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Pianificazione
23 Ottobre 2019

Rigenerazione: concorsi, riusi temporanei, ricuciture. Ecco le idee in campo

Nella giornata di chiusura di Spam la tavola rotonda per ragionare sulle possibili trasformazioni delle città, con un focus specifico su Roma

Dalle ricuciture urbane agli usi temporanei, dall’inclusione sociale ai concorsi di progettazione.  Gli strumenti per la rigenerazione della città contemporanea sono molteplici di varia natura. Quali sono quelli, oggi, più adatti a Roma? Quali sono limiti e criticità per la loro adozione? E le opportunità? Sono le domande intorno alle quali si è svolta la riflessione – nel corso della giornata di chiusura di Spam, il 18 ottobre – che ha caratterizzato la tavola rotonda con alcuni attori della trasformazione del tessuto urbano capitolino: pubblica amministrazione, investitori, politica, associazioni.

Il tema della rigenerazione urbana, con le ipotesi calate sulla realtà territoriale romana, ha rappresentato una sorta di chiusura ideale per il festival organizzato dall’Ordine degli architetti di Roma, durante il quale sono state analizzate, da tante angolature diverse, tutte le questioni che riguardano le città e le loro trasformazioni, con lo sforzo costante di cogliere riflessi, stimoli e proposte sul futuro della Capitale.

Montuori: Costruire tavoli di confronto sulla città

Roma – ha detto l’assessore capitolino all’Urbanistica, Luca Montuori – ha scontato una previsione di crescita sballata, stimata prima della crisi del 2008: da allora sono stati varati strumenti che hanno permesso di derogare in modo crescente alle previsioni del piano regolatore”. Il riferimento è soprattutto al Piano Casa, “che ha demolito qualsiasi strumento pianificatorio. Quella sana relazione tra interesse privato e indirizzo pubblico è stata smontata. La macchina va rimessa su binari giusti”.

Un segnale, secondo Montuori, viene dalla “volontà di partecipare a Reinventing Cities”, il bando avviato dalla C40 Cities Climate Leadership Group che si connette a “Reinventer Paris”, lanciata dalla capitale francese nel 2014. “A disposizione – ha poi precisato – c’è un patrimonio pubblico da rigenerare, per il quale si chiede a investitori e gestori, insieme, di adottare una visione sostenibile da un punto di vista economico. Abbiamo individuato alcune aree importanti, sia di proprietà comunale che in partnership con altri stakeholder. Dal recupero del patrimonio inutilizzato, si pensi alla ex fabbrica Miralanza, al legame tra città e sistema dei trasporti, attraverso, ad esempio, un accordo con Ferrovie dello Stato per interventi collocati lungo l’anello ferroviario”.

Occorre costruire tavoli di discussione sulla città, che consentano di portare all’attenzione di tutti alcuni temi connessi alla trasformazione della città. Spam, il festival organizzato dall’Ordine degli Architetti di Roma, “è stata importante da questo punto di vista”, ha detto l’assessore. Che poi ha aggiunto: “I concorsi di progettazione, nello specifico, sono uno strumento di discussione sulla città. Negli ultimi tempi sono stati avviati diversi concorsi, tra pubblici e privati. Tra quelli ricordati: nuova sede Istat, Poligrafico Zecca dello Stato, Stadio Centrale del Foro Italico (bando recentemente pubblicato su concorsiawn). Il 22 ottobre a Tor Marancia – ha annunciato Montuori – “si avvia il processo di partecipazione per uno nuovo concorso per un centro civico. Su Guido Reni, ci sarà un bando per il progetto di una biblioteca-centro civico avanzato, Stiamo lavorando per un concorso per il mercato San Giovani di Dio”.

Sangiorgio: Riuso temporaneo per rivitalizzare luoghi abbandonati

Le città che sono il futuro dell’umanità: tra qualche decennio la concentrazione demografica nei grandi centri urbani sarà enorme. A dirlo è stato Marco Sangiorgio, direttore generale Cdp Investimenti sgr, che poi ha ristretto il campo di osservazione: “Nel nostro Paese un tema importante è quello di promuovere la ricucitura di tutte parti della città – ha affermato -. Cdp è proprietaria di tantissime aree che appartenevano alle pubbliche amministrazioni e che avevano usi speciali, come ex caserme ed ex ospedali. Si tratta di spazi e immobili abbandonati da tempo, spesso in condizioni di degrado evidente. Sarebbe fondamentale rigenerare questi luoghi”. E cosa occorre per farlo? “Dal nostro punto di vista, conoscendo la complessità degli iter in questi casi, sicuramente sarebbe necessario mettere mano alle procedure, alle regole d’’ingaggio, per favorire la rigenerazione. La legge urbanistica non è più attuale e neanche le regole edilizie con cui ci confrontiamo”.

Una riflessione ad hoc sul tema del riuso temporaneo. “Ci sono aree nei centri città spesso chiuse da muri invalicabili per decenni – ha rimarcato Sangiorgio -. Ci sembra interessante l’idea di aprirle alla cittadinanza attraverso usi temporanei per favorire la progettazione. Guido Reni è stata una esperienza anche molto positiva. La città si è riappropriata di un luogo chiuso”. Purtroppo, però, ha osservato, “chi favorisce iniziative di questo tipo si assume un po’ di rischi perché questa attività non è ben normata”.

Bilotta: Visione, comunicazione, governance

Interessante l’esperienza – riportata da Domenico Bilotta, managing director Investire sgr – avviata con “Progetto 10.000”, con committenti, progettisti e imprese allo stesso tavolo con l’obiettivo di ridurre i costi e i tempi di costruzione nel social housing ( l’opportunità era dare il via libera ad un portafoglio di circa 10mila appartamenti, da qui il nome del progetto). “Il successo di una operazione di rigenerazione o ricostruzione – ha spiegato – è sempre accompagnato dalla gestione attenta del profilo dei costi. Abbiamo messo insieme un gruppo di studio cercando di agire in modo efficace sul fronte delle spese. Dovevamo realizzare abitazioni poco costose, destinate a soggetti svantaggiati, ma che fossero ben fatte e anche in categorie energetiche elevate”. Tre gli argomenti principali da affrontare, secondo Bilotta, quando si parla di processi di rigenerazione: “Visione, comunicazione e governance”. Un caso virtuoso è stata una operazione ad Ascoli, “che ha trasformato un relitto in una zona urbana ricca di servizi, riportando i giovani nel centro cittadino”.

Il primo ingrediente sono le persone

Tra gli altri partecipanti dalla tavola rotonda ci sono stati Eugenio Patanè, consigliere regionale e presidente della Commissione lavori pubblici, infrastrutture, mobilità e trasporti della Regione Lazio, che ha ricordato la legge sulla rigenerazione urbana approvata dall’amministrazione, precisando come, “prima di muoversi, sia necessario definire il ruolo che la città dovrà avere”; ma anche Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro Don Dino Puglisi, che ha lanciato la proposta: “Perché Cdp non viene a investire nel quartiere Brancaccio, a Palermo?”; per poi sottolineare “l’importanza fondamentale di sostenere, nei processi di rigenerazione urbana, il valore dell’inclusione sociale, che spesso passa dai servizi”. Qualsiasi visione della città, ha concluso, “deve tenere conto del primo ingrediente, le persone, soprattutto quelle più fragili”. (FN)

Redazione OAR

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