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16 Aprile 2024

Bilancio partecipativo: Roma Capitale e OAR insieme per scriverne il regolamento

Firmato - lo scorso 12 aprile, alla Casa dell’Architettura, in occasione di «Roma Partecipa», convegno organizzato dalla Commissione Urban Center OAR - il protocollo d’intesa per collaborare alla predisposizione di una proposta di testo per favorire la partecipazione di cittadinanza e associazioni ai processi di trasformazione urbana

Collaborare per favorire, in modo concreto e in un’ottica di integrazione delle rispettive competenze, la partecipazione della cittadinanza e del mondo delle associazioni affinché diventino sempre più – in costante dialogo con le istituzioni – parti attive nei processi di trasformazione della città e del territorio nel suo complesso. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa tra l’Amministrazione capitolina e l’Ordine degli Architetti PPC di Roma provincia per la collaborazione alla predisposizione di una proposta di nuovo Regolamento del Bilancio Partecipativo di Roma Capitale.

L’accordo tra i due soggetti è stato firmato – da Andrea Catarci, assessore al Decentramento, Partecipazione per la Città dei 15 minuti di Roma Capitale e Alessandro Panci, presidente OAR – lo scorso 12 aprile alla Casa dell’Architettura, in occasione del convegno «Roma Partecipa – Percorsi partecipativi per il futuro della città», organizzato dalla Commissione Urban Center OAR – con il coordinamento scientifico di Francesco Aymonino, vicepresidente OAR, e in collaborazione con il Dipartimento Dicea della Sapienza di Roma. Presente, tra gli altri, anche l’assessore capitolino all’Urbanistica, Maurizio Veloccia. L’evento è stato l’occasione di fare il punto sulle esperienze portate avanti finora in materia di partecipazione, a Roma e non solo, sulle iniziative in atto, a partire dalla nascita dell’Urban Center di Roma, e sui prossimi passi.

IL PROTOCOLLO D’INTESA

La premessa alla base del protocollo d’intesa tra Campidoglio e OAR – si legge nel documento firmato – è che la partecipazione sia «un asset strategico prioritario per favorire politiche di sviluppo, contrastare le disuguaglianze e accorciare le distanze tra centro e periferie». L’accordo – che ha una validità di 24 mesi e potrà essere oggetto di rinnovo – prevede di potenziare le pratiche partecipative alle scelte dell’amministrazione, definendo le modalità di collaborazione tra le parti, in un’ottica di integrazione delle rispettive competenze. L’Ordine degli Architetti di Roma, in particolare, «attraverso l’analisi dei processi di trasformazione della città», fornirà il proprio «supporto scientifico-culturale» nell’ambito della redazione della nuovo regolamento di bilancio partecipativo, in riferimento – tra l’altro – a proposte relative a «nuovi processi partecipativi di rigenerazione urbana, a favorire il dialogo funzionale con altre capitali internazionali e città italiane in cui tali processi risultino particolarmente avanzati, a diffondere tra la cittadinanza nonché in ambito pubblico e amministrativo la cultura urbana della partecipazione attiva ai processi di cambiamento, anche attraverso l’impegno nell’ambito della Commissione Urban Center OAR, ad organizzare corsi di formazione per i propri iscritti sul tema della partecipazione. La proposta di regolamento che sarà elaborata, da sottoporre al confronto con le associazioni e la cittadinanza, dovrà essere poi approvata dall’Assemblea Capitolina, previo parere dei singoli Municipi e delle strutture capitoline competenti.

A firmare l’accordo, come detto, l’assessore al Decentramento, Partecipazione per la Città dei 15 minuti di Roma Capitale, Andrea Catarci, e il presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia, Alessandro Panci. Qui la video intervista

«Dopo un lavoro preliminare congiunto – ha detto Catarci – abbiamo messo a punto una prima bozza, che potrà essere sviluppata nei prossimi mesi, di nuovo regolamento per il bilancio partecipativo, strumento fondamentale per rilanciare la partecipazione in città e che in passato ha consentito importanti sperimentazioni sia a livello municipale che a livello cittadino. Uno strumento che volgiamo revisionare, per metterlo al passo con i tempi e con Roma che si è rimessa in marcia su questo fronte. Vogliamo farlo ascoltando tutti i ‘pezzi’ di città che possono dare un contributo. Il regolamento per il bilancio partecipativo andrà ad aggiungersi ad altri strumenti già esistenti, come il regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni, approvato circa un anno fa, e la nuova rete urbana cittadina, cui le associazioni e le realtà di base si stanno iscrivendo per avere, in pianta stabile e in continuo aggiornamento, un quadro potenziale sociale e culturale della nostra città». 

Ma qual è il contributo che gli architetti possono offrire con la collaborazione avviata sul fronte del bilancio partecipativo? «Fare un progetto – spiega Panci –  significa, per noi architetti, indagare aspetti che hanno una valenza innanzitutto sociale: tutti gli spazi che attraversiamo e che incidono sulla nostra vita. Quando si tratta di rigenerazione urbana – dunque – oltre che da una visione architettonica, bisogna passare dalla comprensione e dalla conoscenza del contesto economico sociale. Con l’accordo appena potremo portare avanti e sviluppare il tema della partecipazione, fondamentale per poter guardare insieme alla qualità degli spazi che viviamo quotidianamente e – quindi – alla qualità della vita».

IL CONVEGNO

Il convegno «Roma Partecipa – Percorsi partecipativi per il futuro della città», proposto dalla Commissione Urban Center OAR, con il coordinamento scientifico di Francesco Aymonino, vicepresidente OAR, e in collaborazione con il Dipartimento Dicea della Sapienza di Roma. È stato l’occasione per riflettere sul tema della partecipazione e per raccontare le iniziative avviate nell’ottica di dotare le città «di spazi e strutture per favorire l’elaborazione collettiva di proposte per il futuro dei propri contesti di vita, cercando di coltivare il dialogo tra le istituzioni e la cittadinanza, ma anche di valorizzare l’impegno e le proposte della società civile, le competenze tecniche esistenti, le progettualità a diverso titolo emergenti». Si è ragionato, nello specifico, su «esperienze diversificate nei vari contesti, sia a livello internazionale, che a livello nazionale: come urban centers, urban living labs, case della città o di quartiere, laboratori di quartiere, poli civici», con l’obiettivo di fornire un quadro introduttivo sui diversi approcci utilizzati.

A raccontare le iniziative portate avanti dall’Ordine degli Architetti di Roma è stato il vicepresidente OAR, Francesco Aymonino, a partire dall’attività della Commissione Urban Center (qui i dettagli e la composizione: LINK https://www.architettiroma.it/commissioni-e-progetti/urban-center/), la quale – svolge, innanzitutto – ha spiega – un’attività di ascolto: di cittadini, associazioni, istituzioni, con l’obiettivo di costruire una visione di città. L’idea di Urban Center punta a costituire un hub, un punto di raccolta e condivisione delle esperienze che si producono a Roma, dove discutere di visioni del futuro, presentare progetti in corso e futuri, interrogando i cittadini e dando spazio alla partecipazione di associazioni e cittadinanza. Abbiamo sollecitato l’amministrazione sull’importanza di avere un Urban Center per la Capitale e la risposta è andata oltre ogni aspettativa: presto, infatti, sarà aperto nel quartiere Esquilino, in una parte dell’Istituto tecnico Galilei disegnato da Piacentini. Altra soddisfazione per l’allestimento dello spazio, per il quale è stato indetto un concorso di progettazione utilizzando CAN, la piattaforma telematica messa a disposizione dall’OAR. Tra le iniziative che avevamo proposto per la nuova struttura c’era prorpio il contributo a riscrivere il regolamento del bilancio partecipativo di Roma. La partecipazione attiva dei cittadini ai processi di trasformazione del territorio – ha concluso – è un tema ormai imprescindibile».

La partecipazione «non riguarda solo la progettazione fisica degli spazio ma anche i processi che li attraversano, le dinamiche decisionali, i soggetti coinvolti, i percorsi intrapresi»: e sono proprio questi i temi al centro delle lezioni del master «ProPart» in progettazione partecipata tenuto dall’Iuav di Venezia e dall’Università Sapienza, come spiega il co-direttore del percorso formativo – e co-organizzatore dell’evento alla Casa dell’Architettura –  Carlo Cellamare, docente di Urbanistica presso l’ateneo romano e direttore del Labsu – Dicea. Nel modulo «romano» del master, caratterizzato da un approccio di carattere fortemente interdisciplinare, «ci occupiamo – rivela – di laboratori di quartiere, sviluppo locale integrato, periferie, piattaforme digitali e tecnologie informatiche per lo scambio di informazioni e la collaborazione tra i diversi soggetti coinvolti nella progettazione partecipati. (Nella locandina del convengo OAR c’è un’immagine dell’intervento di progettazione partecipata inaugurato lo scorso dicembre a Tor Bella Monaca in Largo Mengaroni, che ha tenuto insieme università, associazioni culturali, istituzioni).

I laboratori sul territorio, ha osservato l’assessore capitolino all’urbanistica, Maurizio Veloccia – si pensi a Bastoggi – «sono una grande palestra per l’amministrazione, che spinge i dipartimenti a lavorare insieme: dall’urbanistica al patrimonio, dai lavori pubblici all’ambiente. Sono uno strumento di grande importanza ma non possono funzionare da soli: per questo è fondamentale codificare – con appositi regolamenti – il tema della partecipazione, per il coinvolgimento dei territori nella trasformazione urbana e per rendere efficace il contributo che la cittadinanza può dare all’amministrazione». Presenza, informazione, ricerca, partecipazione: sono i concetti chiave messi in evidenza da Veloccia che ha rimarcato l’importanza di ascoltare le esigenze del territorio, recepire le criticità, filtrare le richieste, trovare le risposte: «l’Urban Center, in questo senso – ha concluso – nasce come luogo fisico ma anche culturale e intellettuale che abbia la finalità di favorire processi di questo tipo».

A raccontare l’ulteriore contributo offerto dall’OAR in tema partecipazione attraverso il Festival dell’Architettura di Roma è stata Alice Buzzone, consigliera OAR e direttrice di FAR, spiegando come «nell’attuale consiliatura si sia cercato di trasformare il festival in una sorta di urban center diffuso e itinerante – ha detto -: siamo partiti dalla Casa dell’Architettura, sede dell’Ordine, per poi andare sempre più sul territorio, in un processo di sedimentazione che ha incontrato una grande ricettività da parte dei municipi capitolini, iniziando dal Municipio VIII e poi ampliando il raggio su altre parti di città. Il Festival diventa così uno strumento per ragionare sui nodi e le criticità presenti sul tessuto urbano. E allo steso tempo piattaforma abilitante per creare un ponte tra cittadinanza, istituzioni, professionisti, in chiave transdisciplinare. L’edizione di quest’anno sarà l’apice di questo format con una sessantina di progetti messi campi per i territori, progetti di allestimenti temporanei che aprono spazi importanti di sperimentazione».

Tra gli altri interventi che hanno completato la giornata quello di Alessandro Cariello, coordinatore Urban Center Bari, che ha fatto il punto sull’esperienza barese; le relazioni in tema  «Strumenti della partecipazione» di Stefano Rollo, Dipartimento alle Politiche del Personale, al Decentramento, Partecipazione e Servizi al Territorio per la Città dei 15 minuti di Roma Capitale  e sulle «Nuove sperimentazioni» di Enrico Puccini della Commissione Urban Center OAR; l’esperienza dei 15 masterplan per i 15 municipi capitolini per la città dei 15 minuti e i progetti di Rigenerazione Urbana di Roma Capitale è stata illustrata da Elena Andreoni, dell’assessorato all’Urbanistica di Roma Capitale; le riflessioni di Tiziana Biolghini, consigliera delegata alle Pari opportunità, Politica sociale, Cultura, Partecipazione, Trasparenza e Anticorruzione della Città Metropolitana di Roma. Presentato inoltre il teaser del contributo video con interviste sul territorio a cura di Isia Roma, con il contributo dei giovani studenti alla ricerca dell’identità di un quartiere di residenza pubblica a Roma,  come le riflessione di Alessandro Guariento, docente Isia. (FN)

Video-intervista e fotografie di Francesco Nariello – Montaggio e post produzione a cura di Giuseppe Felici

di Francesco Nariello

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