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Architettura
11 Ottobre 2020

Spam Fragile. Da Mario Cucinella a Nichi Vendola: vision, progettualità, competenze per superare limiti e barriere nelle città

di Redazione OAR

Le fragilità nelle città, a partire dalle categorie più deboli (ma non solo) come bambini, anziani, disabili, e le città fragili, dalle periferie dei grandi centri urbani ai borghi a rischio spopolamento. Ma anche tematiche – come ambiente, paesaggio, scuola, mobilità, spazi pubblici, qualità della vita – che mostrano le debolezze di un modello di sviluppo urbano da rivedere e per il quale, anche alla luce del cambiamento di scenario connesso all’attuale situazione di emergenza epidemiologica da Covid19, bisogna trovare nuove priorità.

È intorno a questi temi che ieri -10 ottobre – si sono concentrati riflessioni e dibattiti nel corso della sessione pomeridiana del prima giornata tematica di Spam, sintetizzata dal titolo Fragile, con la partecipazione di ospiti provenienti da campi diversi.

Cucinella: Costruire competenze, conoscere progetti e processi

Ad approfondire, attraverso una carrellata di propri progetti realizzati e in corso di realizzazione, diversi argomenti connessi all’equilibrio precario dei contesti urbani, proponendo possibili strade da percorrere – dall’ambiente agli spazi per l’educazione scolastica, fino alla questione delle competenze come base per un rilancio della professione di architetto (e quindi del progetto) – è stato Mario Cucinella, protagonista della lecture di giornata.

Si parte dalla questione ambientale connessa all’edilizia. «Possiamo costruire sempre meglio – ha detto il fondatore di Mario Cucinella Architects – ma ci dobbiamo porre alcun domande. Continuiamo a concentrarci sulle performance degli edifici, senza considerare che nei primi quattro anni di cantiere viene già consumata la metà del carico di emissioni di CO2 della vita (70 anni) dell’immobile. Questo mostra la necessità di lavorare molto sui materiali, da reperire attraverso filiere sempre più corte, da associare alle performance. Basta anche guardare al passato: per millenni abbiamo costruito edifici a zero energia. Un edificio è intelligente per la sua forma e per la sua materia». Uno dei progetti presentati è stato Tecla, nuovo modello circolare di abitazione interamente creata con materiali riutilizzabili e riciclabili, attraverso una nuova tecnologia di stampa in 3D (di Wasp) che impiega terra cruda reperibile sul luogo di costruzione.

Sul fronte scuola – altra fragilità quanto mai attuale in questa fase – anche in riferimento a progetti come la nuova scuola primaria di Montebelluna (Treviso) e il nuovo polo scolastico Jussi-Donini Area Campus Kid a San Lazzaro di Savena (Bologna) – Cucinella sottolinea subito come «gli architetti fanno il proprio lavoro per gli altri, non per se stessi», recependo quindi le esigenze e istanze. Sul fronte scolastico, prosegue, «ci chiedono luoghi ibridi, non solo per l’insegnamento frontale ma anche per attività di laboratorio, dove i bambini e ragazzi possano organizzare il loro tempo, in rapporto con la natura». Per costruire una scuola del futuro, però, «occorre trovare il consenso, sia da parte degli insegnanti che delle amministrazioni».

Tra le opere presentate ci sono anche la Torre UnipolSai, nuova sede del gruppo, e la Fondazione Rovati Museum, entrambe a Milano. Qui l’architetto ha rimarcato come «non tutte le città abbiano creduto alla modernità; e anche Roma non ci ha creduto abbastanza. Milano sta lavorando sulla città contemporanea . Per farlo occorre trovare la combinazione tra il Privato che spinge e il Pubblico che accetta la sfida».

Infine, la riflessione sulla professione di architetto: «Fare il nostro mestiere non vuol dire solo avere buone idee. Ci vogliono competenze di natura tecnica e intellettuale. È questa l’unica strada per salvaguardare e difendere il ruolo della professione e non finire per essere considerati dei meri consulenti. Costruirsi competenze, conoscere progetti e processi».

Vendola: Capovolgere il modello di sviluppo urbano e dare priorità alla qualità del vivere

Spazia a tutto campo, intorno al tema delle fragilità e dei «needs», i bisogni delle città contemporanee ma anche città e territori fragili che rischiano di «scomparire», il ragionamento di Nichi Vendola, intervenuto nell’ambito del Focus Urban di Spam. «Le città  – ha detto – hanno bisogno di essere ripensate a partire dal punto di vista di un bambino, di un disabile o di un anziano. Viviamo in città che a volte sono capaci di espellere l’esercizio dei diritti fondamentali. Città nemiche dei bambini che faticano a ritagliarsi spazi di socialità, di gioco e a frequentare i circuiti della conoscenza. Città che non vedono gli anziani, collocati dentro un margine mentale e fisico. Città che non considerano le disabilità e che sono un groviglio di barriere architettoniche e sociali, di impedimenti, divieti di sosta e sensi vietati. Occorre ripensare la città immaginando quanto sia preziosa perché contiene un tesoro: l’idea della umanizzazione dello spazio urbano, della vita collettiva. Non si tratta di mettere la firma di una archistar su una fragilità, come una periferia degradata. Il punto è capovolgere il modello dello sviluppo urbano. Bloccare finalmente il consumo di suolo, ricostruire il rapporto tra territorio urbano, perturbano ed extra urbano, recuperare la natura dentro la città e metterla in equilibrio con la cultura. Significa cercare un vivere urbano che possa ruotare intorno al tema della bellezza, come coscienza storica dei valori che ci circondano e ci accolgono, come fruizione orizzontale e democratica di ciò che la storia di una città produce».

Lo stesso Vendola ha poi declinato la priorità strategica per il mondo della politica pur nella forte complessità della situazione attuale. «La qualità del vivere – ha osservato – dovrebbe essere la principale occupazione della politica, ma adesso – con il Coronavirus – vediamo un punto di cesura, uno spartiacque che rende difficile maneggiare la nozione di futuro. E che però, allo stesso tempo, crea un terreno utile alla discussione su come viviamo e su quali siano le nostre relazioni».

Una riflessione, infine, sulle città fragili, non solo in termini di periferie urbane delle gradi metropoli, ma anche in riferimento «allo spopolamento dei borghi, che non è soltanto un fattore di degrado di uno dei patrimoni urbanistici più preziosi d’Italia, ma rappresenta un attentato all’economia stessa, perché svuotandosi quei comuni le attività produttive a km0 attorno a tali contesti muoiono ed il dissesto idrogeologico si aggrava».

Dal tema dell’abitare agli spazi pubblici a misura di bambino, fino all’accessibilità per tutti

Numerosi gli altri ospiti intervenuti nei diversi appuntamenti della sessione pomeridiana, da Un caffè con… ai Confronti (con Valerio Paolo Mosco) fino al Focus Urban, moderato da Gianni Massa, format che caratterizzeranno tutte le giornate di Spam.

Come Marilena Baggio, paesaggista, che ha evidenziato come «la fragilità sia un’occasione per lavorare sul tema dell’abitare: tra luoghi che producono stress e altri che riescono a generare relax, dobbiamo imparare a introdurre dei rimedi», e Francesco Tonucci, pedagogista, che si è soffermato sullo spazio pubblico, «l’unico spazio adatto al gioco, da restituire alle persone, a partire proprio dai bambini». Andrea Venuto, delegato di Roma Capitale per l’accessibilità universale, ha infine ricordato che «l’accessibilità non è solo per i disabili, ma per tutti. In una città non si può mai ragionare per compartimenti stagni».

Rivedi le giornate di Spam Needs sul sito OAR: LINK

(FN)

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