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Architettura
04 Marzo 2022

Attuazione Pnrr e sviluppo urbano post Covid19. L’OAR: «Serve una legge per l’architettura». Il modello spagnolo

Fronte comune degli Ordini degli Architetti per puntare sulla qualità dei progetto – Tavolo di confronto tra gli assessori all’urbanistica delle grandi città

di Redazione OAR

Qualità dell’architettura, sussidiarietà, dialogo e collaborazione con le pubbliche amministrazioni, coinvolgimento e partecipazione dei cittadini. Sono temi cruciali per lo sviluppo delle città post Covid19, che dovranno essere declinati, in tempi rapidi, nel processo di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), con l’obiettivo di cogliere le opportunità connesse alle tante risorse a disposizione per la trasformazione degli spazi urbani. 

La riflessione su questi temi è stata al centro di «The New European Bauhaus – La legge per lʼArchitettura e lʼambiente costruito della Spagna e il futuro delle città post Covid19», convegno organizzato dall’Ordine degli Architetti di Roma, con il coordinamento scientifico di Christian Rocchi, delegato Politiche Nazionali OAR, al quale hanno partecipato gli assessori all’Urbanistica e i presidenti degli Ordini degli Architetti di Bologna, Torino, Milano, Roma, Palermo, Bari e Catania.  L’iniziativa si è svolta ieri, 3 marzo, alla Casa dellʼArchitettura di Roma, dove si è insediato un tavolo permanente per discutere di un nuovo progetto di città che tenga conto dei profondi mutamenti generati dall’emergenza sanitaria e delle ingenti risorse economiche provenienti dal Pnrr. Al centro del dibattito l’esperienza spagnola che, attraverso un percorso di partecipazione pubblica, è arrivata ad avere una legge di trasformazione del Paese in grado di orientare, nei prossimi anni, in base a precisi obiettivi, anche la spesa relativa ai Recovery Plan.

Come si sta affrontando il cambiamento nella città? Con che visione? E quale potrebbe essere il valore di un confronto sullo sviluppo delle città con le altre esperienze, nazionali e internazionali? Ecco le domande rivolte alle diverse realtà che hanno preso parte al confronto, interrogandosi sui temi del post-pandemia, dell’innovazione urbana e del modo migliore per impiegare le risorse del Pnrr, con l’obiettivo è di creare – si legge nello stesso abstract del convegno – «un nuovo modello di sviluppo che possa preservare il capitale ambientale e, allo stesso tempo, riuscire ad attuare un modello di convivenza che tenga assieme fattori di diverso tipo: educativo, sanitario, infrastrutturale, abitativo».

L’OAR: «Legge per l’architettura strumento necessario»

L’architettura, ha detto il presidente OAR, Alessandro Panci, «coinvolge anche la sfera culturale e la legge spagnola riconosce in modo chiaro questo aspetto. Una legge per larchitettura è strumento necessario alla transizione, per scommettere sulla qualità architettonica sia in ambito urbano che rurale. Anche in Italia è urgente avviare un confronto su una legge in tal senso». Un percorso come quello intrapreso dalla Spagna è quanto mai necessario in un momento in cui «abbiamo l’onere e l’obbligo di capire come i processi avviati possano portare a progetti di architettura di qualità. Assistiamo invece ad una corsa in cui si punta solo ad utilizzare le risorse – dal Pnrr ai bonus edilizi – senza un quadro normativo che indichi il percorso da seguire».

Superamento dell’ipertrofia normativa, lotta allillegalità, riforma della pubblica amministrazione. Sono questi, osserva Christian Rocchi, delegato Politiche Nazionali OAR, «gli obiettivi perseguiti dall’Ordine degli Architetti di Roma negli ultimi anni per rimuovere gli ostacoli che rallentano lo sviluppo della città e impediscono l’espressione delle forze intellettuali presenti sul territorio urbano. Su questo fronte la legge spagnola rappresenta un modello, soprattutto dal punto di vista del metodo mirato a favorire la massima partecipazione e condivisione, attraverso consultazioni pubbliche e con il recepimento delle necessità di cambiamento espresse dalle varie componenti delle città, anche in un’ottica post pandemia: dall’importanza degli spazi comuni alla sostenibilità ambientale ed energetica». Nel nostro Paese, invece, nel quadro attuale segnato dal caos – conclude – «si rischia che i progetti scelti non siano mai i migliori e che professionisti ‘premiati’ siano solo quelli in grado di comprimere al massimo, in qualsiasi modo, le tempistiche».

Il fronte comune degli Ordini 

Unità di intenti è emersa dal confronto tra i diversi Ordini territoriali invitati all’incontro. A sintetizzare alcuni dei temi condivisi è stato Marco Filippucci, presidente degli architetti di Bologna: «La qualità dell’architettura – ha detto – rappresenta un punto cruciale dell’innovazione del territorio che le risorse Pnrr ci daranno la possibilità di realizzare: non possiamo limitarci a tirare fuori progetti rimasti nei cassetti nei trentanni passati. È necessario imporre, invece, una visione del futuro delle nostre città. In questo senso gli Ordini promuovono una collaborazione crescente tra loro e le istituzioni, a partire dagli enti locali e dagli assessorati competenti delle nostre città. Una collaborazione che si rivolga in chiave partecipativa anche alla cittadinanza: dobbiamo favorire la costruzione della domanda, ovvero  fare in modo che i cittadini ci chiedano quello di cui davvero hanno bisogno nei diversi contesti urbani. In tale ottica, poi, bisognerà ricorrere il più possibile ai concorsi di progettazione, l’unico strumento che consente agli amministrazioni di selezionare i migliori progetti».

Sulla stessa linea Sebastian Carlo Greco, presidente dell’Ordine di Catania. Abbiamo avuto – sottolinea – l’opportunità di confrontarci sul tema della sussidiarietà da parte del sistema ordinistico nei confronti della pubblica amministrazione. L’obiettivo è di contribuire a fare sistema ma anche sensibilizzare la società civile: l’azione delle diverse realtà territoriali, come ci insegna anche l’esperienza spagnola, deve essere indirizzata a seminare una cultura della domanda, attraverso cui ogni singola cittadino possa esigere la qualità dell’architettura e degli spazi urbani».

Il modello spagnolo

Fari puntati, dunque, sull’esperienza della Spagna, dove attraverso un modello improntato alla  partecipazione pubblica si è arrivati ad avere una Legge per l’architettura e l’ambiente costruito – che ha mosso i primi passi nel 2020, ha avuto il via libera del Consiglio dei Ministri spagnolo lo scorso gennaio e dovrebbe essere definitivamente approvata entro il settembre 2023 – in grado di avviare un processo di trasformazione del Paese che consentirà di spendere i fondi a sua disposizione esclusivamente nell’ottica di ottenimento degli obiettivi sottesi alla legge. Ospite d’eccezione Iñaqui Carnicero Alonso – Colmenares, direttore generale di Agenda Urbana e Architettura del Ministero dei Trasporti, della Mobilità e dell’Agenda Urbana della Spagna: «Il contesto attuale – afferma – è favorevole per promuovere un testo legislativo innovativo sulla qualità dellarchitettura, con la crisi sanitaria che ha imposto come parametri fondamentali dello sviluppo urbano parametri di flessibilità, adattabilità, comfort e vivibilità degli spazi.  Il processo di costruzione della legge spagnola ha puntato fortemente, sin dall’inizio, sul modello partecipativo, con il coinvolgimento – tra gli altri – di oltre 100 professionisti e la raccolta di 80 contributi sulla pagina web appositamente creata. Si tratta di una norma in grado di promuovere la collaborazione interdisciplinare, in cui l’architettura rappresenta l’elemento di equilibrio principale tra gli aspetti ambientali, sociali economici e tecnici».

Il tavolo tra gli assessori all’Urbanistica 

Al convegno OAR hanno partecipato, avviando una sorta di tavolo permanente sui temi al centro della giornata, gli assessori all’Urbanistica delle principali città metropolitane d’Italia – da Roma a  Milano, da Palermo a Bologna – a confronto su architettura, ambiente e città post Covidq9. Tra gli spunti emersi, la difficoltà a conciliare, in ottica Pnrr, una visione rivoluzionaria con strumenti ancora di retroguardia e i timori sull’effettiva capacità del sistema pubblico e privato di sostenere il grande impegno richiesto.

Per Maurizio Veloccia, assessore allʼUrbanistica di Roma Capitale, «la chiave per il successo sul fronte Pnrr è data dall’attivazione di una sinergia tra le istituzioni – governo, regioni, città metropolitane, comuni – ma anche con il mondo delle professioni e con gli altri attori economici e sociali. Il compito degli amministratori è indirizzare lo sviluppo delle città in un panorama complesso, in quanto ci viene richiesto di farci promotori di una nuova governance». Il lavoro fatto dalla Spagna sul fronte della legge dell’architettura, ha aggiunto, «è un grande esempio da replicare. In Italia siamo, su questo forte, ancora indietro, a partire dalla convinzione che non esiste rigenerazione urbana che non sia accompagnata da un cambiamento sociale e culturale del contesto in cui si agisce. Occorre fare un salto di qualità, iniziando dal Pnrr, i cui assi portanti sono condivisibili, ma le modalità per metterli in pratica non sono state adeguate alle sfide del tempo, soprattutto a livello di condivisione delle scelte. (FN)

di Francesco Nariello
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