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26 Aprile 2021

Gestione integrata del verde, da Babilonia al contemporaneo – di Alberto Giampaoli e Giuseppe Parisio

Abbiamo sempre pensato che l’aggiornamento professionale fosse necessario come ausilio nell’attività lavorativa. Come componenti del CTF, Comitato Tecnico per la Formazione, cerchiamo di offrire ai colleghi una metodologia di formazione della figura dell’architetto attraverso un approccio differente ed innovativo, sviluppando la capacità di risolvere i problemi attraverso una “vocazione” alla professione. Questo è il nostro modo di intendere l’attività di aggiornamento professionale per migliorare l’interesse la competenza tecnica e professionale individuale, necessaria per affrontare la professione di architetto in questo particolare momento difficile per tutti noi.


Nell’ottica di questo impegno, ad esempio, abbiamo organizzato nell’ottobre del 2020 un convegno online tramite piattaforma webinar, un’iniziativa in collaborazione con L’ASSIMP, l’associazione delle imprese di impermeabilizzazione italiane, che ha avuto la finalità di approfondire il tema dei sistemi impermeabili sia di coperture piane che tetti a verde. Dopo una breve presentazione del presidente Giovanni Grondona Viola, sono intervenuti esperti del settore quali l’Arch. Antonio Broccolino, l’Ingegner Fiori del Politecnico di Milano e anche il Prof. Bruno Filippo Lapadula per un inquadramento storico dei giardini pensili.


Vorremmo porre l’attenzione su uno degli aspetti discussi nel convegno, a nostro avviso fondamentali in questo particolare momento, per un approccio concreto ai temi della rigenerazione urbana quale approccio adeguato a una corretta gestione integrata del verde e delle acque piovane nella pianificazione urbana.

Perché incentivare tale tecnologia.


L’utilizzo del verde sulle coperture degli edifici, o sulle pareti verticali, segue i principi della bioarchitettura che mirano a limitare l’impatto ambientale delle costruzioni, prevedendo una superficie vegetale disposta lungo la copertura orizzontale superiore di edifici o ville. L’iniziale scetticismo nei confronti di questi sistemi, e il timore di problemi di infiltrazioni o di umidità, sono stati superati grazie alle innovazioni tecnologiche che oggi offrono notevoli vantaggi.
Pertanto i tetti verdi possono diventare un utile strumento per il risparmio energetico dell’abitazione in quanto migliorano l’isolamento termico della copertura, sia in inverno che in estate, e aiutano a regolare l’umidità dell’aria. Inoltre, riducono il fenomeno delle “isole di calore” delle città, migliorando il microclima cittadino filtrando l’inquinamento urbano e riducendo l’anidride carbonica attraverso il raffreddamento dell’aria per evapotraspirazione di vapore acqueo, favorendo anche l’insediamento di ecosistemi animali, oltre a ridurre la trasmissione dei rumori all’interno dell’edificio, svolgendo quindi un importante funzione regolatrice per il deflusso delle acque piovane che la progressiva cementificazione del territorio ha ridotto, con conseguenti problemi alluvionali; evitando, in caso di forti piogge – oggi fenomeno purtroppo frequente nelle nostre città – l’intasamento delle reti fognarie. In altri paesi questa pratica è regolarmente utilizzata, come ad esempio in Germania dove l’estensione dei tetti verdi aumenta di 13.000.000 m2 all’anno. Basilea, Sheffield, Londra, Copenaghen, Rotterdam, Amsterdam, Parigi, Stoccarda e Berlino sono solo alcune delle città europee che da tempo hanno avviato dei veri e propri programmi di intervento. Oltreoceano, in bella evidenza ci sono anche le esperienze di Toronto, Chicago e New York.


Da noi la diffusione dei tetti verdi è aumentata in relazione al crescente interesse per l’architettura sostenibile e la bioedilizia. La Norma di riferimento: UNI 11235 definisce una copertura a verde come una copertura caratterizzata dalla presenza di un insediamento di specie vegetali le quali devono essere in grado di adattarsi e svilupparsi nelle condizioni ambientali in cui sono poste.

La simbologia nella storia del giardino pensile.

Il giardino, e la sua variante di giardino pensile, ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella civiltà, tra storia e mito. I giardini pensili che più si ricordano sono i famosi giardini pensili di Babilonia (“Porta del dio”). Sono stati costruiti, secondo alcuni, dal re Nabucodonosor, nel 590 a.C. Della loro esistenza o del loro sito non si è certi, ma siamo certi del loro mito, che è diventato una narrazione fantastica di un paesaggio, oltre a rappresentare la grande forza e il prestigio di Babilonia.

Giardini come stupore per le persone, non solo le persone che li avevano frequentati, ma tutte le persone che ne avevano sentito parlare. Una delle sette meraviglie del mondo antico doveva essere qualcosa di straordinario: acqua presa dal fiume con particolari sistemi, piante che vivevano in ambienti più umidi, diversi da Babilonia.

Ricostruzione dei Giardini pensili di Babilonia – Fonte web: ©Sergey Likhachev (Behance)

Passando ad altre civiltà, il giardino pensile non è più meraviglia, simbolo di ricchezza di un paese, ma diventa la forza e la potenza di un eroe, la celebrazione dell’imperatore, o della persona importante e ricca, fino a divinizzarlo (come nei tumuli etruschi o dell’antica Roma). Sono i monumenti funerari di Augusto e Adriano (quelli più famosi – tumulo di terra alberato che, insieme a delle statue, ornavano il monumento) che rendono immortali gli imperatori.

Il giardino pensile prende un’altra funzione, nella casa dell’imperatore, la Domus Tiberiana sul Palatino a Roma e nell’area giardini delle navi di Caligola nel lago di Nemi, serviva ad alleviare le calde estati romane e dava sollievo con i profumi e i colori delle stagioni (molte volte i romani disegnavano i giardini negli ambienti interni, per far sembrare di vivere sempre in straordinari ambienti naturali).

L’esperienza del giardino pensile, per rendere più piacevole l’utilizzo degli spazi all’aperto, tranne l’epoca del medioevo che aveva acquisito un uso di orto (specialmente durante gli assedi), è molto diffuso nella storia del rinascimento e del barocco, fino a diventare quasi uno status symbol nel tetto più alto della città, presente sulla torre di Lucca, con sette lecci secolari (Torre dei Guinigi, altezza 44,25 metri, secolo XV).

Possiamo ricordare degli esempi rinascimentali e barocchi:

– palazzo progettato dall’architetto Bernardo Rossellino per l’umanista Enea Silvio Piccolomini, a Pienza tra il 1459 e il 1464;

– il giardino pensile di Palazzo ducale di Urbino, progettato dall’architetto Francesco di Giorgio, tra il 1472 e Il 1489, per Federico III da Montefeltro;

– il giardino pensile di Palazzo Borghese, a Roma, realizzato, tra il 1590 e il 1613, da Flaminio Ponzio.

Con il Grand Tour – da una traduzione, del 1670, di una guida per studiosi in visita all’Italia – il viaggio (che ha come tappe principali in Italia le città di Venezia, Firenze, Roma e Napoli), rappresenta una sorta di accademia dell’antica cultura mediterranea per le classi erudite europee, e quello che viene fatto in Italia viene portato in tutta Europa.

Una svolta per l’architettura italiana, dopo quasi due secoli di buio, ci sarà con il Manifesto Futurista dell’Architettura Aerea del 1934 (dopo altri due manifesti), di Tommaso Filippo Marinetti, Angiolo Mazzoni e Mino Somenzi: “Quali vaste sculture colorate e dinamiche ricche di giardini e frutteti pensili su gradinate e spirali, gli abitati rifornitori incorporeranno esteticamente nelle loro unità fiumi, laghi, colline, cime, ghiacciai.” Nel disegno di Antonio Sant’Elia il giardino pensile diventava, in nuce, un’altra componente “dinamica” della rivoluzione architettonica, contro il passatismo e il classicismo accademico.

È con Ville Savoye di Le Corbusier, costruita tra il 1928 e il 1931 in Francia, che il giardino pensile diventa una importante risorsa per la climatizzazione della villa, garantendo una temperatura più mite durante l’estate evitando l’insolazione, e una più mite in inverno evitando la dispersione del calore.

Tetto giardino di Villa Savoye, Poissy, Francia, 1929 – Le Corbusier

Si è persa la contrapposizione con la natura “matrigna” di Leopardi, e si fa strada l’ecologia: siamo di fronte a una miriade di distruzioni della natura, all’estinzione di molte specie di animali, all’inquinamento.

L’edificio a Vienna dell’architetto-artista ecologista Friedensreich Hundertwasser, inaugurato nel 1986, è una vera rivoluzione nell’architettura, una giusta risposta alla nuova domanda di ecologia. Il complesso, che ha anche il Museo Hundertwasser, ha il pavimento ondulato con i colori della facciata che danno una forte caratterizzazione e con gli “alberi inquilini” che non nascondono i prospetti; è un chiaro rifiuto del razionalismo e del funzionalismo.

Il tetto giardino è stato formato da oltre 900 tonnellate di terreno, con una cisterna per il recupero dell’acqua piovana e con un sistema naturale per il recupero delle acque reflue.

Con l’Auditorium Parco della Musica, nel 2003, prende ancora forza l’ecologia, sia per l’uso del giardino sia per le piante scelte. Cambia ancora la simbologia e diventa normalità progettare un auditorium con un grande giardino (dove, ogni anno, si fa un meraviglioso festival del verde).

Il parco è un giardino pensile che è posizionato sopra il parcheggio dell’Auditorium di Roma, tra i tre scarabei, ha una estensione di 38.000 metri quadrati, con piante mediterranee: ulivi, querce, pini, lecci, tigli, edere. Ha all’interno del parco un orto biologico, luogo visitato dai ragazzi della scuola elementare e dai fruitori di due case-famiglia, a cui sono destinati i prodotti della terra.

“Il giardino è specchio della società e del rapporto con la natura; ed è insieme uno spazio mitico, dove con più fantasia e libertà è possibile la collaborazione tra artista e architetto”: questa frase di  Arnaldo Pomodoro valorizza la potenzialità del giardino.

Il “bosco verticale”, dell’architetto Boeri, è un complesso di due edifici, inaugurato nel 2014, con circa duemila piante di nove specie diverse.  Per le essenze è stato fatto uno studio accurato per curare la manutenzione, per allergenicità e per i colori che ci raccontano il passare delle stagioni, mettendo gli alberi sempreverdi a sud-ovest, mentre le caducifoglie a nord-est. Le piante hanno un importante ruolo nel ridurre l’inquinamento e per l’attenuazione acustica. Gli edifici nascono per degli utenti tendenzialmente benestanti. È stato scritto un manifesto del bosco verticale, che è diventato un’icona nel panorama delle architetture. L’edificio, che ha vinto molti premi di architettura, è diventato un prototipo ripreso in tutto il mondo, per creare una risposta al cambiamento del clima, con tutta l’urgenza dei problemi inerenti.

Abbiamo visto, in questo rapido viaggio, i meravigliosi giardini pensili che spesso hanno cambiato la loro funzione, secondo il cambiamento della simbologia. L’edificio-albero è diventato ormai totalizzante fino a formare interi quartieri e città; anche se l’edificio di Vienna e il parco dell’Auditorium di Roma rimangono, forse, le risposte più giuste per i nostri giorni.

Le scelte progettuali e gli aspetti manutentivi.

Una copertura verde è un tetto ricoperto da uno strato di terreno e di specie vegetali; due le tipologie possibili: tetti verdi estensivi e intensivi. Si definisce tetto verde estensivo quando siamo in presenza di specie che richiedono uno strato di terra tra 8 e 15 centimetri e interventi di manutenzione ridotta (una o due volte l’anno); il loro peso è generalmente inferiore a 150 kg/mq. Le superfici sono accessibili solo per effettuare la manutenzione ordinaria. Questa soluzione è tipicamente usata per superfici molto ampie e non praticabili, ricoprendo le coperture di interi capannoni, centri commerciali o altri edifici il cui tetto non è adibito alla permanenza delle persone. Mentre si definisce tetto verde intensivo quando si è in presenza di specie che richiedono uno strato di terra da 25 a 50 centimetri e interventi di manutenzione costante o comunque superiore a 4-5 volte l’anno. Il peso supera i 150 kg/mq, ma varia in relazione alle soluzioni progettuali adottate. Il tetto verde intensivo prevede la messa a dimora di specie adatte a superfici accessibili e praticabili, richiede un substrato di spessore maggiore e ha costi più elevati. Il peso del sistema può arrivare anche fino a 2.000 kg/m2, con substrato colturale maggiore di un metro. Chiaramente questa soluzione è adatta a strutture in grado di portare questi carichi. La manutenzione richiesta per una copertura a verde è sicuramente maggiore rispetto ad una copertura tradizionale, anche quando si parla di bassa manutenzione nel caso di sistemi estensivi. La posa in opera e la manutenzione iniziale sono indispensabili per il corretto sviluppo del sistema verde.

Concludendo, è auspicabile l’impiego di queste innovazioni  perché i benefici climatici sono di gran lunga superiori ai costi di realizzazione e di manutenzione, come mitigazione del microclima, risparmio energetico, riduzione dell’inquinamento atmosferico e sonoro, della velocità di deflusso delle acque,  oltre alla crescita della natura e della biodiversità, Inoltre, il verde pensile, in combinazione con un impianto fotovoltaico, è una possibilità davvero innovativa per salvaguardare l’ambiente e contenere i costi energetici, incrementando anche il valore commerciale degli edifici.

Nella fotografia di ©Frank Geissler: Hundertwasserhaus, Vienna, 1986 – Friedensreich Hundertwasser

Alberto Giampaoli
Architetto
Componente del CTF, Comitato Tecnico Formazione Ordine Architetti P.P.C di Roma e Provincia
Referente OAR, percorso formativo sulla Professione


Giuseppe Parisio
Architetto
Componente del CTF, Comitato Tecnico Formazione OAR

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