che si ricominciasse a bandire concorsi di progettazione: messa a disposizione delle piattaforme telematiche; introduzione della figura del coordinatore di concorso con corsi di formazione e la costituzione di un apposito elenco nazionale; creazione di uffici concorsi all’interno degli Ordini provinciali per fornire servizi di affiancamento nell’organizzazione dei concorsi (consulenza nella redazione dei disciplinari, elaborazione dei documenti di concorso, ufficio stampa e organizzazione di eventi specifici, progetto dell’immagine coordinata del concorso, pubblicazione dei cataloghi etc.).

A oggi, secondo la pubblicazione ONSAI (Osservatorio Nazionale sui Servizi di Architettura e Ingegneria) dell’ottobre 2020, i concorsi di progettazione nazionali, nel periodo tra gennaio e settembre, sono stati 88 a fronte di 2.923 gare, confermando, per quanto riguarda i concorsi, il numero rilevato nel 2019 ma con un incremento notevole degli importi stanziati (+45,4%).

A questo proposito, sembra evidente che le amministrazioni perseguano ancora con maggiore facilità la strada della gara, mentre ricorrono al concorso in presenza di questioni progettuali di particolare rilievo o per una sensibilità più attenta dei soggetti proponenti.

Ci preme però ricordare che la distinzione sostanziale tra concorso e gara non è una questione superficiale: nel caso della gara si preferisce giudicare il soggetto aggiudicatore tramite il suo fatturato e le sue esperienze professionali pregresse mentre, nel caso del concorso, si giudica la qualità del progetto presentato, senza nessun ostacolo a fornire delle garanzie successive per l’amministrazione sulle capacità del progettista incaricato di portare avanti il progetto nelle sue diverse fasi attuative.

Per dirla in poche parole: puntare a scegliere il progetto evita di avere i “soliti noti”, cosa che oltre a garantire un’apertura nel mercato dell’affidamento degli incarichi, stabilisce che il progetto sia più importante di chi lo fa, con un sottinteso non indifferente in termini di giudizio, che in fondo tutti i progettisti possono fare un bel progetto o un cattivo progetto.

Senza dimenticare che lo stesso gruppo progettista è a sua volta baricentrico nel mettere assieme le diverse professionalità (architetti, ingegneri, geologi, etc.), rappresentando l’occasione di confronto e di arricchimento reciproco tra le diverse professionalità, superando le antiche e stantie diatribe sulle competenze.

La nuova stagione dei concorsi (a procedura telematica) prevede un serio coinvolgimento delle amministrazioni nelle procedure di concorso, evitando i brutti vizi per cui le procedure concorsuali, intese come unicum, erano gestite da soggetti esterni alle amministrazioni caratterizzate da chissà quali qualità superiori, non permettendo però mai un reale coinvolgimento ai soggetti che poi realmente avrebbero dovuto portare avanti i progetti in ogni delicata fase attuativa fino alla realizzazione (e infatti ricordiamo tanti concorsi, anche molto ben organizzati, che non sono arrivati alla degna conclusione della realizzazione).

Per fare un altro esempio: ricordate il giurato di chiara fama? Ecco, oggi questo tipo di figura non è più possibile chiamarla. E i motivi sono anche facilmente comprensibili: che cosa vorrà dire giurato di chiara fama?

A oggi le giurie, che hanno il ruolo chiave di selezionare il progetto vincitore che proseguirà il suo iter fino alla realizzazione (agganciando alla vittoria l’incarico per le successive fasi progettuali), sono nominate dagli Enti che partecipano e avallano il progetto vincitore, in modo da permettere la massima condivisione procedurale e amministrativa.

Questa riflessione serve per comprendere che, solo se si mette al centro delle nostre attenzioni la procedura (evitando romantiche fughe d’amore all’indietro), la stagione dei concorsi potrà proseguire, perché è proprio la procedura che tiene assieme tutti gli attori che animano il concorso di progettazione (banditore, organizzatori, giurie, partecipanti); se invece questa stessa si indebolisce nel consenso della comunità che gli gira intorno, il rischio concreto è che finisca l’interesse delle amministrazioni per il “percorso virtuoso” dei concorsi.

Concorso pubblico di progettazione dell’area compresa tra via Marmorata, via Galvani, via Zabaglia e via Caio Cestio
progetto 1°classificato realizzato dallo studio Sycamore.

Mattia Darò

Architetto

Direttore Area Concorsi – Ordine Architetti P.P.C. di Roma e Provincia

Andrea Iacovelli

Architetto

Consigliere Ordine Architetti P.P.C. di Roma e Provincia.

Delegato Area Concorsi OAR

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