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Professione
21 Maggio 2020

Per un ordinamento della professione condiviso.

Tavolo aperto con Cnappc e altri ordini provinciali

Di Redazione OAR

Di questi giorni la diffusione di una bozza di modifica all’ordinamento della professione da parte del Consiglio Nazionale Architetti, per raccogliere suggerimenti e modifiche in modo da rendere il regolamento il più aderente possibile alle esigenze professionali.

Così l’Ordine di Roma ha organizzato un webinar dal titolo Per il nuovo ordinamento: uno sguardo al passato e uno al futuro, coinvolgendo, non solo il Presidente Giuseppe Cappochin del CNAPPC, ma anche gli Ordini degli Architetti di Bologna, Palermo, Milano, Como, Catania, Napoli, Salerno e Torino.

Un confronto doveroso in un momento storico che ha colto tutti di sorpresa, ma che ha consentito di innescare un procedimento di unione e confronto, probabilmente mai visto prima.

“Da quarant’anni si parla di riforme – commenta il Presidente CNACCP Cappochin – oggi le professioni hanno deciso di collaborare e stanno scrivendo uno statuto congiunto per un’azione unitaria che convinca i Governi a non considerarci solo come casse”.

In questo giocano un ruolo fondamentali gli Ordini che, da baluardo di garanzia quale sono, possono individuare i comun denominatori come base condivisa.

“L’opinione pubblica si è stupita del comportamento esemplare dei medici durante l’emergenza sanitaria, anche a rischio della loro vita, ma il senso etico della professione è sempre alto – sottolinea Luca Ribichini, Presidente Commissione Cultura Casa Architettura OAR – Anche se gli architetti non salvano le vite nel senso più stretto del termine, hanno una funzione sociale determinante nel dotare di qualità gli spazi in cui trascorriamo il nostro tempo, dall’abitazione all’ufficio, dalla fabbrica alla scuola, fino all’intera città”.

Senza dimenticare il ruolo determinante nella conservazione del patrimonio culturale ed architettonico del nostro straordinario Paese o la funzione di utilità sociale nel garantire alcuni diritti fondamentali di ogni essere umano, come la salute (e non solo nel senso di salubrità degli ambienti), la sicurezza (e non solo antisismica, ma anche antincendio o nei luoghi di lavoro) e la libertà individuale nell’ambito del rispetto collettivo.

Pessimista il Prof. Raff­aele Bifulco, avvocato e professore ordinario di Diritto Costituzionale LUISS Guido Carli: “E’ un periodo storico in cui non è riconosciuto il valore della competenza specialistica.

I professionisti devono avere i piedi in Italia e la testa in Europa per riaffermare la dignità della figura dell’architetto”.

Comune la convinzione che la liberalizzazione abbia danneggiato la professione e soprattutto l’atto intellettuale che non è mai ripetitivo e standardizzato, ma rielaborato continuamente all’interno di regole certe di comportamento morale, etica e deontologia di cui l’Ordine si fa garante.

E sono proprio questi fattori a differenziare il professionista dall’impresa.

Nel definire il nuovo ordinamento della professione a gran voce si chiede il coinvolgimento di tutti gli attori protagonisti, dagli Ordini ai Ministeri, dalle Università alla politica affinchè sia un documento aderente alla realtà, condiviso e durevole e si possa così ridisegnare la figura dell’architetto, in tutta la sua utilità sociale e la sua opera di tutela di alcuni diritti fondamentali dell’uomo.

(GV)

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