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Architettura
25 Febbraio 2021

Danteum e Divina Commedia: l’architettura e la letteratura sulle note della poesia

Il viaggio e l’immaginazione nel pensiero e nella realtà materiale, nella letteratura e nell’architettura, nel passato e nel presente, ma sempre come innato ed ardente anelito dell’uomo di ogni tempo. Questo il tema dell’incontro organizzato dall’Ordine degli Architetti di Foggia in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Roma, la Federazione Regionale degli Ordini degli Architetti e la Federazione degli Ordini degli Architetti P.P.C. del Lazio.

Nella convergenza di ciò che è metafisico e ciò che fisico, uno dei protagonisti è il Danteum progettato da Giuseppe Terragni nel 1938, con Pietro Lingeri: un inno al sommo poeta ed alla sua opera eterna, la Divina Commedia.

Dante e Terragni hanno entrambi dato vita ad uno spazio architettonico, l’uno attraverso le parole destinate a scolpire luoghi e personaggi, l’altro attraverso strutture formali atte ad evocare l’immaginario dantesco. Entrambi, comunque, mediante il linguaggio della poesia.

«La “selva” di colonne rende il percorso incerto e imprevedibile. Impossibile procedere in linea “diritta”. L’unico pilastro in vetro, Virgilio, rompe la serialità, crea un punto di riferimento e contrasto. Curiosità e piacevole incontro: un compagno di viaggio, il vetro, materiale guida in tutte le sfide architettoniche di Terragni. Siamo alle porte della prima sala, quella dell’inferno» racconta del Danteum Flavio Mangione, Presidente dell’ordine degli Architetti di Roma, che, assieme ad un gruppo di lavoro, si è dedicato alla ricostruzione digitale dell’opera di Terragni.

«Il desiderio di ricostruire il Danteum nasce, oltre che dalla volontà di un approfondimento storico critico su questo progetto, dall’interesse di indagare le metodologie compositive, le strategie progettuali e la portata creativa di uno dei personaggi più significativi che la nostra cultura architettonica abbia lasciato in eredità – spiega Mangione – Se Virgilio è stato per Dante un maestro d’arte e di vita, Terragni assume, nella contemporaneità, un ruolo importante per capire una possibile e credibile posizione che l’architetto dovrebbe assumere nel farsi interprete dei cambiamenti culturali, ambientali e tecnici di una società in trasformazione».

Un lavoro quello di Mangione reso possibile dalla disponibilità di Attilio Terragni, che ha consentito l’accesso alla documentazione archivistica, ribadendo il suo impegno civile e intellettuale nel tener vivo e tutelare uno dei maggiori patrimoni artistici posseduti dal nostro paese.

È stato possibile immaginare il Danteum perché Alighieri ha sostituito all’idea dell’Olimpo come palazzo delle nuvole un luogo razionale e comprensibile a tutti – continua Attilio Terragni – Selva oscura, purgatorio, inferno e paradiso sono spazi simultanei, in cui si costituisce un’uguaglianza di voci, che non si prevaricano l’un l’altra. C’è spazio per il pensiero di tutti, quasi gli uni trovino senso nell’antitesi con gli altri»,

Paolo Vecchio, Presidente della Federazione degli Ordini degli Architetti P.P.C. del Lazio, ribadisce l’intento di riproporre il tema del viaggio nell’architettura, attraverso il Danteum, tempio laico di cui finalmente sarebbe stato possibile fare esperienza se non fosse rimasto su carta, in una coincidenza numerica che ha fatto aderire architettura e letteratura in un unico schema, senza perdere le peculiarità di ciascuna disciplina. Alfabeto o elementi costruttivi come ingredienti per comporre qualcosa di poetico.

Quand’è però che un progetto diviene un’architettura di valore? «L’architettura è costruzione per la soddisfazione di bisogni materiali. Acquisisce un fine più alto, quando l’armonia delle proporzioni porta alla commozione lo spettatore, sovrapponendo l’essenza stessa dell’architettura all’opera costruttiva», risponde Paolo Vecchio.

Nel settecentesimo anno della morte di Dante, Alessandro Masi della Società Dante Alighieri ricorda come Dante stesso abbia delineato un concetto di Dio come architetto dell’universo. «La Divina Commedia ha una struttura simile ad una cattedrale gotica – osserva Masi – e l’opera diviene universale perché parla delle finitudine umane, vizi e virtù».

(GV)

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