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Architettura
05 Maggio 2020

Post Covid19. Carla Savioli: «Anche la PA dovrà ragionare sui benefici dello smart working»

Di Redazione OAR

Come una tempesta improvvisa il Covid19 ci ha costretto da un giorno all’altro a modificare le nostre vite e le nostre abitudini.

Il lavoro, attività che occupava in modo preponderante la giornata della maggioranza della popolazione adulta, è stato profondamente alterato nei modi, nei tempi, nei luoghi in cui esso veniva svolto.

Non esente da questa ondata improvvisa e veloce, come la definisce Carla Savioli, architetto dell’Ufficio Immobili, Servizi Tecnici e Gestione Archivi – Reparto Progettazione dell’Agenzia delle Entrate, la Pubblica Amministrazione, che è dovuta ricorrere alla delocalizzazione degli impiegati per salvaguardarne la salute.

“Il distanziamento non può significare isolamento, ma piuttosto lavorare a distanza rimanendo connessi, trovando dei punti fisici in cui ci si possa incontrare per confrontarsi, che siano però confortevoli e pensati per convivere in sicurezza – precisa Savioli – Su questo il progetto dell’architetto può intervenire e forse ancor di più all’interno della Pubblica Amministrazione”.

Una riorganizzazione agile degli spazi e dei metodi lavorativi di cui spesso si è parlato negli ultimi anni, senza mai averne considerato l’attuazione vitale, almeno fino ad oggi.

“Oggi dobbiamo ragionare sulla riorganizzazione del lavoro a distanza e reinventare ambienti che si vanno a svuotare. Dobbiamo proiettare la mente del nostro ufficio sulle nostre postazioni di lavoro, attraverso layout pensati per un vero smart working – spiega Savioli che dal 1995 lavora per la Pubblica Amministrazione – Ciascuno potrà lavorare fuori dagli edifici, ma tornarci ogni volta che sarà necessario perché lì troverà un luogo affidabile ed accogliente nel rispetto delle regole”.

Una rivoluzione dunque non solo dei processi lavorativi, ma dell’intero sistema Paese, che neanche la crisi ambientale è riuscita a mettere in moto.

Sarà in grado l’immenso apparato della Pubblica Amministrazione, schiacciata dalla burocrazia, di rimanere al passo con le esigenze contemporanee e magari di sfruttare questo momento per liberarsi di meccanismi rigidi e vetusti?

“Anche gli uffici pubblici saranno obbligati a riflettere in questa direzione, in un momento in cui si è presa coscienza del peso fondamentale che rappresenta il lavoro per ciascuno. Abbiamo sperimentato sul campo che lavorare fuori dalle mura dell’ufficio porta benefici al lavoratore ed alla città in cui si vive – conclude Savioli – Gli ambienti che si vanno a svuotare dovranno essere sfruttati al meglio e rivisitati. Gli architetti possono e devono intervenire”.

(GV)

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