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Architettura
16 Ottobre 2020

Spam Health, Leisure & Green. Martin Rein-Cano (Topotek1): «Creare spazi che offrano possibilità inaspettate»

di Redazione OAR

Il benessere fisico e mentale come motore di sviluppo delle città. Sul fronte, innanzitutto, della progettazione di spazi per la socialità, il relax, lo sport, il divertimento. Ma anche, da un altro punto di vista – soprattutto in una fase come quella attuale segnata dall’emergenza epidemiologica da Covid19 – il rafforzamento di dinamiche per lo sviluppo urbano indirizzate su temi legati alla salute: distanziamento sociale, servizi di prossimità, attenzione alle condizioni igieniche. E, infine, come terzo fattore, in connessione con entrambi i precedenti: il valore, sempre più centrale, delle aree di verde urbano e spazi pubblici sempre più funzionali alla vita delle città.

Tutto questo è entrato a far parte del dibattito sui concetti di Health, Leisure & Green, tema della giornata di Spam del 15 ottobre: una occasione per far dialogare mondi diversi intorno al tema dei bisogni dei centri urbani e di chi li abita, i needs che danno il titolo all’edizione 2020 del Festival dell’architettura di Roma.

Rein-Cano: il contesto come punto di partenza di ogni progetto

A fare da scenario ad ogni scelta compiuta – sia a livello strategico che per ogni singolo progetto di architettura riguardante le tematiche trattate -, e a rappresentare un elemento cruciale da considerare, è il contesto in cui ciascun intervento si andrà ad inserire. Ed è proprio da questo concetto che è partito, nella sua lecture, Martin Rein-Cano, dello studio Topotek1 con base a Berlino.

«Gli uomini sono animali in grado di adattarsi e il contesto definisce ciò che siamo più di quanto si possa immaginare. Gli architetti, potendo intervenire sulla sua definizione, hanno il potere di determinare una sorta di condotta sociale. Quello che facciamo risuona e riecheggia nel contesto in cui agiamo: siamo in grado di creare molto più di quanto possiamo immaginare. Non si opera mai, né si può inventare qualcosa, dal nulla: per questo il contesto è molto importante. Essere cresciuto in una città come Berlino – prosegue l’architetto di origini argentine – è stato fondamentale per me: ho potuto chiedermi come creare o ricreare quella sensazione di trasgressione, occupazione, informalità, che è così presente nella città tedesca, e come potessi trasferire questo concetto in altri luoghi». Il contesto, è poi tornato a precisare – «influenza in modo determinante il progetto. Come studio offriamo soluzioni sempre su misura per affrontare i problemi del luogo. Ogni progetto deve essere unico – non un copia-incolla – e avere un  rapporto unico con il contesto in cui si inserisce».

Attraverso il racconto di alcuni progetti realizzati dallo studio nel corso degli anni, Rein-Cano è arrivato a esprimersi in modo compiuto sui temi di giornata. A partire da uno dei primi progetti a Berlino – Flamingstrasse (1996)c- «intervento collocato in uno spazio urbano, trasformando un ex parcheggio con l’obiettivo di creare uno spazio senza conflitti: tutto è negoziabile in contesti urbani» e passando – in pieno tema leisure – da un parco giochi ad Amburgo (Aqua Soccer) e al Wasser Picnic (un’area picnic) a Schwerin, sempre in Germania, in ambito green: «Abbiamo creato spazio non predicibile, particolare, con area picnic. Si creano interazioni insolite. I parchi devono offrire anche una esperienza corporea, non solo estetica e visiva». Fino ai concetti espressi nel progetto per la Place d’Europe, Lussemburgo – «in linea con la nostra intenzione di costruire spazi non predefiniti di cui gli utenti possano appropriarsi» – e del celebre Superliken Urban Park a Copenhagen: un ambiente – ha spiegato l’architetto – «che doveva accogliere persone di nazionalità e culture diverse: per questo abbiamo introdotto segni e ambienti diversi riconoscibili da ciascuna cultura come propri. Pensiamo – ha concluso – che gli spazi misti siano più interessanti. Consideriamo i  conflitti, anche in riferimento alla psicologia, come strategia per risolvere problemi e formulare idee. Quando si agisce sulla città è bene favorire l’interazione. Lo spazio pubblico deve essere libero e creare possibilità inaspettate».

Urbanistica: assessori a confronto, dal verde urbano alle città post Covid19. La sfida ambientale e per la salute

Per il Focus Urban, appuntamento quotidiano di Spam centrato sulle città, si è svolto un confronto tra gli assessori all’Urbanistica di tre importanti città – Luca Montuori per Roma, Pierfrancesco Maran per Milano, Valerio Barberis per Prato – su temi che hanno spaziato da ambiente e spazi verdi alle città all’epoca Covid19.

A sollevare – concentrandosi sulla realtà romana il problema della stratificazione normativa che «vede sovrapporsi nei decenni nuove norme cui però non segue cancellazione delle precedenti» è stato l’assessore capitolino, Luca Montuori, affrontando il tema della rigenerazione: «Su questo fronte oggi paghiamo la sfiducia dei cittadini data da quindici anni di scelte politiche sbagliate, che non hanno mai preso in considerazione i ‘needs‘ dei cittadini», ha detto, riferendosi al titolo del Festival organizzato dall’OAR. «Le norme – ha aggiunto – spesso non tengono conto della loro applicazione. Si pensi all’Ecobonus: a Roma non può essere utilizzato per il centro storico, nè per la Zona A. L’agevolazione può servire solo per quelle villette che spesso sono espressione delle superfetazioni abusive della città». Inoltre, ha poi aggiunto, «c’è un tema semplificazione, che deve servire – a mio avviso – a dare chiarezza alle norme». La pandemia, ha infine concluso l’assessore capitolino, anche in riferimento ai temi della giornata Spam – «ha messo in evidenza i problemi delle città. A Roma, in particolare, la questione non è quella degli spazi aperti: anzi, la presenza ampia di spazi verdi ha messo in luce i limiti delle grandi distanze e dei servizi. Credo che in quest’ottica sia fondamentale rilanciare le reti territoriali e i servizi di prossimità per accorciare queste distanze».

Sulla stessa linea l’assessore all’Urbanistica di Milano, Piefrancesco Maran: «In questo terribile anno di Covid19, Milano ha riscoperto il valore del verde e lo spazio interno è tornato ad essere una priorità. Sono tempi in cui i servizi di prossimità, gli spazi pubblici, gli itinerari ciclabili, la pedonalizzazione di fronte alle scuole, assumono nuovo significato. E l’economia di prossimità può diventare la nuova leva per la crescita dei territori».

Si focalizza sul tema green Valerio Barberis, assessore a Prato, città che ha adottato, nell’ambito della propria pianificazione, un forte approccio in chiave verde urbano. «Oggi le città devono fare un cambio radicale di paradigma – ha detto -. Da essere aree costruite con all’interno spazi verdi, devono diventare un insieme interconnesso di aree verdi all’interno delle quali esistono delle isole costruite. Le quali, a loro volta, siano parte integrante di una nuova visione green che metta al centro i temi ambientali a livello urbano. Le città devono diventare ambientalmente attive. La sfida che abbiamo di fronte è quella di trasformare la città, in chiave ambientale, non più come causa ma come soluzione al problema stesso. Obiettivo: portare al centro delle politiche urbane il tema della salute umana. Come? Cambiando radicalmente il punto di vista e pensando che l’architettura, gli spazi pubblici e le aree verdi, nel loro insieme, devono costituire un sistema urbano integrato dove la salute umana si traduca in spazi dove i cittadini possano andare a camminare, muoversi attraverso sistemi di mobilità sostenibile. Far diventare le scuole nuovi poli attraverso cui fare educazione ambientale ai bambini e far capire che un futuro diverso è possibile».

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(FN)

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