50 ANNI DI PROFESSIONE

Fabio De Sanctis
Fabio De Sanctis

Fabio De Sanctis nasce a Roma il 7 febbraio 1931 e compie i suoi studi in questa città. Nel dopoguerra entra in contatto col mondo delle arti visive e conosce vari artisti che operano nella capitale.
Si laurea in Architettura nel 1957 e apre uno studio professionale, partecipando a concorsi e progettando edifici per clienti privati ed enti pubblici. Nel realizzare i suoi progetti, i rapporti con gli artisti diventano a volte collaborazioni nelle architetture e nella formazione di interni.

Concentra quindi le sue riflessioni sul design e propone un tipo di mobile con una individualità indipendente, la cui concezione escluda la possibilità di uno sviluppo in serie, come anche l’idea di un insieme integrato a formare uno “stile”: inizia così negli anni 1963-64 l’attività dell’Officina11. È questa la denominazione dell’attività di Fabio De Sanctis e Ugo Sterpini, che non definisce però alcuna operazione industriale o produttiva. Dopo un periodo di elaborazione teorica, l’Officina11 realizza 27 mobili, che saranno esposti in gallerie d’arte e musei. Il mondo dell’arte accoglie con interesse i lavori dell’Officina11 e alla prima mostra, alla galleria Il Centro di Napoli, segue, nell’estate del 1964, una esposizione a Venezia alla galleria Alfa, in contemporanea con la Biennale di quell’anno.
Nel maggio del 1965 André Breton invita l’Officina11 all’Esposizione internazionale del surrealismo “L’Ecart absolu”, da tenersi presso la galleria L’Oeil di Parigi.
De Sanctis inizia da allora a frequentare il gruppo, partecipando ad alcune riunioni preparatorie della mostra ultima esposizione ufficiale del movimento surrealista e ultima ideata da Breton.
All’inizio del 1966 partecipa con i mobili dell’Officina11 all’esposizione “Fantasy Furniture” del Museum of Contemporary Crafts di New York, dove, pochi mesi dopo, espone anche alla mostra “The Object Transformed” del Museum of Modern Art con la scultura “The designer’s rest”, dedicata a Ornette Coleman.
Dal 1966 all’inizio degli anni Settanta, pur continuando a svolgere la professione di architetto, rimasto unico autore, prosegue l’attività della Officina11, che diventa la sua occupazione principale, ed esegue 10 opere.
Espone a Bologna, Milano, Colonia e, quando nel 1968 il gruppo surrealista organizza l’esposizione “Le Principe du Plaisir” a Brno, Praga e Bratislava, vi partecipa anche De Sanctis.
Successivamente si interessa ad alcune esperienze situazioniste e pone termine all’attività di architetto. Dal 1970 la sua unica attività è la scultura e saltuariamente si dedica ancora alla produzione di mobili. Tutti i lavori di questo periodo sono raggruppati sotto il titolo “La Traversata delle Alpi”, in cui la figura dominante è la valigia e parti di essa, ma anche rubinetti deformati, tubazioni e altri residui della professione di architetto.

Nel 1973 partecipa all’esposizione “Volterra 73”, che si svolge in spazi esterni, interni e luoghi di lavoro di tutta la città. In quest’occasione viene a contatto con l’alabastro e decide di utilizzarlo, senza abbandonarlo più. In questi anni riprende anche l’attività di film-maker centrata sulle stesse tematiche della sua scultura. Realizza anche sculture in materia plastica e metallo che formano ambienti, come quelli realizzati per la Biennale del 1974 al Palazzo della Permanente di Milano.
Nello stesso anno espone a Bruxelles, mentre nel 1976 è invitato alla XXXVIII Biennale d’Arte di Venezia. Nel 1978 espone al Camden Arts Center di Londra in “Surrealism Unlimited 1968-78” e al Museum Bochum. La sua prima esposizione personale a Parigi avviene nel 1979 alla galleria Le Triskèle.
Negli anni Ottanta De Sanctis partecipa ad esposizioni a Città del Messico, Cannes, Volterra e alla Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia. Gli elementi di questa produzione sono figurativi e spesso prelevati dal patrimonio stilistico del passato o da un immaginario banale e riconoscibile.
È quindi invitato all’E.L.A.C. di Lione nell’esposizione “Permanence du Regard Surréaliste”, mentre nel 1983
partecipa alla mostra “Dans la lumière du Surréalisme” a Bari. Le sculture di questo periodo sono caratterizzate da riferimenti alla scultura etrusca, da una patina verde che richiama l’ossidazione del bronzo dei reperti archeologici e da finiture usate negli anni Venti. A contrasto con le citazioni arcaiche sono presenti oggetti meccanici contemporanei, quali automobili, apparecchi fotografici e ottici.
Nel 1986, a vent’anni dalla morte di Breton, si tiene a Cahors l’esposizione “Changer la vue – André Breton
et la Revolution Surréaliste du regard”, alla quale partecipa anche De Sanctis. Nel 1987 tiene a Ginevra una personale alla Galerie de l’Hótel de Ville, viene poi invitato a Torino al Valentino e nel 1988 al Musée des Beaux Arts di Le Havre, all’esposizione “L’expérience continue, 1952/1988 – Phases”.
È del 1988 “La Condizione di Natura”, che segna il procedere a ulteriori metamorfosi e fusioni tra macchina e paesaggio. Alcune sculture di questo periodo sono navi e grandi vascelli che trasportano palme, elementi di paesaggi, strumenti di ricognizione ottica, elementi zoomorfi e vegetali.
Nel 1989 espone a Milano al Palazzo Reale, in occasione della mostra “I Surrealisti”, e a Francoforte alla Schirn Kunsthalle, alla mostra “Die Surrealisten”. Nel 1991 partecipa all’esposizione “André Breton, la Beauté convulsive” organizzata dal Centre Georges Pompidou di Parigi, mentre a Madrid partecipa alla mostra “André Breton” del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia con la scultura “Nadie vera el rostro del Rallie que pasa en el bosque”, vincitrice del primo premio di scultura alla Decima Biennale Internazionale di Barcellona.
Fabio De Sanctis vive e lavora a Roma.



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