Una città che smette di trasformarsi è una città destinata a perdere. È questa, in estrema sintesi, la visione sul futuro dello sviluppo urbano proposta da Francesco Rutelli nel corso dell’incontro dello scorso 5 maggio che ha visto protagonista l’ex sindaco di Roma nell’ambito del Rebirth Forum 2025, seconda edizione della manifestazione che si sta svolgendo alla Casa dell’Architettura – in collaborazione con Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia, Festival dell’Architettura di Roma, promosso da Museo delle Periferie, Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, e inserita all’interno della programmazione di Iper – Festival delle periferie. E che proseguirà, tra incontri, lecture, confronti, tavoli tematici e progetti educativi, fino al prossimo 7 maggio portando avanti la riflessione sul futuro di Roma e delle sue comunità urbane (qui per saperne di più e per il calendari degli appuntamenti: LINK).
L’incontro con Francesco Rutelli dello scorso 5 maggio – dedicato al futuro delle città e al ruolo dei cittadini nei processi di rigenerazione urbana – si è svolto attraverso un confronto/dialogo con Giorgio De Finis, direttore artistico del Museo delle periferie e direttore artistico di IPER Festival, ed Orazio Carpenzano, preside della facoltà di Architettura – Sapienza Università di Roma, e lo scambio di spunti e riflessioni con Alice Buzzone, consigliera OAR e direttrice del Festival dell’Architettura di Roma – FAR.
A partire dal suo recente libro «Città vince, città perde», Rutelli ha fatto riferimento ad esperienze internazionali, citando esempi significativi — da Singapore a Amsterdam — e sottolineando l’importanza dell’apprendimento continuo da ciò che accade nel mondo, ma tenendo al centro del suo ragionamento sempre Roma, «città universale e stratificata», paradigma vivente di ciò che significa «urbi et orbi» (cui si ispira il tema stesso del Rebirth Forum 2025).
Qui un video di una parte dell’intervento di Francesco Rutelli alla Casa dell’Architettura
Dal progetto alle idee, dal coinvolgimento dei cittadini alla trasformazione delle città
Sul progetto, sulle idee, sulla partecipazione e sul ruolo attivo dei cittadini, temi al centro della Forum, ha detto Rutelli, «vorrei proporre alcune riflessioni, spero utili per stimolare ulteriori ragionamenti. Il titolo del mio libro, ‘Città vince, città perde’, si basa su una premessa: la città che perde è quella che non si trasforma. Il concetto di trasformazione è essenziale: non si può lasciare una città immobile, né fisicamente, né dal punto di vista della fruizione, delle funzioni, degli interessi che la attraversano e la rendono viva. Come recita la prima frase del libro, citando Sant’Isidoro di Siviglia: ‘Le città non sono le pietre, sono le persone’. Questo è uno dei capisaldi del mio pensiero: una città funziona solo se funziona per chi la vive. Una città che resta immobile è come una lingua che non accoglie nuove parole, che non evolve attraverso lo slang, le esperienze, i prestiti da altre culture. Una lingua che non cambia è una lingua che muore». Lo stesso vale per la città.
Roma come paradigma
«Ricollegandomi al titolo della manifestazione, che parla di urbs, città, e orbis, mondo. È una formula che conoscete bene: urbi et orbi è il messaggio che il Papa rivolge alla città e al mondo. Ma questa formula, qui, a Roma, assume un significato ancora più profondo. Roma incarna entrambe le dimensioni. Tutte le città del mondo si trasformano, anche quelle che, sul piano storico o architettonico, possono sembrare più modeste. Possiamo — dobbiamo — imparare da città come Singapore, Barcellona o dalla New York di determinate stagioni. Possiamo anche imparare dalla lungimiranza di Amsterdam, che ha costruito barriere contro l’innalzamento del mare prima ancora che fosse necessario usarle: un esempio di adattamento preventivo. Non tutto, però, è da imitare: da New York non dovremmo copiare l’eccessiva frammentazione delle destinazioni d’uso urbanistiche, che crea un caos normativo ingestibile. Né dovremmo seguire modelli di trasformazione urbana che ignorano il tessuto sociale, imponendo soluzioni dall’alto invece di favorire l’integrazione». Roma, in quanto città universale ed eterna, ha proseguito Rutelli – «ha tutto il diritto di apprendere ciò che di buono c’è altrove e, allo stesso tempo, di insegnare ciò che la sua storia millenaria ha sedimentato: la capacità di stratificare, integrare, decidere, cadere e poi risollevarsi».
Il temi attuali: dal Giubileo all’impatto dei social
L’ex sindaco di Roma ha inoltre toccato anche temi di stretta attualità, dalla gestione del Giubileo all’attenzione da riservare al mondo social. «Vorrei accennare al tema del Giubileo e alla gestione dei grandi eventi – ha detto -: è fondamentale saper comunicare correttamente. Ad esempio, quando si è annunciato che sarebbero arrivati 35 milioni di pellegrini a Roma, molti potenziali turisti hanno deciso di rinviare la viviti della città per paura del caos: un esempio di comunicazione che ha avuto l’effetto opposto a quello desiderato». Oggi, inoltre, ha concluso, «è imprescindibile considerare l’impatto dei dati e dei social media. Un caso emblematico è la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola: la sua finta cupola, frutto di un’illusione ottica, è oggi uno dei luoghi più visitati di Roma, proprio grazie alla sua viralità sui social network». (FN)