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Storia e critica
29 Settembre 2019

Archivi: una rete per salvare i fondi privati degli architetti

Archivi oar

Identificare e salvaguardare gli archivi privati dei progettisti è un compito complesso, sia per la specificità delle fonti da conservare – spesso a rischio di perdita o frammentazione – che per la varietà dei soggetti coinvolti. Il tema è stato al centro del dibattito presso la Casa dell’Architettura, nel corso di “Archivi privati di architetti”, terzo ed ultimo appuntamento dedicato dall’OAR agli archivi di architettura (qui gli articoli sugli primi due eventi: https://ordine.architettiroma.it/attivita-ordine/archivi-per-larchitettura-un-patrimonio-da-tutelare/ e
https://ordine.architettiroma.it/attivita-ordine/dal-maxxi-alla-biennale-di-venezia-valorizzazione-degli-archivi-di-architettura/).
Al seminario organizzato dall’Ordine degli Architetti di Roma – con il coordinamento scientifico di Erilde Terenzoni, delegato OAR Archivi – hanno partecipato istituzioni, associazioni, archivi privati, ordini professionali impegnati nella tutela e valorizzazione – ma anche nella promozione di comportamenti virtuosi e buon pratiche – di archivi di architetti o ingegneri.

Una grande risorsa
“E’ necessario rendere gli archivi non un problema ma una grande risorsa”, ha detto il presidente dell’OAR, Flavio Mangione, che ha spiegato: “Il sistema archivistico nazionale è uno dei temi chiave per il nostro Paese, che coinvolge in pieno la nostra professione. Serve per tutelare e conservare il lavoro dei nostri colleghi, talvolta di straordinario valore, ma è necessario anche per lavorare nella certezza del diritto”. Roma, in particolare “vive grandi difficoltà nella gestione degli archivi”: non a caso il dipartimento di programmazione e attuazione urbanistica di Roma Capitale sta portando avanti l’impegno di garantire una gestione degli archivi che permetta di entrare immediatamente in possesso di tutti gli atti che abilitano lo stato dei luoghi. “E’ un tema fondamentale per la nostra professione ed un punto di criticità che, in prima istanza, mette in difficoltà il nostro lavoro: l’architetto, infatti – ha concluso Mangione -, si occupa di trasformazione del territorio, ma per poterlo fare nel modo corretto deve avere a disposizione tutte le informazioni necessarie”.
Per avere certezza del diritto, ha detto Anna Maria Buzzi, direttore generale per gli Archivi del Ministero per i beni e le attività culturali, “bisogna fare affidamento sugli Archivi di Stato. Basti pensare che lì è custodita una delle due copie esistenti della Costituzione, l’altra è in possesso del Quirinale”, confermando l’impegno del ministero “a partecipare alle iniziative per non disperdere l’enorme patrimonio rappresentato dagli archivi degli architetti”, anche in termini di usura del materiale conservato.

Risorse e strumenti
Non è mancato il dibattito sulle risorse a disposizione per la tutela degli archivi. Tra le possibilità c’è anche quella del “mecenatismo”, come ha spiegato Carolina Botti, Direttore Ales SpA e responsabile per il Mibact del programma di gestione e promozione dell’Art Bonus: “Uno strumento – ha precisato – che si applica anche agli archivi. Diverse raccolte di fondi riguardano fondi archivistici, soprattutto quelli pubblici o di fondazioni come il Maxxi”.
Interventi come quello di AAAItalia (Associazione Archivi di Architettura) – costituita allo scopo di favorire la realizzazione di una rete che accogliesse anche fondazioni e proprietari, dando vita a comportamenti virtuosi – hanno centrato l’attenzione sui punti critici che segnano la nascita e la sopravvivenza di un archivio privato. In particolare, ha sottolineato Ettore Sessa, docente all’università di Palermo e componente del comitato tecnico scientifico organizzativo dell’associazione, “occorre una forte sensibilità nella costruzione di archivi dei progettisti, evitando la dispersione di materiali, sopratutto documenti tecnici, spesso indispensabili a ricostruire la vita di un progetto”.


Esperienze a confronto
Diverse le testimonianze concrete di archivi privati nati sul territorio nazionale: dal Centro studi Giorgio Muratore alle fonti custodite dagli stessi Ordini degli Architetti, come quelli di Bologna, Livorno, Como (quest’ultimo incentrato, tra gli altri, sulla figura di Giuseppe Terragni – con 5mila disegni, 33 dipinti, 2mila fotografie -, ma anche Antonio Sant’Elia), fino all’Archivio Moretti Magnifico a Roma.
A offrire uno spaccato sulle peculiarità – e sulle difficoltà – connesse ad archiviazione e gestione di una enorme mole di documentazione progettuale in formato digitale è stato Lloyd Marcus Andresen, fondatore di Europaconcorsi e Divisare. “Abbiamo sperimentato la costruzione di un archivio di architettura nel momento stesso in cui si fa architettura – ha raccontato -. L’autopubblicazione dei progetti da parte degli architetti, tuttavia, è divenuta nel tempo incontrollabile. Con un incremento insostenibile dei costi legati ai server. Divisare stava morendo per troppa informazione ed i modelli di finanziamento disponibili erano impraticabili. Abbiamo dovuto cambiare rotta. Da 130mila progetti archiviati su Divisare siamo passati a 30mila. Ma siamo riusciti ad avere più di mille abbonati in due mesi”.
Nel corso dell’evento è stato presentato da Marco Maria Sambo, consigliere OAR e direttore editoriale AR Magazine e Architetti Roma edizioni, il nuovo numero della rivista dell’Ordine: AR Magazine 121 – “Roma sognata. Gli archivi di architettura dal Nolli alle nuove poetiche radicali” (http://www.ar-edizioni.it/prodotto/ar-magazine-121/), che ha sviluppato le tematiche emerse in occasione dei convegni sugli archivi che si sono svolti alla Casa dell’Architettura nel corso dell’anno. (FN)

Redazione OAR

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