NOTIZIE

Professione
18 Maggio 2023

Celebrazioni dei 100 anni di professione, Panci: fil rouge la qualità del progetto e il ruolo sociale dell’architetto

Dal 6 al 15 giugno la Casa dell’Architettura, sede dell’Oar, diventa il punto di incontro tra architetti, istituzioni, politica, altri professionisti e comunità. L'obiettivo: ragionare su sfide e strategie affinché le competenze degli architetti possano incidere positivamente sulle trasformazioni del territorio e delle nostre città

La professione di architetto che, nel plasmare i luoghi del vivere, non solo traduce in spazio le esigenze e le aspirazioni di individui e gruppi sociali, ma punta alla realizzazione e alla tutela degli interessi generali. Una professione che guarda al presente e al futuro, la cui azione impone doveri nei confronti della società, che storicamente ne ha riconosciuto il ruolo primario nelle trasformazioni fisiche del territorio, nella pianificazione e nella conservazione dei paesaggi, naturali e urbani, nonché del patrimonio storico e artistico. Un’azione che ha come fulcro quella qualità dell’azione progettuale che ha connotazioni culturali e collettive, inscindibile dal momento storico, dalla cultura e dal contesto specifico. E, gli Ordini professionali sono i garanti, nei confronti e a tutela del cittadino, di questa qualità. È proprio il «doppio ruolo sociale, di architetti e Ordini professionali», la scintilla che mette in moto il confronto e il dibattito che animerà le giornate mediante le quali, dal 6 al 15 giugno, l’Ordine degli Architetti di Roma e provincia celebra il centenario della legge 1395 del 24 giugno 1923 che ha istituito gli Ordini e ha introdotto tutele per il titolo e l’esercizio professionale degli architetti e degli ingegneri. A spiegarlo è Alessandro Panci, presidente dell’OAR.

Punto centrale del confronto è la qualità del progetto, che, per sprigionare i suoi benefici riverberi e contribuire al progresso comune, ha bisogno di strumenti giusti. Ed allora, occorre sollecitare le sensibilità politiche, ma anche alimentare il confronto, allargato anche ad altre professioni, far emergere buone pratiche e, non per ultimo, essere non autoreferenziali in modo da aprire un dialogo culturale che riesca a ridurre quello strappo, tutto da ricucire, tra architetti e cittadini. Questo lo spirito che, come un fil rouge, tiene insieme più tematiche: dall’equo compenso all’universal design, dalla necessità di una legge sull’architettura alla tutela dell’opera di ingegno, dagli archivi come strumento di conoscenza all’accessibilità.

«Con le attività organizzate per il Centenario – spiega il presidente Panci – intendiamo rilanciare e rendere sempre più evidente il ruolo che gli Ordini hanno avuto nel tempo. È importante innanzitutto capire perché nasce la legge del ’23. Prima di quella legge esistevano le corporazioni di architetti e ingegneri che avevano lo scopo di indagare lo sviluppo delle città e del territorio in un’Italia che in quel momento guardava anche oltre i suoi confini. Le corporazioni nascevano dall’esigenza di condividere alcune necessità legate non solo alla professione, ma anche alla volontà di essere, a livello nazionale, parte della macchina decisionale e di contribuire a costruire dei modelli di sviluppo. Poi, con la legge del 1923 vengono istituiti gli Ordini, ossia organismi pubblici che svolgono un ruolo di garanzia nei confronti dei cittadini, affinché questi possano affidarsi a professionisti con la dovuta preparazione. Gli Ordini non sono associazioni di categoria, occorre ribadirlo».

E, anche il ruolo sociale dell’architetto va rivendicato: il bene pubblico, l’interesse comune devono essere al centro di ogni azione dell’architetto quanto dell’ordine professionale. Un concetto che negli ultimi decenni si è andato a scontrare con la logica del libero mercato e con la tendenza a considerare il professionista come mero operatore economico, con il conseguente indebolimento del suo ruolo sociale. «E, invece, dobbiamo ricordare che noi, come professionisti, ogni volta che mettiamo un timbro, stiamo svolgendo un ruolo di pubblica utilità», sottolinea Panci. «L’architetto – prosegue – deve riappropriarsi del ruolo che storicamente ha avuto, affiancando le amministrazioni nell’azione di indagine sui modelli di sviluppo orientati al progresso futuro, occupandosi delle trasformazioni urbane e dei territori, con il fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini, migliorare gli spazi pubblici, i nostri territori, le nostre città». D’altronde è la nostra Costituzione a dirci che ogni iniziativa economica privata, seppure libera, non può porsi in contrasto con l’utilità sociale. Ma, affinché ciò avvenga occorre cambiare gli ingranaggi del sistema. Cosa aiuterebbe, allora, gli architetti ad espletare appieno e, seguendo i più alti valori, il proprio ruolo?

A questa domanda le giornate celebrative risponderanno con più tematiche. La necessità di una legge dell’architettura è tra questi. Un traguardo a cui gli architetti italiani puntano da tempo immemore, conquistato dai francesi già nel 1977. Quella d’Oltralpe è una legge che – come è noto – pone il concorso in primo piano e fa rientrare nel perimetro dell’interesse pubblico la creazione architettonica, la qualità dell’edificato, l’inserimento armonioso nell’ambiente, il rispetto del paesaggio naturale o urbano insieme al patrimonio culturale. «Sicuramente questo è uno degli obiettivi che continueremo a perseguire affinché si possa arrivare all’approvazione, a livello nazionale, della legge sull’architettura», riferisce ancora Panci. Alle giornate dedicate ai cento anni di professione saranno, dunque, presenti anche rappresentanti della politica per ragionare su questi ed altri temi. Riflessioni che saranno condivise – anticipa il presidente – anche con altre professioni. Una giornata sarà tutta dedicata proprio al ruolo sociale dell’architetto. Tra i temi caldi – svela Panci – c’è anche quello «dell’equo compenso e dell’opera di ingegno». «Va ricordato – sottolinea – che l’ingegno dei nostri professionisti è di fatto un patrimonio tutto italiano». La giornata inaugurale sarà incentrata sull’accessibilità e sui Piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche (Peba). Il 9 giugno, fari puntati sugli archivi e sulla valorizzazione e tutela del Novecento a Roma e in Italia.

«Quello che noi chiediamo e che vogliamo evidenziare, con l’occasione delle celebrazioni dei 100 anni della legge istitutiva degli Ordini – afferma ancora il presidente -, è quanto sia importate il ruolo della progettazione. Oggi, dai fondi del Pnrr – prosegue – deriva una grande opportunità, giacché gran parte di queste risorse puntano a riqualificare i nostri tessuti cittadini. Si è così messa in moto una macchina enorme, ma sembra che tutto ruoti attorno ad un’unica problematica: spendere i soldi in tempi brevi. E anche il nuovo Codice Appalti va in questa direzione. Tutto ruota intorno all’aspetto economico-temporale, ma, tranne rare eccezioni, la qualità dell’architettura non è mai menzionata. Eppure, le opere che andremo a realizzare rimarranno negli anni, ne fruiranno anche i nostri figli e i nostri nipoti. Non c’è alcuna garanzia che questa spesa abbia come punto di approdo la realizzazione di opere di qualità. È possibile spendere tanto in tempi brevi solo se c’è a monte una buona programmazione, in questo gli Ordini, in quanto garanti nei confronti dei cittadini, avrebbero potuto essere d’aiuto alle amministrazioni. Purtroppo, però, questo passaggio è mancato».

Inevitabile, infine, a 100 anni dalla loro istituzione, una riflessione sul futuro degli Ordini. «Il ruolo oggi degli Ordini – prosegue il presidente – deve essere sempre più aderente al motivo per cui essi nascono. Secondo me parlare dei 100 anni è importante non da architetto che si rivolge ad altri architetti. Probabilmente la nostra categoria nel tempo si è chiusa anche un po’ troppo in sé stessa, allontanandosi dalla realtà comune e dalle tematiche che dovremmo affrontare proprio per la cittadinanza, al punto tale che anche la cittadinanza, nei dibattiti di carattere sociale e sulla città, vede sempre meno l’architetto come un interlocutore e lo identifica sempre più come uno dei tanti professionisti che svolgono un’attività di carattere economico». «Dobbiamo, invece – riferisce ancora Panci -, riacquisire il ruolo che ci ha contraddistinto nella nostra storia, di garanti nei confronti della società e dobbiamo far sì che questo venga compreso dalla cittadinanza, anche con strumenti che vadano oltre l’albo e la formazione; è necessario un maggiore impegno per diffondere la nostra cultura al fine di poter interagire in modo diverso con le persone comuni, con le associazioni, con i comitati di quartiere. Gli Ordini devono, piano piano, conquistare un contatto sempre più stretto con la cittadinanza proprio per rafforzare questo rapporto di garanzia e non rischiare di diventare delle corporazioni o delle associazioni di categoria. Il ruolo degli Ordini è fondamentale se questo è l’obiettivo che viene perseguito».

Non a caso, le celebrazioni dei 100 anni prevedono anche momenti di contatto con la collettività. D’altro canto, la Casa dell’Architettura istituita presso il complesso monumentale dell’Acquario Romano, sede dell’Ordine, sta sempre più diventando uno strumento per avvicinare la cittadinanza ai temi dell’architettura, della valorizzazione dei territori, della qualità degli spazi urbani. «E lo si fa grazie all’unione delle arti secondo il modello Bauhaus», chiosa Panci.

di Mariagrazia Barletta

PHOTOGALLERY

TAG

ATTIVITÀ

DELL'ORDINE

POLITICA

DELL'ORDINE