La 19ª Mostra Internazionale di Architettura di Venezia è curata dall’italiano Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del MIT di Boston e fondatore dello studio Carlo Ratti Associati. L’edizione si intitola Intelligens. Natural. Artificial. Collective.
La Biennale Architettura 2025 offre una prospettiva ottimistica sul nostro futuro, ponendo al centro il dialogo tra diverse forme di intelligenza naturale, artificiale, collettiva e funge da piattaforma per progetti innovativi che mirano a risolvere le sfide globali. La sua rilevanza risiede anche nell’offrire, sia attraverso l’architettura e l’ingegneria, che attraverso altre discipline, una visione integrata e unitaria per un futuro sostenibile.

In coerenza con i concetti presenti già nelle pubblicazioni come Architettura Open Source. Verso una progettazione aperta; La città di domani. Come le reti stanno cambiando il futuro urbano; Smart City, Smart Citizen, i progetti della mostra approfondiscono inedite linee di ricerca, e, se adeguatamente supportati, potranno indirizzare traiettorie di sviluppo per un futuro migliore. Alcune parole chiave possono aiutare a comprendere la miriade di progetti, oltre 300 da parte di più di 750 partecipanti.
Adattamento. L’ambiente edificato è responsabile del 40% delle emissioni globali di carbonio legate all’energia, nonché del consumo del 40% di tutte le materie prime. Nell’epoca del cambiamento climatico, l’architettura deve ripensare al modo di progettare verso un percorso di adattamento, per contenere l’umanità in equilibrio con l’ambiente. Il tema della transizione verde negli ambienti costruiti riveste un’importanza cruciale per tutti i Governi, compresa l’Europa che, nell’ambio del Green Deal europeo, ha incluso l’importante iniziativa politica e di finanziamento del New European Bauhaus (NEB).
Sinapsi curatoriali. Una delle caratteristiche fondamentali è la collaborazione tra le diverse forme di intelligenza – naturale, artificiale, collettiva – e i gruppi di esperti – architetti, scienziati, filosofi, artisti, policy maker e altri – nonché, lo scambio di saperi tra le diverse discipline.
Manifesto di economia circolare. Pensato insieme ad Arup e il contributo di Ellen MacArthur Foundation, il Manifesto propone ai designer, progettisti, città e partecipanti, di impegnarsi per la riduzione dei rifiuti e per il rispetto dell’ambiente, rigenerando i sistemi naturali. La Mostra stessa è allestita con pannelli di legno riciclato che saranno riutilizzati alla fine dell’Esposizione. I sette principi di design circolare rappresentano sia un superamento dell’attuale livello di circolarità applicato in Italia e in Europa, come il principio 5, “progettare in un’ottica di decostruzione puntando al 100% di riciclo o di riutilizzo dei materiali”, che una sfida per il futuro, come il principio 7, “progettare per la natura, per far sì che gli edifici forniscano gli stessi servizi ecosistemici dell’ambiente locale”.
Connessioni. La Biennaledi Venezia, al fine di veicolare il messaggio oltre l’ambito nazionale, collabora con altre istituzioni globali: C40, la Baukultur Alliance di Davos, il Soft Power Club e altre. Per quanto riguarda la COP30 dell’ONU, l’Italia, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’innalzamento del livello del mare, causato dal cambiamento climatico, parteciperà con il progetto dal titolo AquaPraça di Carlo Ratti Associati, una piazza galleggiante che partirà da Venezia e arriverà a Belem, dove sarà trasformata in uno spazio sociale. La Mostra rappresenta un laboratorio dinamico e si sviluppa all’interno degli spazi dell’Arsenale, dalle Corderie alle Artiglierie, in un percorso ricco e a più dimensioni. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale non è presente solo nelle didascalie ma permane negli allestimenti, in dialogo costante e in modalità interattiva con l’osservatore, a rammentarci che, oggi come nel futuro, l’uomo sarà sempre al centro e perché, per citare il titolo del numero 12 di Limes del 2022, “l’intelligenza non è artificiale”.


La sezione introduttiva, Intro, si articola in due spazi di forte impatto, che rappresentano le cause dei grandi problemi globali e le possibili vie per la loro soluzione. Nel primo ambiente, Terms and conditions/The third paradise perspective sono presenti numerosi motori di climatizzatori che pendono dal soffitto e che riscaldando l’aria, creando un’umidità asfissiante. Sul pavimento, ampie vasche colme di liquido rappresentano il terzo Paradiso di Pistoletto, la terza fase dell’umanità, in equilibrio tra naturale e artificiale, abbracciando l’approccio Sufficiency First.Nella seconda sala, The other side of the hill, un grafico-scultura illustra la crescita esponenziale della popolazione, che raggiungerà i 10 miliardi in pochi decenni. La crescita insostenibile del sistema porterà al collasso, con la rinascita di un mondo micologico. Il sorprendente libro del 2015 di Anna Lowenhaupt Tsing “Il fungo alla fine del mondo. La possibilità di vivere nelle rovine del capitalismo”, aveva anticipato la possibilità di una convivenza collaborativa tra specie in un’epoca di post annientamento e sopravvivenza della specie umana.
La prima sezione, Natural illustra il mondo non umano, oltre il concetto di ecosistema o di biodiversità, dove i complessi sistemi naturali entrano in connessione con la tecnologia, per diventare tecnonatura, un sistema intelligente sia naturale che artificiale. Il progetto Elephant Chapel di Boonserm Premthada ha ottenuto una menzione speciale. Una struttura ad arco, forte e al tempo stesso leggera, è costruita con mattoni di sterco di elefante. Il padiglione è pensato per gli elefanti e dedicato agli elefanti stessi, divenuti uno dei simboli della nostra epoca. Nel 2018, il film Antropocene. L’epoca umana, di Jennifer Baichwal, Edward Burtynsky, Nicholas de Pencier, si apriva con la denuncia del traffico clandestino di avorio e dello sterminio degli elefanti per appropriarsi delle zanne, da parte dei bracconieri. Il programma Metabolic Home: News forms of cohabitation and decarbonization in the dense City di Lydia Kallipoliti, Areti Markopoulou, Post-Spectacular Office, presenta un modello in scala di una casa con nove spazi domestici distinti dove anche tutti gli oggetti comunicano e creano un sistema connesso ai processi metabolici della attività domestiche quotidiane. Allargando lo sguardo, l’importante ambito di ricerca, analizzato in Sustainable Urban Metabolism di Paulo Ferrao e John E. Fernandez del MIT, sul metabolismo urbano, si focalizza sui flussi di materia ed energia che attraversano la città e sulle interazioni tra i diversi elementi urbani, rappresentando una concezione innovativa della pianificazione strategica e sostenibile delle città future.

La sezione Artificial rappresenta i sistemi creati dall’uomo. Se le infrastrutture digitali sono sempre più integrate nelle città e nelle strutture sociali, le tecnologie avanzate e l’intelligenza artificiale si preparano a mettere in discussione diversi ambiti consolidati e ruoli tradizionali. Il Leone d’Argento per una promettente partecipazione è stato assegnato a Calculating Empires: A genealogy of technology and power since 1500 di Kate Crawford, Vladan Joler. Un pannello monumentale di oltre 24 metri di lunghezza e alto 3 metri, illustra, attraverso disegni, grafici, simboli il rapporto tra tecnologia e potere a partire dal 1500. Impressionante è la cura e la minuziosità, nonché il lavoro di ricerca e di individuazione delle connessioni tra i diversi elementi. Il tema di interesse globale della sicurezza energetica è rappresentato con il progetto Revolutionizing clean energy: integrating advanced nuclear solution and the built environment di Pininfarina, newcleo, Fincantieri. Reattori compatti e portatili riciclano le scorie nucleari e producono energia pulita.
I progetti della sezione Collective indagano il concetto di scambio e di collaborazione per la formazione di una conoscenza collettiva in grado di plasmare i furi ambienti urbani. Altra menzione speciale è quella di Alternative Urbanism: The self-organized markets of Lagos di Tosin Oshinowo, Oshinowo Studio, che rappresenta un modello di urbanistica alternativa a Lagos, in Nigeria. Tre mercati specializzati Ladipo Market, Computer Village, Katangua trattano rispettivamente automobili e ricambi di seconda mano, computer ed elettronica, abbigliamento e scarpe di seconda mano, provenienti dalle economie industrializzate e gestiscono enormi flussi di rifiuti e oggetti, con un approccio circolare totalmente spontaneo.

Out è la sezione dedicata all’osservazione della sfera blu dall’esterno. Lo studio degli elementi dello spazio cosmico rappresenta un valido contributo per capire come gestire la vita sul nostro Pianeta anche in ambienti estremi terrestri. Re-Forming Materials di Renè Rissland e altri, illustra l’impatto delle attività umane sulla Terra evidenziando che oltre 200 dei 5.208 minerali conosciuti sono attribuiti alla creazione umana. Il dato sottolinea che ci stiamo avvicinandoci sempre di più al passaggio dall’Olocene all’Antropocene, termine diffuso da Paul Crutzen, per indicare l’epoca geologica in cui l’ambiente terrestre, è fortemente condizionato a scala locale e globale dagli effetti dell’azione umana. SpaceSuits. Us: A case for ultra thin adjustments di Emily Ezquerro e altri, propone di sfruttare la scienza alla base delle tute spaziali della NASA per offrire soluzioni architettoniche per le emergenze climatiche.
Nell’ambito della sezione Living Lab, contenente prototipi ed esperimenti sparsi tra i Giardini, l’Arsenale e altre zone, il Leone d’Oro per la migliore partecipazione è stato vinto dall’installazione Canal Cafè di Diller Scofidio + Renfro, Natural Systems Utilities, SODAI, Aaron Betsky, Davide Oldani. Un sistema ibrido di depurazione naturale – artificiale, in parte bar e in parte laboratorio, rende potabile l’acqua del canale della città di Venezia. Il progetto Gateways to Venice’s Waterways di Norman Foster Foundation e Porsche, riconsidera la mobilità a Venezia, con strutture biomorfiche fluide e adattabili e innovative imbarcazioni elettriche.

Tra le 66 partecipazioni nazionali, si segnala il Leone d’Oro per la miglior partecipazione nazionale che è andato al Regno del Bahrain, con il padiglione dal titolo Heatwave, affronta il grande tema delle isole e degli arcipelaghi di calore nelle aree urbane, dovuti all’aumento delle temperature globali. Le soluzioni di ombreggiamento e raffrescamento passivo attingono ai metodi tradizionali e contemporanei, creando spazi pubblici di coesione sociale in condizioni estreme. Una menzione speciale è stata attribuita alla Santa Sede con Opera aperta. Il tema della rigenerazione è applicato allo spazio dell’antico oratorio di Santa Maria Ausiliatrice. I lavori di recupero ricostruiranno, oltre allo spazio fisico, anche quello sociale. Il padiglione diventa espressione concreta, nel campo dell’architettura, dei principi contenuti nella Laudato si’, per diventare un laboratorio di intelligenza umana collettiva. Altra menzione speciale è quella della Gran Bretagna con il progetto GBR: Geology of Britannic Repair. Il Padiglione prospetta una lettura geologica all’architettura e rappresenta una bussola cartografica di trasformazione che, partendo dalle conquiste coloniali, caratterizzate da estrazione, disuguaglianza e degrado ambientale, invita a riparare e costruire mondi sociali e ambientali più equi. Il padiglione italiano, curato da Guendalina Salimei, dal titolo TerraeAcquae. L’Italia e l’intelligenza dal mare, indaga il tema del rapporto tra acqua e terra, due elementi fondanti della vita sul nostro Pianeta, da mantenere in costante equilibrio con la presenza umana.

Gli Eventi Collaterali sono 11, organizzati in numerose sedi sparse nella città di Venezia. Tra questi, Deep Surfaces valorizza i siti UNESCO di tutto il mondo, tra cui i Beni del Patrimonio Mondiale, le Riserve della Biosfera e i Geoparchi mondiali che, formando una rete globale interconnessa, raccontano culture diverse e invitano alla convivenza pacifica.
Per finire, il Leone d’Oro alla carriera è stato attribuito alla filosofa statunitense Donna Haraway, caposcuola del pensiero cyborg e il Leone d’Oro speciale alla memoria è andato all’architetto italiano Italo Rota (2 ottobre 1953 – 6 aprile 2024).
Annabella Bucci
Architetto
Fotografie di Annabella Bucci
Visual Editing: Giuseppe Felici
Architetto, Redazione AR Web