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01 Luglio 2025

Prove di Urban Center all’OAR con il convegno “In dialogo per Roma”

Prosegue l’azione di ascolto, di raccolta di proposte e di conoscenza dei progetti su Roma finalizzata alla creazione dell’Urban center metropolitano, il nuovo spazio destinato a raccogliere e raccontare i processi di trasformazione della città metropolitana, nonché a promuovere la diffusione della cultura urbana favorendo la partecipazione attiva. Si è svolto venerdì 27 giugno – alla Casa dell’Architettura, organizzato dall’Ordine degli Architetti di Roma e provincia – il convegno “In dialogo per Roma”. Un’importante occasione di confronto per fare tesoro delle proposte avanzate dai progettisti romani e da realtà che si spendono attivamente per diffondere la cultura del progetto. I relatori e i partecipanti ai tavoli hanno animato il dibattito immaginando ruolo e funzioni del futuro urban center.

L’incontro è servito anche a fare il punto sul lavoro svolto dalla commissione OAR che ha promosso la realizzazione dell’urban center. «Abbiamo ritenuto l’Urban center uno strumento indispensabile immaginando possa raccogliere le progettualità e tutte le esperienze che si stanno facendo in giro per la città a livello istituzionale, delle professioni, delle accademie e delle associazioni di cittadini che in luoghi difficili stanno facendo un lavoro straordinario. L’obiettivo è mettere a fattor comune tutto questo patrimonio», ha esordito Francesco Aymonino, vicepresidente dell’OAR e coordinatore della Commissione Urban center.

Il percorso (in corso) verso l’Urban center metropolitano

Il lavoro, degli ultimi tre anni e mezzo, è iniziato con incontri per comprendere la realtà di tre urban center italiani (Torino, Bologna e Bari) e anche con azioni plurime volte a fare rete. Tra queste il coinvolgimento del Master ProPart in progettazione partecipata istituito dallo Iuav di Venezia e dalla Sapienza di Roma, dimostratosi un’occasione per stimolare il dialogo tra le istituzioni e la cittadinanza e valorizzare le proposte della società civile, le competenze tecniche e le progettualità esistenti. E poi gli incontri con diversi esperti, per indagare le best practice e sviluppare riflessioni sui metodi e gli strumenti dei processi partecipativi tra cui: Marianella Sclavi, etnografa urbana, pioniera in Italia delle teorie e tecniche dell’ascolto attivo; “Jaromil” Roio (qui l’articolo che descrive il suo contributo), annoverato nel 2014 tra i 100 innovatori sociali più influenti d’Europa (Purpose Economy), che ha dato il suo contributo in vista della creazione della piattaforma partecipativa del futuro Urban center metropolitano. Ed ancora: Sandro Polci, architetto e ricercatore, senior partner presso Cresme consulting con cui si è discusso sul tema dell’abitare; Giorgio de Finis, direttore del museo delle periferie; Vittorio Loreto, direttore del Sony Computer Science Laboratory; Massimo Piacenza, direttore del dipartimento Pianificazione della Città metropolitana. Diverse le competenze interpellate per dare più forza alla costruzione del futuro Urban center.

Tanti i convegni svolti, tra cui quello del 12 aprile 2024 che si è concluso con la firma di un protocollo d’intesa tra l’Amministrazione capitolina e l’OAR per la collaborazione alla stesura del nuovo Regolamento del Bilancio Partecipativo di Roma Capitale. E poi, la condivisione del progetto con Roma Capitale e con il la Città metropolitana che ha portato all’individuazione della nuova sede: gli spazi dell’edificio ITIS Galileo Galilei su viale Manzoni 34, nonché del progetto (del gruppo guidato da Loreno Maggio), selezionato con il concorso di progettazione pubblicato su Can – Competition architecture network, la piattaforma telematica per la gestione dei concorsi dell’OAR.

Il dialogo sul futuro Urban center metropolitano

Suggerimenti al futuro Urban center da Antonio Atripaldi (ADAT studio), Paolo Orsini (Insula architettura e ingegneria), Andrea D’Antrassi (MAD Architects Roma), Alfredo Ingletti (3TI studio), Guendalina Salimei (TStudio) e Susanna Tradati (Nemesi). Molto sentito e partecipato il dibattito – allargato a Laura Calderoni, direttrice di Open House, Emanuela Alessi, segretario Biennale dello Spazio Pubblico e Giorgio de Finis, direttore di Iper festival delle periferie e Jacopo Costanzo, curatore Roma Novissima – da cui sono scaturiti numerosi spunti: far diventare l’Urban Center uno spazio militante che raccolga anche le iniziative dal basso; far confluire in digitale i dati e le ricerche che riguardano la Capitale e che possono essere utili per programmare e progettare interventi; far entrare nella rete degli stakeholder anche le istituzioni internazionali ben presenti a Roma.

E poi aprirsi al confronto con le città internazionali, attraverso la ricerca sulle best practice e guardando alle altre città per prendere ciò che c’è di meglio adattandolo alla realtà romana. Pensiero comune è che l’Urban center debba diventare il luogo in cui il mondo della progettazione e anche altre figure professionali che lavorano sulla città possano dialogare con l’amministrazione con l’intento di mettere insieme studi e competenze in una prospettiva futura. Creare una struttura che possa ragionare con ambizioni sui grandi temi per la città con l’obiettivo ultimo di incidere sulla qualità della vita, è uno dei tanti temi venuto fuori. Una struttura che possa essere abbastanza autorevole da parlare al mondo ed entrare in dialogo con tutte le altre Capitali europee.

«In questo momento si sta respirando una ventata di ottimismo per dei segnali che il mercato sta dando su Roma. Ma la domanda è: Cosa facciamo noi della nostra capacità di costruire il futuro? Ciò che mi sembra manchi è un “modello Roma”. Roma ha una sua identità fortissima, pensiamo alla dimensione umana, alla fondamentale importanza dei luoghi pubblici, degli spazi aperti della città che sono elementi aggreganti del tessuto urbano. In questo momento quello che mi sembra stia avvenendo, in questa piccola ventata di ottimismo e trasformazione, è che si stia ripercorrendo la strada di Milano», sottolinea Amedeo Schiattarella, presidente del Comitato scientifico dell’Urban center metropolitano. «L’Urban center, allora, potrebbe essere una sorta di osservatorio dei fenomeni che accadono in città, al fine di apportare dei correttivi».

«Ciò che abbiamo fatto con la Commissione Urban Center è stato quello di tessere trame, incontrando tantissimi protagonisti delle trasformazioni di Roma, architetti e non solo. Penso che l’Urban Center più che dare risposte debba servire a formulare domande continue e incessanti sui temi di cui si è ragionato oggi», afferma Daniele Mancini, Commissione Urban center dell’OAR.

«L’Urban Center dovrebbe raccontare – come fa la Casa dell’Architettura – le forti potenzialità di Roma, come il rapporto con il fiume. Potrebbe diventare un luogo in rapporto con la Casa dell’Architettura, parte di un circuito, di una struttura più satellitare. Potrebbe inglobare anche i municipi per raccontare cosa si fa anche nelle aree più periferiche» , sottolinea Guendalina Salimei, titolare di Tstudio, membro del comitato scientifico dell’Urban Center metropolitano di Roma.

Le video-pillole di Francesco Nariello

Antonio Atripaldi, ADAT studio

Andrea D’Antrassi, MAD Architects Roma

Paolo Orsini, Insula architettura e ingegneria

Susanna Tradati, Nemesi

I progetti su Roma

Il convegno ha ospitato un insolito dialogo tra l’Agenzia del Demanio, con Fabrizio Tucci, direttore dell’area Progettazione ambientale e qualità della progettazione e la comunità di Scomodo, rappresentata dal suo fondatore Tommaso Salaroli, che attiva spazi abbandonati per dare loro una nuova vita, generando un’ampia offerta di contenuti e servizi per i territori e per le città. Il direttore Fabrizio Tucci ha passato in rassegna i grandi progetti in corso nella Capitale, annunciando anche un concorso di progettazione per la rigenerazione del complesso in via dell’Arte all’EUR, oggi condiviso dalla Capitaneria, dalla Prefettura e dal MIT.

Le video-pillole di Francesco Nariello

Fabrizio Tucci, direttore dell’area Progettazione ambientale e qualità della progettazione dell’Agenzia del Demanio

Tommaso Salaroli, fondatore di Scomodo

di Mariagrazia Barletta

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