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Architettura
12 Novembre 2025

Enrico Del Debbio, il valore della memoria e l’eredità di un maestro del Novecento

Al MAXXI l’incontro dedicato alla figura e all’archivio del grande architetto - che ha progettato, tra l’altro, il Foro Italico - con studiosi e rappresentanti delle istituzioni accademiche e professionali. L’intervista all’architetta figlia del maestro, Gigliola Del Debbio

Un tributo a un grande maestro del Novecento, ma anche un momento di riflessione sul valore degli archivi come strumento di conoscenza e di costruzione del futuro: perché comprendere gli architetti che hanno segnato il XX secolo significa anche continuare a interrogarsi sul senso dell’architettura nella città contemporanea. In quest’ottica, lo scorso 11 novembre, nella Sala Carlo Scarpa del MAXXI, a Roma, si è svolto l’incontro «Enrico Del Debbio. Architettura tra monumento e modernità», organizzato dal Museo nazionale delle arti del XXI secolo in collaborazione con l’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia, con il coordinamento scientifico di Luca Ribichini, coordinatore della Commissione Formazione OAR e docente alla Facoltà di Architettura della Sapienza, e di Irene de Vico Fallani, responsabile del Dipartimento Orientamenti e Sviluppo del MAXXI. L’evento ha preso spunto dall’acquisizione dell’Archivio Del Debbio nelle collezioni del museo e dalla pubblicazione del volume «Larchivio Enrico Del Debbio nelle collezioni del MAXXI Architettura. Linventario», frutto di un lungo lavoro di catalogazione e digitalizzazione.

Il convegno è stato, dunque, l’occasione per ricordare e analizzare la figura di uno dei protagonisti più raffinati e complessi del panorama architettonico italiano dello scorso secolo, capace di unire la forza simbolica della forma monumentale a una sensibilità moderna: architetto, docente e artista, le opere di Del Debbio esprimono un equilibrio raro «tra classicismo e razionalismo, tra monumentalità e misura, tra l’eredità della tradizione e la tensione verso la modernità». Temi che si connettono al racconto e alla riflessione sulla storia dellarchitettura contemporanea, in cui la valorizzazione degli archivi – altro tema al centro della giornata – rappresenta un passaggio decisivo: custodire, ordinare e rendere accessibili i materiali originali significa mantenere viva la memoria del progetto e offrire nuovi strumenti di lettura a professionistico, studiosi, cittadini.

Ad aprire l’evento, con i saluti istituzioni e una riflessione sull’attività di archiviazione e divulgazione messe in campo dal museo, è stata Lorenza Baroncelli, direttore Dipartimento MAXXI Architettura e Design Contemporaneo. «La giornata dedicata a Enrico Del Debbio – ha spiegato – è l’occasione per presentare la pubblicazione dell’’Inventario’ che viene da un lavoro che è durato tre anni di inventariazione, archiviazione e digitalizzazione di tutto l’archivio del grande architetto che è stato svolto all’interno degli archivi del museo». Il MAXXI, nei suoi quindici anni di vita, ha aggiunto, «ha acquisito più di 110 fondi che riguardano i grandi maestri del Novecento — come BBPR, Scarpa, Musmeci — che quotidianamente vengono conservati e resi accessibili a studiosi e appassionati. Il momento significativo è quando questi materiali vengono resi pubblici e fruibili a tutti: un invito a studenti e studiosi a visitare il museo, a studiare i documenti cartacei. È un grande lavoro di conservazione e di proiezione verso il futuro di questa storia incredibile dell’architettura italiana del Novecento».

La video intervista a Lorenza Baroncelli

Il coordinatore scientifico dell’evento, Luca Ribichini, Commissione Formazione OAR e docente alla Facoltà di Architettura della Sapienza, ha sottolineato il valore del lavoro svolto sul fondo archivistico e la necessità di riscoprire la figura del maestro: «Il motivo per cui abbiamo organizzato questa giornata è il lavoro incredibile che è stato fatto per riordinare l’archivio Del Debbio, uno dei più ricchi di testimonianze: disegni, appunti, documenti che raccontano un passaggio fondamentale della cultura architettonica italiana. Del Debbio è stato una figura di grande rilevanza: basti pensare al Foro Italico e allo Stadio dei Marmi, riscoperti anche grazie a sguardi internazionali come quello di Peter Greenaway ne «Il ventre dell’architetto». Ristudiare Del Debbio significa cogliere le tracce del suo pensiero e del suo modo di fare architettura. Il MAXXI, insieme all’Università, ha oggi il ruolo di trasmettere questa conoscenza alle nuove generazioni, perché possano farne tesoro e trasformarla in nuove visioni progettuali».

La riflessione di Luca Ribichini

La visione architettonica di Del Debbio, «tra monumentalità e leggerezza» è stata al centro del ragionamento di Orazio Carpenzano, preside della Facoltà di Architettura della Sapienza, che ha riflettuto sulla cifra stilistica del maestro. «Il rapporto tra il monumento e la modernità è un tema che nel caso di Del Debbio viene molto elaborato. Lui assume all’interno dell’architettura il compito di renderla più gentile, ma anche più gioiosa: un elemento importante che arricchisce la grammatica che usa per istituire il suo linguaggio». Come parla, quindi, questa architettura alla città? «Con un linguaggio gentile, comunicante, ma con la sua debita distanza, perché è una lingua aulica, classica, classicista, quindi monumentale ma aggraziata – argomenta Carpenzano, che conclude: «È proprio questo equilibrio tra una dimensione monumentale e una più domestica che rende Del Debbio unico. La sua eredità è proprio in questo equilibrio».

Nel suo intervento, Claudia Ricciardi, direttrice della Casa dell’Architettura, ha invece ribadito – tra l’altro – la centralità degli archivi e l’importanza di una collaborazione tra istituzioni: «Si è parlato di una figura straordinaria come Del Debbio, centrale per la storia dell’architettura del Novecento, che ha saputo unire l’attività di architetto a quella di docente, componente di commissioni cruciali e artista. Ma è stata fatta anche una riflessione particolare sull’importanza degli archivi, in questo caso quello che il MAXXI conserva e ha digitalizzato, ma più in generale sul ruolo degli archivi oggi come strumenti che non solo raccolgono e catalogano materiali dal valore inestimabile, ma li rendono accessibili a studiosi, architetti e cittadini». Le istituzioni presenti – la Sapienza, il MAXXI, l’Ordine degli Architetti e la Casa dell’Architettura –, ha proseguito Ricciardi, «lavorano in sinergia per sostenere il valore etico dell’architettura e per parlare dell’imprescindibilità della qualità del progetto per la città contemporanea». Per la Casa dell’Architettura, in particolare, «è fondamentale perseguire sinergie con altri enti per creare occasioni sempre più aperte e partecipate».

Il video di Claudia Ricciardi

Nel corso dell’incontro si è svolto il focus «LArchivio Del Debbio: gestione e ordinamento, valorizzazione e introduzione», con gli interventi di Claudia Torrini e Carla Zhara Buda del Centro Archivi MAXXI Architettura, che hanno illustrato il lungo processo di digitalizzazione, catalogazione e accessibilità del fondo, restituendo al pubblico un patrimonio prezioso di disegni, schizzi e documenti.

A chiudere la giornata, la tavola rotonda sulla figura di Del Debbio, moderata da Luca Ribichini, ha visto il confronto tra Maria Luisa Neri, dell’Università degli Studi di Camerino, e Antonella Greco, della Sapienza di Roma, che hanno ripercorso la biografia, le opere e l’evoluzione del linguaggio dell’architetto, ponendo l’accento – tra l’altro – sulla sua capacità di fondere dimensione artistica e rigore progettuale.

Presente tra il pubblico Gigliola Del Debbio, architetta, figlia di Enrico Del Debbio, intervenuta a conclusione dell’evento, che in una intervista concessa alla Redazione OAR ha offerto un proprio ricordo del padre, della sua visione progettuale, con particolare riferimento al Foro Italico, e una riflessione sul valore dell’archivio. (FN)

Qui la video intervista integrale a Gigliola Del Debbio

Video interviste di Francesco Nariello

di Francesco Nariello

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