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Architettura
02 Giugno 2021

Recovery/M5. Focus: Rigenerazione, social housing, periferie. E un piano per l’abitare

di Redazione OAR

Investimenti in progetti di rigenerazione urbana per ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale. Piani urbani integrati per le periferie delle Città Metropolitane attraverso una modello incentrato sulla partecipazione. Programma innovativo della qualità dell’abitare, puntando anche sulla realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale pubblica. Favorire il recupero delle aree urbane anche grazie a impianti sportivi e parchi urbani attrezzati. Ecco le misure della seconda componente – Missione 5 (M5C2) del Recovery Plan che incideranno in modo rilevante sul futuro delle città italiane e sulle strategie di pianificazione urbanistica, politiche per l’abitare e riqualificazione dei tessuti urbani.

Si tratta di un pacchetto di interventi su cui il Pnrr investe 11,17 miliardi di euro (ai quali si aggiungono 1,41 miliardi tra React Eu e Fondo complementare), più del 56% dell’intera dotazione della Missione 5 del piano del Governo dedicata a Inclusione e Coesione. Le risorse sono spalmate su tre diversi ambiti di intervento, a loro volta suddivisi in diverse linee di investimento ed alcune specifiche riforme.

Tra gli obiettivi complessivi della M5C2, si legge nel piano: «rafforzare il ruolo dei servizi sociali territoriali come strumento di resilienza, mirando alla definizione di modelli personalizzati per la cura delle famiglie, delle persone di minore età, degli adolescenti e degli anziani, così come delle persone con disabilità; migliorare il sistema di protezione e le azioni di inclusione a favore di persone in condizioni di estrema emarginazione (esempio: persone senza dimora) e di deprivazione abitativa attraverso una più ampia offerta di strutture e servizi anche temporanei; integrare politiche e investimenti nazionali per garantire un approccio multiplo che riguardi sia la disponibilità di case pubbliche e private più accessibili, sia la rigenerazione urbana e territoriale;   riconoscere il ruolo dello sport nell’inclusione e integrazione sociale come strumento di contrasto alla marginalizzazione di soggetti e comunità locali.

Gli interventi più corposi – e con le ricadute potenziali più importanti sul mondo della progettazione – riguardano il capitolo «Rigenerazione urbana e housing sociale», con una dotazione di circa 9 miliardi di euro dal Pnrr, suddivisi in tre diverse linee di azione: «Investimento in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre le situazioni di emarginazione e degrado sociale»; «Piani Urbani Integrati»; «Programma innovativo della qualità dell’abitare».

La prima linea di investimento – per 3,3 miliardi di euro –   punta a fornire ai Comuni (sopra ai 15.000 abitanti) contributi per investimenti nella rigenerazione urbana, ma anche a «migliorare la qualità del decoro urbano oltre che del contesto sociale e ambientale». Tra gli interventi previsti: manutenzione per il riutilizzo e la rifunzionalizzazione di aree pubbliche e strutture edilizie pubbliche esistenti a fini di pubblico interesse, compresa la demolizione di opere abusive eseguite da privati; miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale, anche attraverso la ristrutturazione edilizia di edifici pubblici; interventi per la mobilità sostenibile.

La misura riguardante i Piani urbani integrati – con dotazione di 2,92 miliardi di euro – è dedicata alle periferie delle Città Metropolitane e prevede una pianificazione urbanistica partecipata, «con l’obiettivo di trasformare territori vulnerabili in città smart e sostenibili, limitando il consumo di suolo edificabile». Nelle aree metropolitane, in particolare, si potranno realizzare sinergie di pianificazione tra enti locali alfine di «ricucire tessuto urbano ed extra-urbano, colmando deficit infrastrutturali e di mobilità». Gli interventi potranno anche avvalersi della coprogettazione con il Terzo settore e la partecipazione di investimenti privati nella misura fino al 30% (con possibilità di far ricorso allo strumento finanziario del «Fondo dei fondi» Bei). L’investimento prevede, tra l’altro, la predisposizione di programmi urbanistici di rigenerazione urbana partecipati, «finalizzati al miglioramento di ampie aree urbane degradate, alla rigenerazione, alla rivitalizzazione economica, con particolare attenzione alla creazione di nuovi servizi alla persona e al miglioramento dell’accessibilità e dell’intermodalità delle infrastrutture».

Altro capitolo rilevante della seconda componente della Missione 5 è il «Programma innovativo della qualità dell’abitare», che potrà contare su 2,80 miliardi di euro per la «realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale pubblica, per ridurre le difficoltà abitative, con particolare riferimento al patrimonio pubblico esistente, e alla riqualificazione delle aree degradate, puntando principalmente sull’innovazione verde e sulla sostenibilità». Due le linee di interventi in cui si articola la misura, «da realizzare senza consumo di nuovo suolo»: riqualificazione e aumento dell’housing sociale, ristrutturazione e rigenerazione della qualità urbana, miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza, mitigazione della carenza abitativa e aumento della qualità ambientale, utilizzo di modelli e strumenti innovativi per la gestione, l’inclusione e il benessere urbano; interventi sull’edilizia residenziale pubblica ad alto impatto strategico sul territorio nazionale.

Ulteriori investimenti, infine, sono previsti sul fronte «Sport e inclusione sociale». A disposizione ci saranno 700 miliardi di euro per favorire il recupero delle aree urbane puntando sugli impianti sportivi e la realizzazione di parchi urbani attrezzati, al fine di favorire l’inclusione e l’integrazione sociale, soprattutto nelle zone più degradate e con particolare attenzione alle persone svantaggiate. (FN)

di Francesco Nariello

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