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Architettura
12 Ottobre 2019

Riuso e trasformazione: toccare la memoria per poi sprigionare l’energia del XXI secolo

Dopo l’inaugurazione di ieri, SPAM ROMA entra nel vivo con la prima giornata tematica che vede alternarsi anche degli architetti internazionali come Rudy Ricciotti e Job Roos dello studioBraaksma & Roos.

Riuso e trasformazione diventano preponderanti nel ragionamento visionario sull’architettura, in una città come Roma, ormai quasi satura di costruzioni e altrettanto ricca di edifici che con il passare degli anni hanno perso la loro funzione originaria. 

“Roma è una somma di stratificazioni di diverse epoche, come fossero layer sovrapposti. In qualsiasi luogo metti le mani, tocchi la storia. Non per questo gli architetti o la politica stessa debbono avere paura”. Questo l’atteggiamento nei confronti del patrimonio edilizio esistente da parte di Job Roos, che in qualche modo soffoca quel timore referenziale nei confronti dell’architettura storica. E ancora: “Dobbiamo sprigionare l’energia architettonica del nostro secolo, fonderla nel presente, dopo un’analisi profonda del contesto”.

“Non mi vergogno di dire che sono un architetto locale, che vuole mantenere la propria identità a dispetto di una globalizzazione indifferente all’essere individuale”. L’architetto francese RudyRicciotti interviene nel dibattito. “Un’architettura di qualità nasce sì da un bravo architetto – spiega – ma per acquisire valore deve essere ben costruita. Il fatto di mantenere un processo di produzione in un raggio di azione ristretto determina la nascita di una grande famiglia delle costruzioni. Così l’architettura diviene anche capace di produrre le ottimali condizioni di sviluppo dei lavori specializzati”. Ricciotti insiste molto sulla idea di architettura, che non è mai utopia, mai politically correct, mai ego sopra il luogo. Il riuso è molto vicino al concetto di filiera corta perchè è un riciclo ed un’attività economica di prossimità. “Ci vuole molta umiltà, che è la maschera della verità, nell’accostarsi a ciò che altri prima di noi hanno realizzato. E voi in Italia avete sulle spalle un peso enorme”, riflette Ricciotti.

Si può dunque accostare l’atto architettonico al riuso e alla trasformazione, primo dei sette temi di SPAM: con rispetto ed umiltà, ponendosi in un atteggiamento di ascolto, si può toccare la memoria, accarezzare la pelle dell’edificio e studiare il lavoro dei muratori di un tempo. Poi però si deve intervenire con nuova linfa per rigenerare quegli edifici che esistono non solo di per sé, ma in quanto identificati con una funzione compatibile con l’epoca in cui si vive.

Ad accentuare una dicotomia apparente è Riccardo Roselli dello studio romano King Roselli Architettura. “Il riuso, ben attenti, non è restauro, che appartiene solo agli edifici di valore. Riuso è trasformazione di un qualcosa che, vivendo, ha perso la sua ragion d’essere e, per non farlo morire del tutto, deve essere rifunzionalizzato – prosegue – senza eventualmente aver paura anche di demolire, se del caso”.

Tutti concordi dunque nell’ascolto degli edifici che possono insegnarci delle cose, tra cui il modo in cui le persone li vivono. (GV)

Redazione OAR

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