La rigenerazione urbana non come slogan, ma come motore di rinascita sociale e civile, in cui il progetto urbano torni a essere occasione di crescita collettiva e di identità condivisa. Attraverso la costruzione, anche attraverso il contributo dei professionisti – a partire dagli architetti – di una visione chiara sulle città del futuro e sugli strumenti per realizzarla. Sono stato questi alcuni dei temi al centro di «Rigenerazione urbana, un nuovo inizio – La città sociale al centro», il convegno che si è svolto lo scorso 9 ottobre presso l’Auditorium del MAXXI di Roma, nella giornata conclusiva della tre giorni di «Città nel Futuro 2030-2050» promossa dall’Ance. La riflessione ha posto al centro del dibattito il futuro delle città come luoghi di inclusione, benessere e partecipazione. Il convegno, a cura di DIAC – Diario Infrastrutture e Ambiente Costruito, con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia, ha riunito, in particolare, rappresentanti di istituzioni – con la presenza, tra gli altri, del ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo –, imprese, ordini professionali e associazioni del settore per ragionare su come rendere la rigenerazione urbana uno strumento concreto di trasformazione sostenibile, in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 e le sfide verso il 2050.
Ad aprire i lavori, la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, che ha ricordato come «la città non vada più intesa solo come un contenitore edilizio, ma come laboratorio di un futuro migliore, fondato su inclusione, economia, tecnologia e adattamento climatico». L’obiettivo – ha aggiunto -, che ha segnato i giorni della manifestazione promossa dai costruttori, «è affrontare in modo interdisciplinare temi come l’emergenza abitativa e la rigenerazione dei centri urbani e delle periferie, restituendo vitalità e opportunità ai luoghi e ai cittadini».
Il direttore di Città nel Futuro, Francesco Rutelli, ha sottolineato che «la rigenerazione urbana non deve restare uno slogan, ma diventare una politica concreta che includa, tra l’altro, temi come il governo delle acque e l’adattamento ai cambiamenti climatici».
Le video interviste complete a Federica Brancaccio e Francesco Rutelli
La voce degli architetti
A portare il punto di vista dei professionisti è stato il presidente OAR, Christian Rocchi, rimarcando come «la rigenerazione urbana e quella sociale siano legate da un doppio filo. Non è solo un intervento edilizio, ma uno strumento fondamentale per dare speranza ai territori che non funzionano, per rigenerare le comunità». Rocchi ha ricordato l’impegno dell’Ordine sul tema della legalità, con il Comitato d’Onore OAR e le esperienze in quartieri e territori difficili come Brancaccio a Palermo o Casal di Principe, in provincia di Caserta, ma anche di aree critiche dell’area metropolitana di Roma, come Romanina . «Quando le periferie vengono abbandonate – ha rimarcato, nel suo intervento -, cresce una cultura contraria ai valori civili. Serve una visione chiara delle città che vogliamo e degli strumenti per realizzarla, perché le periferie devono ritrovare identità e dignità».
La video riflessione di Christian Rocchi
Sulla stessa linea il neo consigliere OAR, Paolo Zappa c he, facendo perno anche sulla propria esperienza professionale, ha invece ribadito «l’importanza di un’alleanza tra pubblico e privato, con il coinvolgimento attivo degli architetti, per migliorare la qualità urbana e restituire spazi vivibili ai cittadini».
Qui le parole di Paolo Zappa
Il confronto tra istituzioni, imprese, associazioni
All’incontro ha partecipato, come anticipato, il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, che – dopo aver ricordato le azioni intraprese sul campo della digitalizzazione e semplificazione – ha evidenziato la necessità di «una rigenerazione che consideri le città come luoghi di cultura, scambio e relazioni. Dobbiamo valorizzare anche le periferie, spesso fucine di idee e innovazione, per costruire città a misura d’uomo e di comunità».
La video pillola con Paolo Zangrillo
Per Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme – che ha presentato dati e tendenze sul mondo del costruito – il tema centrale è «la capacità delle città di affrontare le transizioni demografica, ambientale, energetica e tecnologica, che selezionano i territori in base alla loro resilienza e alla qualità della progettazione del futuro».
Qui l’intervista a Lorenzo Bellicini
Ad ampliare lo sguardo anche sulla normativa, sia in chiave nazionale che europea, è stato Enrico Giovannini, coordinatore scientifico di Asvis, ha ricordato come «la rigenerazione urbana rappresenti una grande opportunità, ma richieda una nuova legge, norme aggiornate e una governance territoriale coordinata, anche in vista delle sfide europee come la legge sul ripristino della natura e la Direttiva Case Green».
La riflessione di Enrico Giovannini
A margine del convegno, è stato invece Domenico Bilotta di Investire SGR, a offrire uno sguardo sugli investimenti, tra pubblico e privato: «Rigenerare le città significa coniugare interessi pubblici e privati ascoltando i cittadini – ha detto -. Serve una progettualità condivisa che metta insieme competenze diverse: mobilità, sicurezza, formazione, nuove generazioni. Nei prossimi dieci anni – ha concluso – serviranno oltre 40 miliardi di euro per ridisegnare le grandi città italiane».
Il punto di vista di Domenico Bilotta
(FN)
Video interviste di Francesco Nariello e Giulia Villani