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07 Ottobre 2019

Il Lazio incontra la Campania: i giovani progettisti puntano su reti e territorio

Prosegue il ciclo di incontri organizzati dall’OAR con le regioni italiane

Fare rete tra professionisti, sia per raggiungere la massa critica necessaria a cogliere le opportunità professionali – a partire dalla partecipazione ad alcuni concorsi internazionali –  che per rispondere alla crescente richiesta di competenze multidisciplinari per lavori di progettazione più o meno complessi. Ma anche avere la capacità di valorizzare il proprio legame con il territorio, riuscendo a “leggere” le occasioni offerte dai tessuti urbani, a dialogare con il mondo imprenditoriale più attivo, a rispondere alle richieste da parte delle comunità locali.

Sono i punti in comune, in termini di ricerca di sinergie e approccio alla professione, che emergono dal racconto dei giovani progettisti campani intervenuti nel corso del convegno “Progettare insieme il futuro del nostro Paese – Il Lazio incontrala Campania”. L’appuntamento –  svoltosi presso Palazzo Caetani, a Fondi (Latina), lo scorso 27 settembre – si inserisce nel ciclo di incontri organizzati dall’Ordine degli Architetti di Roma e provincia con le regioni italiane, per coltivare il dialogo con realtà professionali, progettisti, istituzioni: si è quasi concluso – dopo Calabria, Puglia e Basilicata, Sicilia e, adesso, la Campania – il “tour” del Mezzogiorno; il prossimo evento, per completare il quadro del Sud, sarà con la Sardegna; poi partiranno gli incontri con le regioni del Centro e del Nord Italia.

Al punto di vista dei progettisti campani si sono aggiunte le riflessioni dei rappresentanti di istituzioni regionali, associazioni e mondo professionale, dal Cnappc alle federazioni regionali fino agli ordini provinciali degli architetti, sia della Campania che del Lazio, ma anche delle regioni coinvolte nei precedenti organizzati dall’OAR. Obiettivo: raccontare “leggi, normative, procedure, opportunità sociali e abitative” dei territori e costruire una piattaforma permanente di confronto e collaborazione tra le diverse realtà.

Credere nelle opportunità del territorio

“Quando abbiamo fondato lo studio, nel 2008, di progettisti associati ce ne erano pochissimi a Salerno: fare rete, nonostante le difficoltà, è stata la carta vincente – afferma Domenico Manzione (37 anni), socio, insieme a Francesco Rizzo (42) e Gabriele Sorrentino (40), di Ghelostudio”. Oggi il team è formato da una decina di di unità, tra architetti e ingegneri specializzati. “Ci riteniamo fortunati: il nostro approccio è sempre stato positivo. Abbiamo iniziato con i concorsi di progettazione poi, gradualmente, siamo riusciti a entrare in contatto con i contesti imprenditoriali più vivi e capaci di investire, che nel nostro territorio sono quelli legati a sviluppo turistico e terziario. La maggior parte dei nostri interventi li abbiamo realizzati in Campania.

Uno dei concetti chiave focalizzato da Ghelostudio è quello della “cerniera”, intesa in senso urbanistico, sociale, storico, ambientale. Ruotano intorno a questo tema le opere presentate al convegno. “Il primo è un progetto in corso di realizzazione – spiega Manzione -: un comparto residenziale in area vincolata a Salerno, che si caratterizza, appunto, come cerniera di collegamento tra la città costruita fino agli anni Cinquanta e la sua estensione degli anni successivi segnata dalla speculazione: il concetto principale su cui abbiamo lavorato è quello dell’architettura come elemento di congiunzione, con l’obbiettivo di creare socialità attraverso la riqualificazione urbana”. Partito nel 2017, l’intervento – che include fabbricati, parco urbano, parcheggi – dovrebbe chiudersi nel 2022. L’altro progetto, realizzato nel 2017, è un info point nell’area archeologica dell’Anfiteatro romano di Avella (Avellino), due metri al di sotto della strada di accesso e che offre servizi per l’utilizzo del complesso come arena per concerti e appuntamenti culturali. “Anche quest’opera, da punto di vista sociale, funziona come una cerniera in quanto è una architettura che viene attraversata, andando a richiamare il sistema di passaggio della struttura romana”.

Fare rete per crescere

Ormai la complessità del lavoro è tale “che non è possibile controllare i progetti in solitaria: l’approccio deve sempre più essere multidisciplinare, con l’apporto di professionisti specializzati”. A dirlo è Cecilia Polcari, architetto (38 anni) con studio ad Avellino, che aggiunge: “Da tempo si è formata, quasi spontaneamente, una rete di 3-4 architetti attivi sul territorio: lavoriamo spesso insieme, a volte anche con studi più grandi, e non escludiamo che, in futuro, la nostra collaborazione possa crescere e diventare strutturale. La realtà campana è complessa, ma le opportunità ci sarebbero: basti pensare ai temi come la rigenerazione urbana o l’efficientamento energetico”.

I progetti presentati sono rappresentativi, secondo Polcari, delle strade percorribili per un giovane progettista. Da una parte, un intervento mirato sul territorio campano, “un asilo nido a Fisciano – spiega Polcari -, per il campus universitario, realizzato in collaborazione con altri progettisti e con l’apporto di professionisti specializzati: da chi si è occupato degli aspetti energetici alle consulenze pedagogiche per la definizione degli spazi. Un intervento che ha richiesto, più di altri, l’integrazione di competenze disciplinari diverse”. Dall’altra, un concorso a partecipazione ristretta vinto in Francia, “paese nel quale ho partecipato a diversi bandi – afferma l’architetta -. Si tratta di un parcheggio a Frejus, in Provenza, in area archeologica: una struttura integrata nel paesaggio il cui tetto diventa un parco che ospiterà parte dei resti antichi. Purtroppo, dopo un’alluvione che ha colpito quei territori, sono venuti a mancare i fondi per la realizzazione, ma confidiamo che la situazione possa sbloccarsi”. I concorsi, in ogni caso, “sopratutto quelli in due gradi, rappresentano un’opportunità per uno studio giovane”.

Rigenerazione urbana e partecipazione per rilanciare la città

“Contribuire alla rinascita del territorio in cui viviamo attraverso la nostra attività”: è il presupposto “identitario” che ispira il lavoro di Riccardo Teo, Martina Russo e Marcello Ferrara, progettisti trentaduenni (tutti coetanei) che si sono conosciuti nel corso degli studi universitari e, dopo aver intrapreso percorsi diversi, si sono ritrovati e hanno fondato, nel 2016, In-Nova Studio. “Lavoriamo a Napoli e dintorni, dalle ristrutturazioni alla realizzazione di un complesso di appartamenti – racconta Teo – e, allo stesso tempo, partecipiamo con continuità a concorsi di progettazione: in Italia ma anche all’estero, in Spagna e prossimamente in Francia e Nord Europa. L’ambizione è quella di diventare uno studio internazionale mantenendo le radici nella nostra città”. Attualmente, il team è formato da sei persone, con un rapporto stabile con un gruppo di collaboratori – dagli impiantisti ai tecnici con competenze sui temi ambientali – “necessario a garantire l’approccio multidisciplinare indispensabile per affrontare, in particolare, alcuni concorsi di progettazione”.

Un tema centrale per lo studio napoletano è quello della rigenerazione urbana, che è la chiave di lettura del progetto “Move on up”, con il quale In-Nova Studio ha vinto il concorso Eco-Luoghi 2017/2018. “L’idea – spiega l’architetto –  è incentrata sulla riqualificazione architettonica e ambientale dell’area attorno all’aeroporto di Capodichino, in particolare dei quartieri San Pietro a Patierno e San Carlo all’Arena, soggetta a un elevato consumo di suolo e all’impatto inquinante connesso all’infrastruttura aeroportuale”. La proposta, in partnership con la società di gestione Gesac e con Legambiente, , e realizzata in collaborazione con Gaetano Gentile e Marilena Prisco, “si concentra su soluzioni verticali per rigenerare aree verdi abbandonate, trasformando recinti e terrapieni esistenti in elementi verticali, una sorta di orti urbani, con funzione ecologica e sociale”. Il progetto, per il cui avvio si attende la concessione delle aree, prevede la partecipazione attiva della cittadinanza lungo il processo realizzativo.

Redazione OAR

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