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Architettura
12 Gennaio 2022

Focus Accessibilità. Giulio Nardone: «Formazione per abbattere le barriere percettive»

di Redazione OAR

A puntare il dito sulla scarsa osservanza della normativa che tutela l’accessibilità all’ambiente costruito delle persone con disabilità visiva è Giulio Nardone, presidente Associazione Disabili Visivi (Adv) e componente dell’Osservatorio Nazionale. Il quale parte con un’affermazione netta: «Il 90% delle dichiarazioni che riguardano titoli abilitativi, dal permesso di costruire alla Scia, presenti negli archivi dei comuni italiani, sono in buona parte ‘false’: chi le ha firmate, infatti, non ha tenuto conto del fatto che tra le barriere architettoniche sono comprese anche le cosiddette ‘barriere percettive’, che consistono nella mancanza di segnalazione e degli accorgimenti che permettono a non vedenti, ipovedenti e sordi l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo». La mancanza dei segnali tattili sul piano di calpestio e delle mappe a rilievo, dunque, renderebbe molte opere inagibili ai sensi articolo 82, comma 6, del Testo Unico dell’edilizia: «Una situazione che -precisa -, se appurata, potrebbe configurare sia un reato penale che contravvenzionale».

Ma quali sono le cause di questa situazione? In primo luogo, spiega Nardone, «c’è la mancata conoscenza della normativa e della natura stessa delle barriere percettive. A ciò si aggiunge il fatto che, mentre per le barriere fisiche ci sono delle normative specifiche (Dm 236/89), per le quelle percettive ci sono norme prestazionali e per raggiungere il risultato voluto dalla legge è necessario attuare delle buone prassi e cioè le linee guida Inmaci», l’Istituto nazionale per la mobilità autonoma di ciechi ed ipovedenti. La soluzione – conclude il presidente Adv – «è fare formazione, sia dei tecnici pubblici che dei liberi professionisti, in modo che la normativa esistente  – che, se ben compresa, è sicuramente sufficiente – venga concretamente attuata». (FN)

di Francesco Nariello

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