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Architettura
11 Aprile 2022

Paolo Portoghesi e Franco Purini: due giganti dell’architettura romana al Piranesi Prix de Rome

Il Piranesi Prix de Rome celebra oggi due simboli dell’architettura romana insigniti del prestigioso riconoscimento alla Casa dell’Architettura.

Franco Purini e Paolo Portoghesi, grandi esponenti della cultura architettonica degli ultimi anni, sono i destinatari del premio per le edizioni 2022 e 2021, che vengono assegnate contemporaneamente per le continue posticipazioni causa covid, su nomina del Comitato Scientifico dell’Accademia Adrianea di Architettura e Archeologia.

Così lì ricorda Francesco Aymonino, Vicepresidente OAR: “Tutti noi ci siamo formati sui testi ed i lavori dei due Maestri” fautori del conoscere il passato per potersi permettere di modificarlo ed eventualmente sorpassarlo.

Due personalità molto diverse che hanno scritto la storia dell’architettura, romana e non solo, degli ultimi 70 anni, elevando non solo il dibattito capitolino ma la figura dell’architetto come intellettuale impegnato anche nella trasmissione delle proprie idee attraverso molteplici pubblicazioni.

“Ognuno con il suo modo di intendere l’architettura, hanno recuperato la tradizione in modo propositivo e attuale – osserva Luca Ribichini, Presidente della Commissione Cultura della Casa dell’Architettura e Professore della Facoltà di Architettura, ricordando la definizione di Gustav Mahler secondo cui la tradizione non è adorazione delle cenere, ma contemplazione del fuoco. “Il concetto di passato non è l’insieme di usi e costumi sclerotizzati a patrimonio di immagini, ma complesso di simboli che vengono consegnati alle nuove generazioni.  L’idea vincente è studiare ciò che è stato per comprendere il presente e costruire il futuro, come già fecero da Michelangelo a Borromini”, continua Ribichini.

Gli fa eco Orazio Carpenzano, Preside della Scuola di Architettura Sapienza Università di Roma che definisce Purini e Portoghesi due giganti del panorama italiano e internazionale: “Il loro insegnamento passa per l’idea che la conoscenza dell’architettura implica un’educazione all’incanto. Un concetto di meraviglioso all’interno della tradizione classica che spesso i due Mestri non utilizzano per pudore, prudenza e pericolo d’inflazione”.

E’ poi Purini a dipingere un’immagine nitidida di Portoghesi e viceversa, in un emozionante excursus attraverso gli occhi dei protagonisti.

“Parlare di Portoghesi significa percorrere 70 anni di storia di un Paese in cui gli architetti noti nel mondo sono forse 5 o 6 – spiega Purini – Il nuovo non esiste se non si confronta con il vecchio, da cui estrapolano elementi invarianti da conservare. Ed è questo processo di apprendimento che rende il linguaggio comprensibile ad utenti ed osservatori delle opere. Portoghesi ha il merito di aver rintrodotto il valore del luogo e dei contesti che sono altrettanti monumenti per la vita collettiva, oltre ad una capacità critica e di promozione culturale senza eguali”.

“Di Purini ricordo il periodo in cui insegnavo ed ero talmente giovane da avere studenti quasi coetanei, tra cui il giovane Franco che è l’espressione più significativa e il più prestigioso degli allievi – ricorda Portoghesi – Probabilmente sono io ad aver appreso da lui più di quanto lui lo abbia fatto durante le mie lezioni. Come l’importanza della forma classica della casa che è un archetipo eterno, nonostante i razionalisti lo avessero scartato a favore di forme come il cubo ed il prisma, elementi primari un una visione architettonica. Le falde inclinate sono il segno distintivo di un’abitazione anche per un bambino, tanto da divenire una sagoma ricca di significati. Purini ha basato la sua ricerca logica sul primato della casa come idea fondamentale di architettura”.

Due personaggi di indiscusso calibro all’interno del panorama architettonico italiano che hanno saputo muoversi tra progettazione, insegnamento, critica, pubblicazioni e innovazione, senza perdere il coraggio di commuoversi di fronte ad un premio che li annovera nell’albo d’oro dei professionisti del Piranesi Prix de Rome.

di Giulia Villani

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