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11 Ottobre 2022

Dal ministero delle Infrastrutture i criteri di alta sostenibilità per le opere pubbliche

Nelle fasi di programmazione, progettazione ed esecuzione delle opere di loro competenza, i Provveditorati interregionali per le opere pubbliche dovranno perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti a livello internazionale dall’Agenda 2030 dell’Onu, dal Green Deal europeo e dai criteri del Next Generation Eu. A stabilirlo è il decreto firmato il 10 ottobre dal ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, che introduce le linee guida che i Provveditorati dovranno seguire per garantire standard di sostenibilità più elevati rispetto agli attuali nella realizzazione delle opere pubbliche. Si tratta di indicazioni rivolte ai Provveditorati ma che introducono alcuni cambiamenti nell’ambito della progettazione delle opere pubbliche.

Centrale è l’estensione del principio del «Do no significant harm» (Dnsh) introdotto dal regolamento Ue 2020/852 attualmente applicato agli interventi finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e dal Piano nazionale complementare (Pnc). Tutte le opere di competenza dei Provveditorati dovranno rispettare i criteri racchiusi nel principio Dnsh. In sintesi, applicare i princìpi del Dnsh significa operare a favore della tutela dell’ecosistema, senza mai tradire precisi obiettivi ambientali cardine, quali: mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, protezione delle risorse idriche e marine, transizione verso l’economia circolare, prevenzione e riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua o del suolo e protezione della biodiversità e della salute degli ecosistemi.

Affinché vengano applicati i princìpi del Dnsh, i Provveditorati dovranno effettuare un’accurata analisi di contesto per identificare i vincoli urbanistici, territoriali, ambientali e socioeconomici, e determinare tutte le condizioni per una corretta progettazione, esecuzione e gestione dell’opera. Inoltre, in fase di progettazione, dovranno fornire indicazioni tecniche e specifiche per il rispetto dei principi di sostenibilità, prevedendo anche sanzioni comportanti la sospensione dei pagamenti agli appaltatori in caso di mancato rispetto del Dnsh. Inoltre, potranno introdurre requisiti più stringenti per rafforzare la tutela ambientale in relazione alle diverse tipologie di interventi.

I Provveditorati dovranno inserire nei bandi di gara anche clausole premiali in favore degli operatori economici che: adottino standard elevati di innovazione e di qualità costruttiva; siano in possesso di certificazione professionale ulteriore rispetto a quelle di gestione ambientale conformi al sistema Emas (Eco-management and audit scheme); attuino politiche per le pari opportunità, generazionali e di genere e promuovano l’inclusione lavorativa delle persone disabili; garantiscano il rispetto del principio di azzeramento del consumo di suolo.

Sempre nella fase di progettazione, i Provveditorati dovranno perseguire l’obiettivo di rendere a “energia quasi zero” gli edifici, secondo i princìpi di progettazione bioclimatica, come previsto dal regolamento europeo e dal pacchetto “Fit for 55”.  A tal fine, per i nuovi edifici e per gli interventi che contemplano una demolizione e una successiva ricostruzione, si deve prevedere: l’uso di tecnologie e tecniche avanzate a basso impatto; l’uso di materiali da costruzione riciclati e rinnovabili; l’approvvigionamento di materiali a basso impatto, dando priorità all’utilizzo di materiali innovativi attivi con proprietà antismog, autopulenti, antibatteriche e anti-odore; forme di progettazione modulari e flessibili; l’ottimizzazione gestionale, minimizzando costi e tempi di manutenzione dell’opera.

Le linee guida si applicano alla realizzazione delle opere la cui attività di programmazione sia avviata a partire dal primo gennaio 2023.

di Mariagrazia Barletta

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