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02 Novembre 2023

Bonus edilizi: dal confronto all’OAR nuove proposte alla politica, in vista della riforma

Ridisegnare i bonus edilizi con uno sguardo lungimirante sul futuro, offrendo prospettive certe a tutti i soggetti coinvolti. Capire quale destino può avere il meccanismo della cessione del credito. Pensare ad un uso efficiente delle risorse pubbliche per premiare le azioni più virtuose in termini di efficientamento energetico e di miglioramento o adeguamento sismico. Premiare l’approccio integrato, affinché non si vadano più a intraprendere lavori per il risparmio energetico su edifici che poi si scopre non essere sicuri in caso di sisma. Superare la figura del general contractor, affinché il professionista possa sempre conservare quella terzietà che gli permette di agire sempre, senza alcuna interferenza, per il bene comune.

Sono alcune delle proposte emerse durante il convegno “Il futuro dei bonus edilizi in Italia” tenutosi martedì 31 ottobre alla Casa dell’Architettura, sede dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, e online. Una giornata intensa di confronto e di dialogo con la politica per portare avanti istanze condivise, organizzata in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Roma, con il coordinamento scientifico di Antonio Marco Alcaro, tesoriere dell’OAR e di Guerrino Petillo, avvocato e consigliere della Camera tributaria di Roma. Esperti in ambito bancario e tributario e i professionisti hanno dialogato con i rappresentanti della politica, presenti Massimo Milani (FdI) e Agostino Santillo (M5S), rispettivamente segretario e membro della Commissione Ambiente della Camera.

Superbonus, tanti i punti da correggere

«Noi ci siamo attivati sin dall’inizio per seguire la questione del superbonus», esordisce Alessandro Panci, presidente dell’OAR, ricordando le tante problematiche scaturite dal maxi-incentivo e le battaglie intraprese dall’Ordine. Tra le criticità: la domanda focalizzata su pochi e specifici materiali che ha portato ad un innalzamento dei prezzi, l’incertezza normativa dovuta ai molteplici cambiamenti di rotta, la figura del general contractor che ha annullato la terzietà del professionista, infine, l’errore di non aver responsabilizzato il committente, colpa della formula del «tutto gratis». L’Ordine – prosegue Panci – è tornato «sul tema per dialogare con la politica, affinché non si commettano gli stessi errori». «Il superbonus ha leso l’immagine del professionista» rimarca il presidente, riferendosi ai lavori condotti dai general contractor che, spesso, non hanno permesso ai progettisti di fare pienamente l’interesse dei committenti-contribuenti e di puntare esclusivamente alla qualità del progetto, senza condizionamenti. Continue le azioni dell’OAR volte a sciogliere i diversi nodi generati dall’intricato iter legislativo che ha portato alla nascita, alla revisione e allo smantellamento del superbonus.

«Questo convegno è un momento importante di confronto e di formazione», ed «è importante anche la sinergia tra professioni diverse che hanno come denominatore comune l’impegno a tutela della collettività. Fare squadra è fondamentale per rappresentare le proprie legittime istanze», afferma Paolo Nesta, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma. «Vediamo, anche alla luce della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza quale sarà il futuro per i bonus edilizi. Vero è che tutt’ora ci sono problemi insoluti, come quelli dei crediti incagliati e della proroga del superbonus al 110%. I politici – conclude – dovranno fornire risposte adeguate».

«Siamo al terzo anno di avventura sul superbonus e noi, come Ordine, ci siamo occupati sin dall’inizio delle problematiche che ne sono derivate, a danno di cittadini, professionisti e imprese. Oggi, però, vogliamo dialogare con la politica affinché gli architetti, così come gli altri professionisti del comparto dell’edilizia e le imprese, possano dare un fattivo contributo per le future disposizioni, a vantaggio dell’interesse comune, cittadini in primis», sottolinea Antonio Marco Alcaro, tesoriere dell’OAR. Ecco, allora, che al centro delle riflessioni ci sono le proposte per la riforma dei bonus edilizi, che gli architetti chiedono abbia una ampia prospettiva, almeno decennale. «Ciò che è certo – conclude Alcaro – è che un Paese come il nostro, con le problematicità che ha a livello idrogeologico, sismico e con le grosse carenze per quanto riguarda l’efficientamento energetico, non può non avere incentivi pubblici per far fronte a tutto ciò. E, se le risorse sono limitate è fondamentale concentrarle laddove servono».

Guerrino Petillo, avvocato, consigliere della Camera tributaria di Roma, si sofferma sul problema della «tutela del contribuente, del suo cassetto fiscale violato da imprese improvvisate che, come vediamo dai casi che stiamo trattando nei nostri studi professionali, hanno messo le mani nei cassetti fiscali senza realizzare compiutamente lo stato di avanzamento dei lavori. Purtroppo, ne vedremo delle belle». «A mio sommesso avviso – afferma Petillo – stiamo ora per entrare in quella che io definisco la fase patologica, che consiste negli inadempimenti contrattuali reciproci e rispettivi da parte dei committenti-contribuenti, delle imprese soprattutto non strutturate, ma anche di qualche impresa strutturata».

I piani Ue, le direttive sull’efficienza energetica e la proposta di revisione della direttiva Epbd sulle prestazioni degli edifici, su cui si stanno confrontando le istituzioni europee, ossia il Parlamento, il Consiglio e la Commissione nella cosiddetta fase del trilogo, aprono a nuovi e sfidanti obiettivi, richiamando la necessità di un rinnovo profondo del panorama dei bonus edilizi in Italia. Ma, la necessità di un sistema strutturato di incentivi fiscali, che guardi lontano, è data anche dalle caratteristiche del nostro territorio e dallo stato del nostro parco immobiliare.

Donati (Ance giovani): In Italia 9 milioni di edifici sono nelle classi “E”, “F” e “G”

D’accordo sulla necessità di arrivare a «misure strutturali che guardino ad un «ampio orizzonte» e «che diano lavoro ad imprese serie e qualificate», Angelica Donati, presidente di Ance giovani. «Noi abbiamo una grandissima responsabilità, come sistema Paese, di efficientare e di mettere in sicurezza sismica il nostro costruito e ce lo chiede anche l’Europa». «Abbiano – prosegue – 12.2 milioni di edifici residenziali in Italia e di questi il 70% è stato costruito prima del 1981; di questi, circa 9 milioni di edifici, quindi il 73%, rientra nelle classi “E”, “F”, “G”, che nel piano della Epbd, nella visione al 2050, dovranno essere tutti efficientati. Ma abbiamo anche un problema di sicurezza sismica: in Italia le aree classificate a maggior rischio sismico, ovvero le zone 1, 2 e 3, coprono l’85% della superficie nazionale e interessano il 70% dei comuni dove vive l’80% della popolazione italiana. In queste zone ci sono 9,3 milioni di immobili residenziali. Al netto del superbonus, c’è un problema reale: è un’emergenza seria dover intervenire su un numero così alto di edifici». Un ragionamento va fatto anche sul futuro della cessione del credito: «Togliendo la cessione del credito, di fatto stiamo limitando l’accesso a questi interventi alle persone benestanti, perché solo chi ha redditi alti può permettersi di compensare questa spesa. Anzi la cessione del credito è l’unico modo per rendere i bonus edilizi equi ed accessibili a tutti», conclude Donati.

De Maio (Fondazione Inarcassa): Si privilegi l’approccio integrato

Secondo Andrea De Maio, presidente della Fondazione Inarcassa: «In un territorio a forte rischio sismico come l’Italia, è necessario puntare innanzitutto, nell’ambito degli interventi sul patrimonio edilizio esistente, a politiche che riguardino la prevenzione del rischio sismico, secondo una logica di priorità che ponga al primo posto la salvaguardia della vita umana». Tra le proposte avanzate da Fondazione Inarcassa per bocca del suo presidente, c’è quella di «prevedere un’aliquota per il sismabonus che sia sempre maggiore rispetto a quella dell’ecobonus, introducendo così «una premialità» che spinga verso un approccio integrato che metta insieme «riqualificazione energetica e sismica». «Sappiamo bene – sottolinea De Maio – che gli interventi integrati richiedono costi inferiori ed hanno risultati migliori». «Graduare le percentuali di sismabonus ed ecobonus e collegare le future misure incentivanti alle zone climatiche e al grado di sismicità della zona» sono altri suggerimenti che, secondo De Maio, potrebbero consentire di indirizzare le risorse laddove c’è più bisogno. In ultimo, secondo la Fondazione sarebbe giusto che «gli interventi di efficientamento energetico, per usufruire degli incentivi fiscali, siano obbligatoriamente preceduti da un’analisi della vulnerabilità sismica dell’edificio».

Costantino (Abi): Per evitare le frodi bastano presidi normativi ex ante

«Il superbonus, sia nella misura del 110% che del 90%, ha gettato le basi per la transizione energetica e per la sicurezza sismica degli edifici. Occorrerebbe guardare agli incentivi fiscali esistenti e futuri con approccio sistemico, chiedendosi quali siano gli obiettivi e quali le tempistiche per raggiungerli. Bisogna soprattutto chiedersi se gli incentivi a disposizione siano efficaci e sostenibili in termini di finanza pubblica. Questo approccio sistemico dovrà costituire anche il cardine per la revisione delle tax expenditures, prevista dalla legge delega per la riforma del sistema fiscale», afferma Rossella Costantino, in rappresentanza dell’Abi. «Ricordiamo – prosegue – che i Dlgs di attuazione della legge delega prevedono tempistiche piuttosto lunghe. Per questo bisognerebbe prevedere un’attivazione attraverso strumenti normativi diversi, più rapidi, proprio in questo senso il nostro presidente, Antonio Patuelli, più volte ha rimarcato la necessità di interventi via decreto legge, anche al di fuori dell’alveo della riforma fiscale». Anche secondo Costantino «bisogna interrogarsi sul futuro del meccanismo della cessione dei crediti, bisognerà fare riflessioni . afferma – in termini di sostenibilità di finanza pubblica. Se il problema del meccanismo della cessione dei crediti è un sovrautilizzo dei bonus, e quindi la necessità di mettere a disposizione risorse che non si hanno, si potrebbe pensare ad una limitazione soggettiva, riservandola solo a determinati soggetti. Se il problema è evitare le frodi, memori anche dell’esperienza passata, si potrebbero postulare dei presidi normativi ex ante volti a definire il ruolo e responsabilità di tutti i soggetti coinvolti in queste operazioni», conclude Rossella Costantino.

Gli strumenti a difesa dei contribuenti e dei professionisti

Massimo Forte, coordinatore giovani della Camera tributaria di Roma si sofferma sugli strumenti utili cui far ricorso nel caso in cui i lavori non vengano portati a termine o vi siano dei recessi contrattuali che coinvolgono anche i professionisti. Forte ricorda, tra gli altri, gli strumenti preventivi dell’interpello e del parere pro veritate, per poi soffermarsi sull’accertamento tecnico preventivo e sulle azioni d’urgenza cautelari, i cosiddetti “”700. «Oltre ai profili fiscali – ricorda Forte – ci sono tutti quei profili che interessano l’appalto in quanto tale, penso ai problemi di sicurezza, a lavori non eseguiti a regola d’arte e a varie altre problematiche. Queste devono essere risolte celermente e questi due canali (l’accertamento tecnico preventivo e i cosiddetti “700”, nda) sembrano dare i risultati sperati. Poi si entra nella fase patologica vera, rappresentata dal ricorso tributario avverso il recupero di imposta». «L’apporto del tributarista – continua Forte – è importante e se la strada è stata tracciata con strumenti preventivi, correttamente sciorinati, il risultato positivo è più facile da ottenere, soprattutto guardando ai nuovi strumenti introdotti dalla riforma del processo tributario, penso alla testimonianza scritta e al maggior onere probatorio imposto all’Agenzia delle Entrate».

I messaggi trasferiti alla politica

Tutti i ragionamenti sviluppati durante l’evento sono stati condivisi con la politica, presenti Massimo Milani (FdI) e Agostino Santillo (M5S), rispettivamente segretario e membro della Commissione Ambiente della Camera. Risulta chiaro che l’esperienza del Superbonus è archiviata, perché nasce come misura straordinaria, la cui protrazione nel tempo non è possibile per la sostenibilità delle finanze pubbliche. Che l’Italia debba mettere mano al sistema dei bonus per l’edilizia è altrettanto certo: è scritto nero su bianco nella legge delega per la riforma fiscale (pubblicata sulla “Gazzetta ufficiale” dello scorso 14 agosto) e alcuni propositi sono rintracciabili anche nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) che lo scorso luglio il ministero dell’Ambiente ha trasmesso alla Commissione Ue. E poi, non in ultimo, ci sono gli obiettivi Ue.

Milani conferma la volontà di riorganizzare gli incentivi fiscali per l’edilizia. E, tra l’altro, in merito al superbonus al 110% per i condomìni, non esclude che «una proroga possa trovare spazio nella Manovra o in un provvedimento collegato», nonostante la «contrarietà del Mef». Descrive una proposta di legge depositata dal M5S alla Camera, Santillo, attraverso la quale «si propone di avere un’aliquota di partenza uguale per tutti del 30-40% con incrementi per i meno abbienti, per chi rende più efficiente energeticamente i fabbricati, per chi utilizza materiali riciclati o di origine vegetale, nonché per chi prima di efficientare l’edificio fa un’analisi di vulnerabilità sismica». Arrivata a destinazione anche la richiesta, da parte delle professioni, di essere ascoltati nelle fasi di elaborazione del provvedimento che dovrà riscrivere gli incentivi per l’edilizia.

di Mariagrazia Barletta

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