Stimolare una riflessione sulla programmazione delle trasformazioni urbane future, ponendo al centro il progetto architettonico come strumento di innovazione e come eredità culturale e sociale duratura per la città, attraverso occasioni di confronto e approfondimento – con una visione orientata al lungo termine – sulle dinamiche progettuali, infrastrutturali e simbolico-spirituali che stanno ridisegnando il volto della Capitale in coincidenza con l’Anno Santo. Il 26 maggio, la Casa dell’Architettura di Roma ha ospitato un doppio appuntamento che ha posto l’architettura al centro delle trasformazioni urbane in relazione al Giubileo 2025: il convegno in due sessioni (mattutina e pomeridiana) «Opere del Giubileo e Architettura Sacra» – dedicato ai cantieri che hanno trasformato, e stanno trasformando, la Capitale e alle chiese contemporanee (completate a Roma, e in Italia, negli ultimi venticinque anni) – e l’inaugurazione dell’omonima mostra, che sarà visitabile gratuitamente fino al prossimo 10 settembre, alla presenza del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.
L’iniziativa – organizzata dall’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia, in collaborazione con la rivista Chiesa Oggi, con il supporto dell’Ufficio Nazionale Beni Culturali e l’Edilizia di Culto della Cei – ha visto la partecipazione di istituzioni, progettisti e operatori del settore, chiamati a riflettere sul significato urbano e liturgico delle opere in corso. L’obiettivo è stato, tra l’altro, quello di valorizzare e raccontare il ruolo dell’architettura quale strumento di accoglienza, inclusione e rigenerazione, in una città – Roma – chiamata ad affrontare sfide complesse sotto il profilo logistico, ambientale e sociale. Attraverso una selezione di progetti realizzati o in fase di realizzazione, il racconto emerso nel corso del convegno ed il percorso espositivo hanno messo in luce il contributo del mondo professionale alla costruzione di una Roma più accessibile e funzionale, in grado di rispondere non solo alle esigenze dei pellegrini attesi per l’Anno Santo, ma anche a quelle dei cittadini. In questo scenario, il «metodo Giubileo» è emerso come paradigma operativo cin grado di coniugare efficienza realizzativa e qualità architettonica, trasformando la ricorrenza religiosa in un’occasione concreta di sviluppo e riqualificazione.
A inquadrare il convegno e la mostra nell’ambito dell’impegno dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia «a tenere alta l’attenzione e portare avanti la riflessione sulle trasformano in atto nella Capitale» è stato il presidente OAR, Alessandro Panci, sottolineando come queste iniziative servano «a far conoscere cosa si è fatto e cosa si sta facendo per quanto riguarda la risistemazione di improntanti aree della città e l’accoglienza di pellegrini e turisti. Sappiamo – ha proseguito – che tempi burocratici e difficoltà che possono sorgere nei cantieri a volte finiscono per rallentare la realizzazione di un’opera. Ma abbiamo la fortuna che, nel caso del Giubileo, ci sia una continuità data dall’avere un evento straordinario che però ha una cadenza periodica, si pensi anche al prossimo appuntamento giubilare straordinario del 2033». È opportuno, però, ha rimarcato il presidente OAR, «aprire una riflessione su come si possa cambiare in modo importante la città con programmazioni anche a lungo termine. Partendo per tempo con le attività di programmazione e progettazione per il prossimo Giubileo, avremmo l’occasione non solo di risistemare ma anche di ripensare importanti aree del centro storico, delle zone limitrofe e anche di aree extraurbane che ospitano luoghi di culto: pensiamo ad esempio alla Chiesa di Dio Padre misericordioso progettata da Richard Meier, al Divino Amore, anche a Subiaco. L’importante è sapere che trasformazioni profonde non si fanno in tempi brevi. Bisogna evitare che si attenda di capire quanti fondi saranno a disposizione prima di decidere quali opere portare avanti. Bisogna ragionare su una visione di quello che deve essere uno spazio pubblico per le nuove esigenze di visitatori e cittadini, decidere e subito iniziare a lavorare alle fasi di programmazione e progettazione. Solo così ci sarebbero il tempo e il modo per maturare progetti più ampi».
Per il sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri – che ha partecipato, insieme al presidente Panci, al taglio del nastro della mostra allestita alla Casa dell’Architettura, è importante «che ci sia una mostra dedicata ad alcuni degli interventi giubilari più belli e più rappresentativi».
Qui la video intervista a Roberto Gualtieri
«In questi tre anni – ha aggiunto Gualtieri – abbiamo cercato di non preoccuparci solo della quantità delle opere ma abbiamo cercato di portare qualità negli interventi urbanistici della città. Tra conclusi e parzialmente conclusi siamo arrivati a 156 interventi. Dimostrando anche che presto e bene a Roma possono convivere». La linea data sin dall’inizio per i cantieri giubilari, ha aggiunto il sindaco capitolino, «era di avere più ambizione, di guardare alla qualità, ad una qualità anche trasformativa e non solo legata alla bellezza. Quindi più attenzione al riequilibrio degli spazi urbani, alla vivibilità, al verde: un’inversione di rotta in una città che ancora oggi risente molto di una visione del passato in cui gli spazi urbani erano fondamentalmente pensati per far circolare più possibile e più velocemente le auto. Penso che il lavoro che stiamo facendo si sta vedendo».
Il convegno
Il senso della giornata è stato raccontato da Marco Maria Sambo, segretario OAR e direttore di AR Magazine, oltre che coordinatore scientifico di entrambe le sessioni del convegno. «Quello di oggi alla Casa dell’Architettura – ha detto – è un importante momento di confronto e dibattito per ragionare sulle trasformazioni urbane, sul cambiamento in atto a Roma nell’anno del Giubileo. È l’occasione per riflettere sul rapporto tra spazio pubblico e spazio sacro, sui cambiamenti infrastrutturali della città a beneficio della cittadinanza e dei pellegrini. È quindi una opportunità, per una riflessione sulla Città Eterna, sulle morfologie urbane e architettoniche, sulla rigenerazione, sulle prospettive per il prossimo futuro».
«Ogni Giubileo è composto di esperienze ecclesiali e spirituali, ma, al contempo, di opere concrete, costruzioni, restauri, aperture di nuovi varchi, costruzione di nuovi ponti, chiusura di percorsi pericolosi», ha affermato nel corso dei saluti istituzionali Don Luca Franceschini, direttore dell’Ufficio Beni culturali Ecclesiastici ed Edilizia di Culto della CEI, sottolineando come «questo tipo di occasioni di confronto consentano di sperimentare quella che mi pare essere una delle novità del Giubileo 2025: una ancor più grande sinergia rispetto al passato tra le varie realtà istituzionali, in modo che il cammino spirituale che i pellegrini sperimentano venendo a Roma per l’anno giubilare assuma tutto il suo significato anche nell’interazione con la città, con le sue opere urbane realizzate e progettate appositamente, e con tutte le varie strutture che le diverse realtà, da quelle ecclesiali a quelle cittadine, hanno messo a disposizione».
Qui la video riflessione di Don Luca Franceschini
A inquadrare le tematiche al centro del convegno, con particolare riguardo all’inserimento e all’integrazione delle opere realizzate e in via di realizzazione in occasione dell’Anno Santo nell’immenso patrimonio di Roma Capitale in termini di beni archeologici, storico-artistici e monumentali è stato il Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali, Claudio Parisi Presicce.
Mentre Marco Sangiorgio, Ad di Giubileo 2025 ha declinato il quadro «dell’imponente programma di interventi per il Giubileo di oltre 4 miliardi di euro», il quale «non solo ha velocizzato il percorso di riqualificazione urbana di Roma, ma ha anche attivato un virtuoso processo di lavoro e collaborazione tra la pubblica amministrazione, i professionisti, i project manager e le imprese. Nel nostro ruolo di stazione appaltante abbiamo avviato oltre 380 procedure di affidamento relative a lavori e servizi di ingegneria, che hanno trasformato l’aspetto e la vivibilità di parte della città. Come soggetto attuatore, seguiamo 26 progetti tra cui alcuni interventi iconici, che coniugano la valorizzazione di un patrimonio culturale e artistico unico al mondo con l’evoluzione dei modelli urbani e sociali».
Nel primo panel sui cantieri del Giubileo, che ha aperto i lavori, Claudia Ricciardi, consigliera OAR con delega ai Concorsi, ha ricordato come il concorso di progettazione sia l’unica procedura che mette al centro la qualità del progetto di architettura, offrendo la massima trasparenza in tutte le sue fasi. L’obiettivo dell’Ordine è che questa procedura non sia intesa come un evento eccezionale, ma sempre più come uno strumento ordinario attuativo degli interventi di trasformazione della città». A seguire Alessandro Flaccovio, responsabile Project Management Giubileo 2025 Spa e Marco Vincenzi, segretario tecnico del Sindaco di Roma hanno illustrato, con dati e informazioni dettagliate lo stato dell’arte del programma di trasformazione in atto nella Capitale.
Le opere in mostra e il racconto dei progettisti
La giornata, come anticipato, ha visto l’inaugurazione delle mostra «Opere del Giubileo e Architettura Sacra», organizzata – presso il primo anello della Casa dell’Architettura (Piazza Manfredo Fanti, 47) e visitabile fino al prossimo 10 settembre (lun-sab | ore 10-19) – dall’OAR in collaborazione con Chiesa Oggi, con il supporto dell’Ufficio Nazionale Beni Culturali e l’Edilizia di Culto della CEI e con il patrocinio delle eccellenze istituzionali. La riflessione che ha animato l’evento ha gravitato proprio intorno al racconto, da parte degli stessi progettisti che le hanno realizzate/progettate, di alcune delle opere presenti nel percorso espositivo. Per quanto riguarda la sezione delle trasformazioni urbane a Roma sono intervenuti: Antonio Atripaldi, co-founding partner ADAT, per il progetto del Mercato Cola di Rienzo; Andrea Bulloni, partner e direttore LAND Italia per il Tevere – Parco Schuster; Alessandro Cambi, founder partner di It’s per gli interventi di Piazza Cinquecento e Piazza Risorgimento – Via Ottaviano; Luigi Franciosini, per la Cisterna delle Sette Sale; Marlice Imparato, studio Oneworks, per Piazza San Giovanni; Francesco Isidori, founding Director Labics, per la Nuova Passeggiata Archeologica; e Felipe Lozano, partner e direttore tecnico Via Ingegneria per Piazza Pia e Piazza della Repubblica. Sul fronte delle chiese romane e nazionali in mostra, invece, hanno partecipato Sharon Yoshie Miura, Garofalo Miura Architetti, per la Chiesa di Santa Maria delle Grazie (2016 – Casal Boccone – Roma); Valentina Noris, project coordinator – Embt Architects, per il progetto vincitore del concorso per la parrocchia Gesù Redentore a Ferrara, Diocesi di Ferrara – Comacchio (progettista capofila: Benedetta Tagliabue – Arch. Valentina Noris coordinatore progetto); Valerio Palmieri, Università Roma Tre, per la Chiesa di San Pio da Pietralcina (Anselmi e Associati – 2010 – Malafede – Roma); Marco Petreschi, consulente Orpnc, per il Complesso Parrocchiale Santa Teresa di Calcutta (2016 – Ponte di Nona – Roma); Simone Sfriso, TAMassociati, per il progetto vincitore del concorso per la Parrocchia Resurrezione di Nostro Signore a Viareggio, diocesi di Lucca; Susanna Tradati e Michele Molè (con un videomessaggio) per la Chiesa Santa Maria Della Presentazione (2002 – Roma).
Qui le video interviste realizzate con alcuni degli architetti presenti, che raccontano i loro progetti
Antonio Atripaldi
Alessandro Cambi
Luigi Franciosini
Felipe Lozano
Sharon Yoshie Miura
Valentina Noris
Valerio Palmieri
Marco Petreschi
Simone Sfriso
Un dialogo fecondo
A completare la giornata i focus su «Architettura e arte per la liturgia: l’impegno della Chiesa italiana», di Don Alberto Giardina, direttore Ucio Nazionale Liturgico della Cei, e di Emanuele Pozzilli, direttore incaricato Diocesano edilizia di Culto Vicariato di Roma su «Nuova edilizia di culto ed esigenze pastorali contemporanee». E il tavolo di confronto conclusivo al quale hanno particolato, tra gli altri, Luigi Prestinenza Puglisi, presidente Associazione Italiana di Architettura e Critica (Aiac), e Luca Ribichini, professore ordinario Facoltà di Architettura, Sapienza Università di Roma.
Il dibattito di chiusura è stato moderato da Caterina Parrello, direttore editoriale Chiesa Oggi, che in precedenza aveva tenuto, tra l’altro, anche un intervento di analisi critica sul tema dei concorsi per le nuove chiese. La giornata di oggi, ha detto, è stata un’importante occasione: grazie alla collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Roma, abbiamo potuto dar vita ad un evento significativo per riflettere sia sulle opere in corso per il Giubileo, sia – soprattutto – sull’architettura sacra contemporanea. Abbiamo raccontato come, in 25 anni di procedure concorsuali promosse dalla Cei, si sia sviluppato un percorso evolutivo che ha coinvolto attivamente gli architetti, instaurando un dialogo costruttivo con le comunità. Queste ultime non sono rimaste spettatrici, ma sono diventate parte attiva del processo, portando le proprie istanze e contribuendo alla realizzazione concreta delle opere. Un risultato che va oltre la sola dimensione progettuale, arrivando fino alla messa a terra e alla piena attuazione degli interventi». Come architetto, impegnata da anni sul fronte del patrimonio e dell’architettura sacra, ha poi concluso, «credo sia fondamentale che tutti i colleghi abbiano avuto, in questi decenni, l’opportunità di avvicinarsi alla committenza ecclesiastica, instaurando con essa un dialogo fecondo». (FN)
La video riflessione di Caterina Parrello