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Architettura
30 Dicembre 2020

Da Testaccio al Ponte Musmeci: nuovi progetti di studi romani. Quattro concorsi vinti nel 2020

di Redazione OAR

Dagli interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana nel quartiere Testaccio, nel centro di Roma – con verde pubblico e servizi per i cittadini – alla progettazione della nuova cittadella giudiziaria a Catania. E, ancora: dal restauro conservativo e valorizzazione del Ponte sul Basento, monumento di interesse culturale opera di Sergio Musmeci, all’incarico per una nuova sede bancaria a Pachino (Siracusa), in Sicilia.

Sono alcuni dei nuovi progetti firmati da architetti romani che, anche in raggruppamento con altri studi, sono risultati vincitori di concorsi di progettazione aggiudicati nel 2020

Si tratta di una lista di progetti – individuata a titolo esemplificativo e non certo esaustiva – che può idealmente rappresentare un punto di (ri)partenza, dopo un anno segnato dall’emergenza epidemiologica da Covid19 che ha duramente colpito l’intera economia nazionale, con pesanti impatti anche per le realtà professionali. Ricominciare dai concorsi di progettazione – strumento che l’Ordine degli Architetti di Roma sostiene con forza – significa, infatti, compiere un passo in avanti per puntare sulla qualità dell’architettura e sulla più ampia partecipazione dei progettisti.

A seguire quattro esempi di progetti vincitori di concorsi di progettazione firmati da (o anche da) studi romani.

Riqualificazione a Testaccio

È un progetto da realizzare nel cuore di Roma quello che ha vinto il concorso pubblico di progettazione dellarea compresa tra via Marmorata, via Galvani, via Zabaglia e via Caio Cestio (e il progetto definitivo del sub-ambito di via Paolo Caselli per artigianato di servizio e studi d’artista): il bando – promosso dal Municipio I di Roma Capitale, in collaborazione con l’OAR, in attuazione del protocollo siglato tra l’Assessorato capitolino all’Urbanistica e l’Ordine degli Architetti di Roma per dare impulso alle procedure concorsuali – si concentra  su riqualificazione e rigenerazione urbana a Testaccio, in uno spazio cittadino di grande rilevanza.

Ad aggiudicarsi il concorso è stato lo studio Sycamore (sito), con l’architetto Raniero Botti, realtà multidisciplinare nell’ambito dell’architettura e dell’interior design con sede a Roma: è stato incaricato dell’elaborazione del piano urbanistico necessario e del progetto definitivo per la realizzazione del nuovo insediamento. L’avvio dei lavori è previsto entro il 2021 (costo complessivo dell’intervento per l’ambito è pari a circa 8,2 milioni di euro).

Il progetto vincitore, presentato lo scorso luglio alla Casa dell’Architettura, è incentrato, tra l’altro, sul concetto di ricucitura a livello urbanistico e architettonico, configurando una cerniera di connessione tra i rioni Testaccio, Ripa e San Saba, in un sistema di piazze e verde fruibile. Tra gli obiettivi c’è quello di creare un polo per sport e tempo libero in un contesto di riferimento in cui il verde costituisca «struttura portante» in connessione con il sistema delle scuole presenti sul territorio e i luoghi storici che caratterizzano il contesto. «Il pensiero che c’è dietro il progetto – si legge nella relazione illustrativa – è di offrire un ventaglio di opportunità di socializzazione ed eventi che possano trasformare un luogo in una città nella città».

La cittadella giudiziaria di Catania

Aggiudicato nel 2020 anche il concorso per la nuova cittadella giudiziaria di Catania. A vincerlo è stato modostudio (sito), atelier romano con sede in zona Ostiense guidato da Fabio Cibinel, Roberto Laurenti e Giorgio Martocchia, con un raggruppamento che include, tra gli altri, anche Stancanelli Russo Associati, Comma Engineering, realtà con basi nella città siciliana.

Si tratta di un opera dal valore complessivo di circa 40 milioni di euro (inclusa la demolizione della preesistenza). La nuova cittadella della Giustizia di Catania, nello specifico, sorgerà dove c’era l’ex Palazzo delle Poste, davanti alla linea ferroviaria che corre lungo la costa. L’inaugurazione è prevista per il 2023.

Tra gli aspetti del progetto particolarmente apprezzati dalla giuria c’è quello del recupero di uno spazio pubblico urbano – con un ampio percorso d’accesso verso il vicino mare fruibile da tutti i cittadini – capace di generare una forte permeabilità, considerata «di particolare pregio – si legge tra le motivazioni della giuria -, in quanto consona ai desiderata di una città come Catania che anela fortemente al ripristino dell’antico rapporto con il mare, sempre interrotto e negato dalla presenza invasiva della linea ferrata, della quale si auspica il prossimo interramento». La struttura, inoltre, «si presenta perfettamente contestualizzata nella circostante architettura post-industriale anche in virtù di alcuni appropriati richiami formali, come i pilastri che evocano le contigue ciminiere, nonché in virtù della scelta cromatica di alcuni materiali come il cocciopesto; in reato modo si realizza una «elegante transizione da edificio/fabbrica per la raffinazione dello zolfo a edificio/fabbrica in cui si ‘fa’ la Giustizia».

Il restauro del Ponte Musmeci

Un restauro che conserverà tutte le soluzioni di Sergio Musmeci, il visionario ingegnere che ha progettato il Ponte sul Basento, dichiarato nel 2003, dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, «monumento di interesse culturale. Preservare l’idea originale di Sergio Musmeci e la sua intuizione statico-strutturale è l’obiettivo dichiarato del progetto che ha vinto il concorso di progettazione per il restauro conservativo del Ponte Musmeci, bandito dal Comune di Potenza. Il gruppo italo-svizzero primo classificato è guidato da Ets Spa Engineering and Technical Services, e vi fanno parte, tra gli altri – in un team molto variegato -, anche Carmen Andriani (architettura, contesto e coordinamento generale) e lo studio romano Valle 3.0 srl  (sito) per il progetto di seconda fase.

Il progetto si propone di non alterare, nell’opera di Musmeci, «il profilo alare, la conformazione dell’impalcato, con attenzione al contesto urbano e ambientale complesso in cui è inserita» e di predisporre «un cantiere pilota per attuare strategie specifiche per ogni parte del ponte senza gravare sulla mobilità».

Per quanto riguarda l’intervento sulle superfici in calcestruzzo vista, da cui è caratterizzato il Ponte Musmeci, i lavori punteranno a ridurre al minimo le sostituzioni di materia, privilegiando l’uso di materiali e tecniche originari. Obiettivo: non interferire nella spazialità che Musmeci ha saputo realizzare. L’intervento intende inoltre contribuire alla valorizzazione del patrimonio naturale e culturale locale attraverso una serie di interventi di conservazione, fruizione e valorizzazione, anche a fini turistici.

Nuova sede direzionale Bcc a Pachino (Siracusa)

Un raggruppamento di professionisti, gran parte dei quali iscritti all’Ordine degli Architetti di Roma, costituito da SBArch Studio Bargone Architetti Associati (sito), Dfg Architetti Associati (sito) e Architetto Pietro Giallongo si è aggiudicato – con rilsutato reso noto lo scorso 7 ottobre – il primo premio per il concorso di progettazione per la nuova sede direzionale della Banca di Credito Cooper a Pachino (Siracusa). 

Il nostro progetto – si legge nel sito dello studio Dfg – «è un’architettura che nasce da una riflessione sul territorio, sulla sua storia, sulla sua gente. Un landmark integrato nel paesaggio, un edificio in armonia con il contesto, pensato responsabilmente per chi lo vede dall’esterno ma soprattutto per chi lo vive all’interno. Un edificio che si veste dei colori del contesto e si inserisce nei profili morbidi del paesaggio, ispirandosi alle trame del tessuto rurale fatto di campi agricoli e serre, ma che allo stesso tempo racchiude spazi innovativi, tecnologici e flessibili, che anticipano il futuro»

La peculiarità dell’edificio è di essere «immerso nel verde e proiettato nel paesaggio». È stata realizzata una piazza/anfiteatro centrale, che ricorda gli antichi casali delle campagne siciliane «che si articolavano intorno al baglio», mentre Le funzioni interne delle edificio sono state pensate come ambienti flessibili, con l’impiego di pareti manovrabili e attrezzate, spazi comuni adattabili a diversi utilizzi.

Qui sotto una gallery con alcuni dei progetti sopra citati, tratta dai siti web degli studi.

(FN)

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