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Architettura
27 Aprile 2020

Post Covid19. Arash Ahmadi: «Fare squadra per rafforzare il ruolo dell’architetto»

di Redazione OAR

Uno sguardo dall’estero, in particolare dall’Iran, sulla professione e sul modo di progettare in Italia. Sottolineando l’importanza fondamentale – della quale occorre ricostruire al più presto una consapevolezza condivisa – del ruolo degli architetti. Soprattutto in una fase, come quella determinata dall’emergenza epidemiologica da Covid19 e le sue conseguenze socio-economiche, in cui il mondo della progettazione sarà chiamato a sfide nuove e decisive. È questo il punto di vista da cui parte, per le sue riflessioni, Arash Ahmadi, iscritto all’OAR dal 2005 e fondatore dell’omonimo studio con sede operativa in Iran, con progetti in essere e realizzati, tra l’altro, oltre che nel paese mediorientale, in Italia e Oman.

«Il lockdown causato dal Covid19 in Iran è durato molto meno che in Italia – racconta l’architetto -. Siamo tornati operativi da oltre due settimane. Abbiamo orari e turni di lavoro, sia in studio che in cantiere. I progetti in essere e in fase di sviluppo hanno visto grandi cambiamenti. In quelli residenziali si sta dedicando maggiore spazio ai servizi comuni, come aree verdi, ludiche e per attività sportive; e, all’interno degli appartamenti, nascono zone e ambienti interamente riservati al lavoro da casa. In edifici direzionali e workspaces c’è più spazio per ogni singolo lavoratore, in alcuni casi cambiano gli standard, raddoppiando le superfici. Cresce, inoltre, l’importanza di infrastrutture multimediali e spazi comuni da poter utilizzare in massima sicurezza, sia sanitaria che di distanza sociale». Uno scenario per la progettazione, dunque, in cui ruolo e competenze dei professionisti divengono elementi sempre più centrali.

«Lavorare all’estero – osserva Ahmadi – significa anche collaborare con studi di progettazione, sia italiani che stranieri. Dopo circa un decennio abbiamo visto che lavorare con studi di architettura italiani, purtroppo, significa spesso non riuscire a fare squadra. Ed è un peccato. Dobbiamo cercare di organizzarci meglio e operare in modo più sinergico. Con l’obiettivo di conquistare maggior mercato all’estero, completando il quadro delle competenze e dei servizi offerti». Ma, prosegue il progettista, «c’è da recuperare terreno anche in Italia, dove la figura dell’architetto si è un po’ offuscata negli anni. Oggi, grazie a sistemi e attrezzature multimediali, si pensa di potere impostare progetti anche a prescindere dalla presenza dell’architetto, il quale rischia di diventare un mero esecutore o, ancora peggio, processatore di pratiche burocratiche. Questa realtà, però, può e deve essere cambiata, con determinazione e capacità di dialogo. Gli architetti devono rivestire un ruolo chiave nei tavoli decisionali in cui saranno delineate le città del futuro».

(FN)

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