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23 Novembre 2023

Da 95 Ordini degli Architetti le proposte al Governo per migliorare il futuro TU Edilizia

Gli obiettivi: favorire l’inclusione, la qualità del costruito, il riuso e la rigenerazione urbana

Separazione netta tra le tipologie di intervento. Superamento della doppia conformità amministrativa e strutturale, ormai anacronistica e d’ostacolo alla rigenerazione urbana. Possibilità per i Comuni di ridurre il contributo di costruzione anche per gli interventi di trasformazione del patrimonio edilizio esistente, in modo da agevolare le azioni di rigenerazione urbana. Riscrittura delle norme sulle distanze, aggiornando il Dm 1444 del 1968. Incentivi per le soluzioni innovative volte alla sostenibilità ambientale e aggiornamento del concetto di eliminazione delle barriere architettoniche.

Sono solo alcune delle proposte condivise da 95 Ordini degli Architetti P.P.C. di Italia al fine di migliorare il nuovo Testo unico dell’Edilizia in fase di elaborazione. Gli architetti hanno avanzato proposte lavorando sulla bozza elaborata dagli uffici legislativi del Governo. Da un lavoro minuzioso, che ha preso in esame gli articoli, comma dopo comma, è nato un unico documento condiviso inviato alla Commissione dei Lavori pubblici e ai competenti uffici dell’Esecutivo.

Il documento predisposto dai 95 Ordini degli Architetti PPC – quadro strategico delle proposte

Un’azione intrapresa nella consapevolezza che, dopo le numerose, parziali e discontinue modifiche, la necessità di una revisione organica del Testo unico dell’Edilizia appaia improcrastinabile per centrare gli ormai condivisi obiettivi di riduzione del consumo di suolo e della conseguente promozione del riuso e della rigenerazione urbana. Obiettivi che non possono perdere di vista la qualità degli edifici, della città e dei suoi territori, nonché la sostenibilità del costruito. Con la richiesta di aggiornare l’intera normativa urbanistica ed edilizia, nonché ambientale e paesaggistica, compresi la legge del 1942 e il decreto 1444 del 1968, affinché si arrivi a una più moderna codificazione che superi anche le tante disposizioni spesso contrastanti, gli Ordini degli Architetti hanno elaborato e condiviso numerose proposte strategiche.

Superamento della doppia conformità amministrativa e strutturale

Per ricondurre a legittimità lo stato attuale della maggior parte degli immobili costruiti a partire dall’emanazione della legge urbanistica (1942), i 95 Ordini propongono di eliminare la doppia conformità amministrativa e strutturale. Più nel dettaglio, si tratterebbe, sotto il profilo amministrativo, di consentire l’allineamento dimostrando la conformità dell’edificio rispetto alle norme vigenti al momento della presentazione della domanda; mentre, per quanto riguarda gli aspetti strutturali, si tratterebbe di dimostrare la coerenza delle opere rispetto alle norme vigenti al momento della loro realizzazione.

Distinzione delle tipologie edilizie

Il documento propone, inoltre, una distinzione netta delle tipologie di intervento destinate all’adeguamento funzionale del patrimonio edilizio esistente (manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia), da quelle finalizzate alla trasformazione del patrimonio esistente (ristrutturazione urbanistica, ricostruzione di fabbricati totalmente o parzialmente distrutti, demolizione e ricostruzione di edifici, addizione volumetrica non autonoma), nonché dagli interventi di nuova costruzione. Più nel dettaglio, si richiede che negli interventi di ristrutturazione edilizia non sia compresa la demo-ricostruzione degli edifici, così come attualmente prospettato nella bozza di Testo unico. Viene proposto, invece, che gli interventi di ristrutturazione edilizia non prevedano incrementi delle volumetrie esistenti, ma eventualmente solo loro riduzioni.

Contemporaneamente, per salvaguardare le caratteristiche morfologiche del patrimonio edilizio esistente nei centri storici, si richiede l’inserimento, nella categoria “trasformazione del patrimonio edilizio esistente”, della tipologia “interventi di sostituzione edilizia conservativa” (articolo 11, comma 2, lettera b della bozza). Tipologia che prevedrebbe la demo-ricostruzione degli edifici esistenti, delle cortine storiche con la stessa volumetria, sagoma e area di sedime. Questa differenziazione – scrivono gli Ordini – avrebbe anche «il pregio di consentire alle amministrazioni comunali di indicare esplicitamente all’interno del proprio strumento urbanistico comunale, gli edifici che non sono autorizzati all’intervento di sostituzione edilizia, al fine della salvaguardia degli edifici che, sebbene non tutelati dal decreto legislativo n.42 del 2004, dovessero essere ritenuti di interesse e meritevoli di conservazione».

Riduzione del contributo di costruzione per la rigenerazione urbana

Per agevolare gli interventi di rigenerazione urbana, si propone che sia data la possibilità ai Comuni di ridurre il contributo di costruzione per gli interventi di trasformazione del patrimonio edilizio esistente.

Incentivi per le soluzioni innovative e sostenibili per l’ambiente

Tra le proposte vi è anche quella di prevedere delle riduzioni del contributo per il rilascio del permesso di costruire in caso di soluzioni progettuali e costruttive, anche innovative, che assicurino esiti prestazionali superiori ai minimi normativi previsti in materia di sostenibilità ambientale.

Riorganizzazione di tutta la normativa urbanistica, edilizia e paesaggistica

Come si diceva, gli Ordini auspicano una revisione organica e coerente di tutta la normativa urbanistica, edilizia e paesaggistica. In particolar modo si insiste sul tema delle distanze e, dunque, sulla revisione del Dm 1444 del 1968. Tra i punti dolenti, vi è l’articolo 9 del Dm secondo cui all’esterno dei centri storici (zone A) è possibile ridurre la distanza di 10 metri tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti solo attraverso piani particolareggiati o lottizzazioni convenzionate con previsioni planivolumetriche. Una prescrizione che rende assai ardui gli interventi di nuova costruzione o di ampliamento all’interno del patrimonio edilizio esistente.

Estensione del concetto di inclusività

Si propone, inoltre, un aggiornamento del concetto di “eliminazione delle barriere architettoniche”. L’obiettivo è fare in modo che il concetto di accessibilità venga esteso, affinché tutti possano partecipare alla fruizione dei beni, ciascuno con le proprie e diverse abilità fisiche, psichiche e sensoriali

Il sistema ordinistico degli architetti sta, inoltre, organizzando seminari dedicati alla revisione del Testo unico dell’Edilizia, per avviare un percorso formativo e raccogliere ulteriori contributi tecnici, allargando le riflessioni anche alle altre professioni tecniche interessate alla riforma.

Hanno firmato le proposte condivise gli Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori delle Provincie di:
Agrigento, Alessandria, Ancona, Aosta, Ascoli Piceno, Asti, Avellino, Bari, Barletta-Andria-Trani, Belluno, Benevento, Bergamo, Biella, Bologna, Bolzano, Brescia, Brindisi, Cagliari, Caltanissetta, Campobasso, Caserta, Catania, Catanzaro, Chieti, Como, Cosenza, Cremona, Crotone, Cuneo, Enna, Fermo, Ferrara, Foggia, Forlì-Cesena, Frosinone, Genova, Gorizia, Isernia, L’Aquila, La Spezia, Latina, Lecce, Lecco, Lodi, Macerata, Mantova, Matera, Messina, Milano, Modena, Monza Brianza, Napoli, Novara VCO, Nuoro, Oristano, Padova, Palermo, Parma, Pavia, Perugia, Pesaro Urbino, Pescara, Piacenza, Pisa, Pordenone, Potenza, Ragusa, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Roma, Rovigo, Salerno, Sassari, Savona, Siracusa, Sondrio, Taranto, Teramo, Terni, Torino, Trapani, Trento, Treviso, Trieste, Udine, Varese, Venezia, Vercelli, Verona, Vibo Valentia, Vicenza, Viterbo

di Mariagrazia Barletta
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