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01 Luglio 2025

Casa, territorio, futuro: al convegno dell’OAR il dibattito sulle politiche dell’abitare

Nell’evento organizzato all’OAR il confronto tra esperti, amministratori, progettisti, rappresentanti istituzionali e attori del settore sulla normativa del settore e sulle prospettive dell’edilizia pubblica e sociale in Italia

La casa come leva decisiva per ripensare il futuro del territorio e delle città italiane: dalla gestione delle rendite alla disponibilità dei suoli, dal ruolo delle amministrazioni locali alla necessità di un osservatorio nazionale sui bisogni abitativi, fino alla centralità delle comunità e dei contesti. Sono alcuni dei temi che sono stati al centro del convegno «La casa e il Governo del Territorio», organizzato dall’Ordine degli Architetti di Roma e svoltosi il 30 giugno alla Casa dell’Architettura di Roma e che ha offerto un’occasione concreta per riflettere sulle prospettive dell’edilizia pubblica e sociale in Italia. Un incontro che ha chiamato a raccolta esperti, amministratori, progettisti, rappresentanti istituzionali e attori del settore, per affrontare – in un confronto a più voci – la necessità di un cambio di passo strutturale nelle politiche abitative, urbanistiche ed ecologiche del Paese.

Al centro della discussione, alcuni nodi critici e urgenti: la necessità di un Piano Casa nazionale in grado di superare la frammentarietà legislativa regionale, l’urgenza di riformare il governo del territorio e gli strumenti urbanistici per rispondere a nuove domande urbane e sociali, la sfida della transizione ecologica e la ricerca di un abitare più sostenibile e inclusivo. Temi che si intrecciano con l’obiettivo di definire una visione sistemica che non separi la rigenerazione urbana dalla qualità dell’abitare e da una ottica sociale. La riflessione ha messo a fuoco, tra l’altro, la necessità di affrontare la carenza di alloggi accessibili e l’emergenza abitativa con strumenti normativi chiari, sostenuti da risorse adeguate, che bilancino l’interesse pubblico e quello privato. È emersa inoltre la richiesta di un Testo Unico dell’Edilizia organico e aggiornato, che riconosca – tra l’altro – il valore dell’housing sociale e l’integrazione tra politiche abitative, assetto urbano e progettazione di spazi collettivi.

A introdurre il convegno, mettendo a fuoco il punto di vista è stato Alessandro Panci, presidente OAR e coordinatore scientifico dell’evento: «Perché parliamo di casa? Perché la questione abitativa è al centro di numerosi disegni di legge e proposte normative attualmente in discussione. Vogliamo contribuire a questo dibattito, con l’obiettivo di cogliere e mettere a confronto i diversi punti di vista, in particolare quelli di chi, come noi architetti, si trova ogni giorno tra le esigenze della committenza e quelle del pubblico. Come possiamo farlo? Una cosa che abbiamo imparato con chiarezza è che è essenziale essere presenti nella fase di costruzione delle leggi. Intervenire dopo, purtroppo, è spesso troppo tardi. Per questo oggi partecipiamo attivamente a diversi tavoli legislativi». Tra le proposte di legge più importanti – prosegue il presidente OAR, «c’è quella sulla rigenerazione urbana, tema su cui abbiamo già lavorato molto in passato e su cui continuiamo a impegnarci, anche presentando una serie di emendamenti che possano aiutarci a far comprendere che oggi rigenerare significa affrontare sia l’edilizia che gli aspetti socio-economici dei territori». Poi ci sono le «proposte di legge legate al cosiddetto Piano Casa Nazionale. Sappiamo che le regioni, in questi anni, hanno legiferato in modo indipendente sia sulla rigenerazione che sul piano casa. In alcuni casi le due tematiche sono state unite, in altri confuse o trattate separatamente. Ma noi chiediamo che ci sia coerenza e integrazione tra i vari disegni di legge». Naturalmente, al centro del dibattito, «c’è anche il Testo Unico dell’Edilizia. Un lavoro imponente, portato avanti dall’Ordine di Roma insieme agli ordini nazionali, che deve proseguire. L’obiettivo è arrivare a un testo organico, strutturato, e non a interventi episodici o spot». Infine, c’è il tema dell’edilizia residenziale pubblica, oggetto di proposte legislative più recenti. Anche in questo caso, non possiamo trattarla come un capitolo a sé. L’ERP è parte integrante della vita dei cittadini e deve essere pensata in connessione con il tessuto urbano in cui si inserisce o che va recuperato».

Qui la video riflessione di Alessandro Panci

Tra i promotori del dibattito sul Piano Casa e sulla rifondazione di una politica abitativa, e sulla necessità di instaurare un dialogo tra istituzioni, professionisti e operatori del settore sul tema è Roberto Morassut, parlamentare ed ex assessore all’urbanistica di Roma con il sindaco Veltroni. «L’Italia è la ‘Cenerentola’ d’Europa per quanto riguarda l’edilizia pubblica – ha detto – : abbiamo l’1 per cento della produzione edilizia destinata a questo scopo, il dato più basso del continente. Abbiamo 200mila famiglie in emergenza abitativa, a cui si sommano moltissime altre che non possono accedere a un alloggio, perché non dispongono né delle condizioni economiche né dei diritti». Negli anni, ha proseguito, «sono stati lanciati numerosi piani casa e iniziative varie, con l’intento di trovare un equilibrio tra interesse pubblico e interesse privato. Ma oggi non è più possibile costruire nuovi quartieri esclusivamente con iniziativa pubblica, occupando suoli liberi: per motivi ambientali e per la scarsità di risorse. Bisogna quindi mettere i Comuni in condizione di acquisire suoli, sedimi, aree fabbricabili o complessi da ristrutturare a costi accessibili. Solo così si possono ridurre i costi degli interventi e attivare operazioni sociali. Servono nuove norme, capaci di ristabilire un equilibrio tra convenienze pubbliche e private». Una delle riforme più urgenti, ha concluso, «credo sia restituire centralità al Ministero dei Lavori Pubblici. Non proponendo la creazione di un nuovo “Ministero della Casa”, ma istituendo una direzione specifica all’interno dell’esistente struttura ministeriale. Una direzione che svolga da un lato la funzione di osservatorio del bisogno abitativo, e dall’altro elabori norme nazionali che sistematizzino il sistema degli incentivi concessi all’iniziativa privata. Questi incentivi, però, non devono andare solo a beneficio della rendita privata: devono anche consentire ai Comuni di acquisire patrimonio e immobili a basso costo, affinché possano promuovere case pubbliche con affitti sostenibili».

Qui la video intervista a Roberto Morassut

Per Lorenzo Busnengo, consigliere OAR con delega ai rapporti con la pubblica amministrazione «al di là di una semplificazione del quadro normativo generale è necessario, in virtù del nostro essere architetti, immaginare l’evoluzione del residenziale in relazione alle unità abitative tradizionali dei nuclei familiari. Prioritario delineare nuovamente l’abitare degli studenti, dei richiedenti asilo politico, degli anziani autosufficienti e non, così come l’acceso alla casa, sia per housing sociale che per l’edilizia residenziale pubblica o gli affitti brevi». Per Busnengo «tutto ciò va pensato all’interno della trasformazione della città e dell’innovazione tipologica dell’abitare in cui gli spazi di relazione, che vanno dai collegamento verticali a quelli orizzontali nonché all’uso del piano copertura e del piano terra, sono da destinare alla collettività per ricreare quel senso di comunità basato sulle relazioni interpersonali che superano l’individualismo spinto dell’abitate attuale».

Qui la video pillola di Lorenzo Busnengo

Al dibattito, moderato Giorgio Santilli, direttore di Diario DIAC, hanno partecipato i diversi soggetti coinvolti sul tema della casa, che hanno contribuiti al confronto offrendo punti di vista diversi. 

A partire agli architetti, come Maria Claudia Clemente, dello studio romano Labics – che ha osservato come «prima degli edifici, vada costruita la struttura pubblica della città: senza lo spazio pubblico, le persone non si sentono parte della civitas, della comunità. Altrimenti si costruiscono solo scatole che non generano socialità. A Roma abbiamo avuto esempi significativi: il Tiburtino II, un quartiere popolare di grande qualità, oppure il Tuscolano di Libera. Costruire la città pubblica significa dare priorità alla dimensione pubblica, che si concretizza proprio nello spazio pubblico».

Per l’architetto romano Paolo Desideri, Abdr Architetti Associati, «in questi momento il deficit principale che abbiamo davanti non è un deficit culturale legato alla capacità dei progettisti di intervenire su temi delicati e complessi come la casa, è è invece legato alla estrema difficoltà della pubblica amministrazione di portare a compimento leggi a volte forse troppo ambiziose dal punto di vista del procedimento amministrativo». 

Qui il video di Paolo Desideri

A inquadrare il dibattito sotto i profili del diritto e dell’urbanistica ma anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale e nell’ottica delle imprese di costruzione e dei professionisti sono stati, come anticipato, i relatori dei due panel in cui si sviluppato il dibattito: il primo su «Competenze: urbanistica arte architettura», introdotto e coordinato da Laura Ricci, e il secondo che ha coinvolto «Gli attori istituzionali», coordinato da Lorenzo Busnengo. A seguire le riflessioni di alcuni dei partecipanti. (FN)

Paolo Urbani, giurista

Michele Talia, Presidente INU

Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente 

Benedetta Bonifati, Vicepresidente Edilizia Privata ANCE ROMA – ACER

Michele Colletta, Consigliere Ordine Ingegneri di Roma

di Francesco Nariello

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