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Pianificazione
15 Ottobre 2019

Tempo, materia, e immagini future. Roma è anche città d’acqua, dal Tevere al mare

Con il tema Cityscape, SPAM ci costringe ad esplorare l’ambiente urbano con sguardi molteplici e scale dimensionali diverse. Il paesaggio della città, frutto dell’azione dell’uomo sul territorio, passa sotto la lente della natura e del costruito; parla di abitare e di produzione. In ogni dove però, in mezzo a questa molteplicità, ha bisogno di connessioni, fisiche e immateriali.

“Il Cityscape è ritmo, sequenza, successione. È tempo che ti mette in positiva difficoltà, che ti fa comprendere il luogo come spunto progettuale e motore dell’architettura”, racconta Alfonso Femia dello studio Atelier(s) Femia, che lavora tra Genova, Milano e Parigi. E ancora: “Nel paesaggio urbano do molta importanza all’acqua” continua Femia, che è anche direttore della terza edizione della Biennale di Architettura di Pisa, dal titolo Tempodacqua, “perché, come il tempo, è un elemento fluido, mai uguale, fondate e fondatore”. Per questo incentiva a sognare una Roma che si riappropri del rapporto con il Tevere con cui nessuno più dialoga, quasi fosse un monumento immobile. Fa notare invece Guendalina Salimei dello studio romano Tstudio che il fiume è lo sbocco della Capitale sul mare e può essere innesco di rigenerazione urbana, coinvolgendo le aree dismesse limitrofe. “Persino gli antichi avevano compreso il ruolo connettore del fiume Tevere, tanto da edificare il porto – spiega Salimei – erano già consapevoli del valore di sviluppo rappresentato dai confini tra città e scenari naturali”.

Ritorna al genius loci invece Anna Maria Indrio, architetto romano espatriato in Danimarca ed oggi partner dello studio danese NorrØn (https://ordine.architettiroma.it/attivita-ordine/riqualificazione-del-tevere-da-li-un-nuovo-profilo-per-roma/): “L’architettura europea è qualcosa che permane e dura nel tempo, bisogna tenere conto di chi è passato prima di te. La logica non è cancellare la storia, ma potenziare l’antico”, continua. Indrio legge tra le righe dell’architettura, e dei paesaggi urbani in particolare, una simbiosi con i processi culturali dei popoli. Fa notare come la mentalità dei danesi sia molto cambiata ed ironizza, forse, sia a causa del cambiamento climatico: “Anni fa progettare un edificio con balconi sarebbe stato drammatico; l’avrebbero oscurato con teli per evitare introspezione. Ora si sono aperti e tutti vogliono abitare in città, il luogo dove tutto succede”.

Sono anche i dettagli e le piccole azioni che donano una visione più ampia, da cui poi deriva la complessità della città. E forse dalla piccola scala occorre partire per poter rincorrere le mutevoli esigenze di chi gli spazi urbani li vive. Si pensi al giardino della Casa dell’Architettura, un piccolo paesaggio alle spalle di una grande infrastruttura come è la Stazione Termini. Un cityscape di senso compiuto che ha saputo cavalcare ogni epoca con le proprie peculiarità, sempre in maniera fluida e dinamica. “Occuparsi di quotidianità, senza essere presuntuosi nel pensare che la metamorfosi sia solo dove c’è grande architettura”, questo il consiglio di Femia per un’architettura di qualità. Sull’ordinarietà che può tramutarsi in straordinarietà architettonica insiste anche la Indrio: “A Roma gli architetti hanno lasciato fare le palazzine ai geometri. Si sono rifiutati, quando avremmo potuto dare seguito alla tradizione di Moretti”. A domanda di Gianluca Peluffo, responsabile workshop SPAMLAB per l’area della Cittadella giudiziaria di Piazzale Clodio (https://spamroma.com/cms/wp-content/uploads/2019/10/spam_CS_ita_11_ottobre.pdf), Indrio ribatte: “Ho un carattere difficile da tenere a bada, ma ho imparato ciò che dovevo dire pian piano, accostando il modernismo all’impianto classico che era innato in me”.

Cityscape è anche DreamCity. Possiamo parlare di sogno di un paesaggio urbano? “Il landscape è sentimento progettuale futuro, è visione ed invenzione, è crinale di contrasti che si nutre di desiderio – spiega Femia – Roma è al centro del sogno perché essa stessa è sogno”. Sempre a proposito della Capitale, Salimei ricorda che, nell’apparentemente impari confronto con la più dinamica Milano, Roma ha un territorio pari a 11 città italiane. E questo conta. “Roma ci ha tramandato talmente tanti gioielli di famiglia che abbiamo molteplici paesaggi persino nel sottosuolo – spiega Salimei – servirebbe però un evento che facesse da volano, come l’Expo per Milano. Ci siamo fatti sfuggire l’occasione delle Olimpiadi che ci avrebbero costretto a prendere delle posizioni nei confronti della città”.

Di un messaggio di speranza lascia traccia Femia: “Anche se il nostro tempo è mediocre, decadente, senza visione e senza piacere, va vissuto con coraggio perché è epoca di passaggio verso altre ere. E’ responsabilità verso chi ci verrà domani”. (GV)

Redazione OAR

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