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Architettura
22 Luglio 2020

Ascoltando le voci degli iscritti OAR/2. Tra crisi e digitalizzazione, le sfide e le opportunità raccontate dagli architetti romani

Di Redazione OAR

Il 2020 sicuramente sarà un anno che rimarrà impresso nella memoria di tutti e non solo per la semplicità numerologica che lo contraddistingue. E per il mondo degli architetti? Ci saranno strascichi nel prossimo futuro? Non sorprende sentir parlare di crisi negli studi di architettura, già in bilico da anni, quasi fosse una professione per pochi.

Ma per tracciarne un “censimento” verosimile l’Ordine ha messo a punto un questionario, rivolto a tutti i suoi iscritti per cercare di descriverne lo status quo, evidenziare criticità e raccogliere dati e storie di chi ha saputo trasformare criticità in opportunità.

Partecipa al questionario: LINK

Il lavoro durante l’emergenza sanitaria

«Restare operativi durante il lockdown, senza perdere un solo giorno di lavoro, ha consentito non solo l’avanzamento delle commesse in corso ma anche l’acquisizione di nuovi clienti – racconta Massimiliano Benga, dello studio Arsarc, che quantifica nel 300% l’aumento di lavoro in questi ultimi mesi. – Per restare operativi è stato necessario puntare su flussi di lavoro e di validazione basati su smart working, su piattaforme di condivisione cloud e di comunicazione on line, tutti strumenti connaturali del processo BIM».

Efficientare il metodo di lavoro, ma anche sfruttare il momento per modellare e trasformare gli spazi in modo da adeguarsi alle regole anti-contagio, tanto da aprire nuovi settori di mercato ed allargare i confini della progettazione. Su questo filone si è concentrato l’impegno dello studio Borzelli & Berta che durante la quarantena si è concentrato in particolare sull’ambiente nautico per rendere ancora possibile la navigazione in tutta sicurezza, nonostante le dimensioni ristrette degli ambienti.

«Durante l’emergenza sanitaria abbiamo dovuto sospendere le attività di cantiere, ma non quelle di ricerca e progettazione – spiega lo studio Borzelli & Berta – in alcuni casi siamo stati costretti a posticipare l’inizio di alcuni lavori in attesa di una situazione più stabile».

Un forte rallentamento della filiera delle costruzioni ha frenato anche l’attività di Luca Solazzo, architetto libero professionista: «I piccoli studi hanno sofferto meno rispetto alle grandi strutture, ma il nostro processo produttivo parte da un’idea e termina con la sua realizzazione, coinvolgendo una serie di competenze che devono sempre più imparare a fare squadra per garantire eccellenza – prosegue Solazzo – abbiamo potuto lavorare da remoto per quanto riguarda la progettazione, ma la cantieristica si è fermata».

Le criticità trasformate in opportunità

Forte dunque la connessione tra crisi, incrementata anche dall’evento pandemico, ed innovazione, alta specializzazione tecnologica, informatica e digitale.

«Un team di professionisti ha lavorato contemporaneamente a distanza sullo stesso file in tempo reale, scambiandosi anche messaggistica per la condivisione e risoluzione di problematiche progettuali specifiche all’interno stesso del documento» racconta Benga.

Centrale rimane la necessità di trovare nuovi stimoli per rilanciare il settore. «Si dovrebbe puntare su due elementi nell’immediata ripresa dell’attività professionale: la sicurezza in cantiere aggiornata all’esistenza del Covid e la presenza delle banche come alleate nel supporto dei lavori per committenza ed impresa, per incentivare una maggiore spinta economica», osserva lo studio Borzelli & Berta.

Cosa resterà quindi di questa esperienza di distanziamento sociale e lavorativo?

«Il Covid19 lascerà dietro di sè anche dei vantaggi economici, logistici, ergonomici e sociali sia per i datori di lavoro che per i dipendenti. I primi ad esempio – racconta Benga – risparmieranno su assicurazioni professionali, costi diretti, buoni pasto e contributi a fronte di una produttività generalmente maggiore. I secondi possono contare su una contrazione delle spese per vitto e trasporti pendolari con valori aggiunti importanti per la qualità della vita di minore stress da spostamenti, un’alimentazione più equilibrata e su misura ed una maggiore flessibilità degli orari lavorativi» osserva Benga.

Senz’altro a scapito di relazioni sociali e lavorative, basate su confronto e dialogo che, allungano sì i tempi lavorativi, ma sicuramente arricchiscono l’interiorità del genere umano.

«Il valore dello studio come luogo di lavoro, incontro e confronto risiede nei rapporti interpersonali, nello scambio di idee e nella condivisione di obbiettivi» concludono Borzelli & Berta.

(GV)

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