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22 Febbraio 2024

Intelligenza artificiale e professione tra opportunità e rischi – Focus sugli aspetti etici

Nel convegno dell’OAR un primo approccio alla riflessione sull’utilizzo dell’AI nell’attività professionale: aspetti deontologici, sviluppi della tecnologia, impatto sulla progettazione, dalle città al modo di costruire - Le riflessioni su creatività, capacità inventiva, cultura

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale sta trasformando sempre di più il modo di progettare, vivere le città e operare, in particolare, nel mondo del costruito, consentendo – attraverso tecnologie e strumenti in continua evoluzione, dall’apprendimento automatico all’analisi dei dati, fino all’automazione – di incrementare, potenzialmente, i livelli di efficienza, qualità dei servizi, sostenibilità. Ponendo, però, anche una serie di quesiti – che riguardano in primis questioni etiche, morali, deontologiche, normative, ma anche aspetti come la creatività, la capacità inventiva, l’impatto culturale  – ai quali occorre fornire risposte e che coinvolgono in modo particolare i professionisti che si confrontano quotidianamente, svolgendo la propria attività professionale, con gli sviluppi delle nuove tecnologie digitali.

Si è inserito in questa riflessione «Etica della professione e intelligenza artificiale – Professione, opera di ingegno e invenzione, realtà virtuale e intelligenza artificiale», convegno svoltosi lo scorso 19 febbraio in una Casa dell’Architettura gremita di professionisti iscritti all’evento formativo che ha contato sul coordinamento scientifico di Roberta Bocca, vicepresidente OAR e delegata alla Formazione -: è stato un primo appuntamento, di approccio «a un argomento che sta diventando sempre più presente in tutti i dibattiti e le pubblicazioni – ha spiegato Bocca nella sua introduzione -. L’AI sta avendo, e avrà, un impatto crescente sulla nostra vita da ogni punto di vista. La giornata di oggi è un primo step per capire di cosa stiamo parlando, in particolare per quanto riguarda l’attività professionale degli architetti e gli aspetti deontologici della professione».

Per Alessandro Panci, presidente OAR, «troppo spesso si parla di intelligenza artificiale in modo fuorviante, lasciando intendere che possa risolvere tutti problemi e che possa sostituire professionalità che si costruiscono nel tempo: invece non è così. Occorre molta attenzione e, come professionisti, dobbiamo porci molte domande: da come l’AI subentri nella nostra attività lavorativa quotidiana a quali siano rischi e opportunità connessi, dagli impatti dal punto di vista etico ai cambiamenti del nostro rapporto con la committenza. Occasioni di incontro come questa servono a riflettere su questi temi».

A fare il punto sulle domande da porsi in ambito professionale – in particolare sul fronte etico-deontologico – riguardo all’utilizzo crescente dei sistemi di intelligenza artificiale è stato Eugenio Perri, presidente del Consiglio di Disciplina OAR, interrogandosi sulla «ricerca di un equilibrio tra uomo, e professionisti in particolare, e utilizzo delle macchine, con la consapevolezza che le nuove tecnologie, con le loro enormi potenzialità, non sono equiparabili a semplici programmi di calcolo e toccano – nella loro complessità – temi etici, valori comportamentali, assunzioni di responsabilità». La prima domanda da porci, ha osservato Perri, è: «Nel confronto con l’intelligenza artificiale – che rappresenta un ‘nuovo modo di comportarsi in epoca digitale – sono validi i valori morali cui fino ad oggi abbiamo fatto riferimento? Oppure occorrono modifiche, integrazioni, ampliamenti?» E ancora: «Abbiamo consapevolezza, nell’utilizzo dei sistemi AI, del confronto tra i valori morali umani e quelli cosiddetti ‘etici’ delle macchine, anche in riferimento ai dati utilizzati da queste ultime per fornire risposte? Fino a che punto possiamo delegare scelte e decisioni all’intelligenza artificiale e quanto l’uomo resta ancora al centro del processo?» In sintesi, ha concluso, è una questione di regole ed è sempre più necessario «riflettere su temi come diritti, trasparenza, responsabilità, intervento e sorveglianza da parte dell’uomo».  

Uno degli argomenti di riflessione da approfondire in riferimento all’intelligenza artificiale riguarda la capacità di invenzione. A sgomberare il campo dai dubbi è stato Paolo Anzuini, architetto-inventore e consigliere OAR, delegato all’innovazione e referente del percorso formativo «Innovazione, brevetti e certificazioni», che ha rimarcato «l’inefficacia dell’intelligenza artificiale», nell’ambito della professione, per quanto concerne l’attività inventiva. «L’AI non ha attività inventiva. Essa è prerogativa invece degli esseri umani. E, in modo particolare, degli architetti, coloro che ne hanno dimostrata di più – a partire dall’esempio di Filippo Brunelleschi, primo architetto a ricevere un brevetto – perché ogni giorno, in tutto il mondo, si confrontano con loro stessi per superare problemi tecnici, trovare soluzioni, inventare». In proposito, Anzuini ha sottolineato l’importanza di prendere in considerazione, per gli architetti la possibilità di «depositare brevetti, opportunità che ha un costo contenuto (50 euro) – per coloro, come gli iscritti OAR, che già hanno firma digitale e Pec – ed offre molteplici benefici a tutela della proprietà intellettuale». Non è mancata, da parte del consigliere OAR, la trattazione delle «enormi potenzialità da parte dei sistemi di intelligenza artificiale come strumento di progettazione, dalla riqualificazione di una piazza (si pensi a Piazza dei Cinquecento, alla Stazione Termini) agli interventi in un condominio, fino alla realizzazione di un parcheggio – soprattutto attraverso utilizzo e interazione con grandi moli di dati sintetici», ma – ha ribadito rivolgendosi ai professionisti in sala -: «State certi che linterpretazione progettuale delle informazioni sarà sempre affidata alle vostre menti».  

La relazione di Flavio Trinca, architetto componente del Ctf OAR e referente del percorso formativo Paesaggio, si è concentrato sul rapporto tra «creatività umana e intelligenza artificiale nell’ambito della progettazione», facendo cenno anche ad alcuni strumenti (software) utili e già impiegati dai professionisti – da PlanFinder ad Autodesk Forma (prima Spacemaker) – nella loro attività professionale, rimarcando «l’opportunità di coglierne vantaggi e opportunità, ma anche la necessità di imparare a governarli e a non farsi governare da loro».

Marco Maria Sambo, segretario OAR e direttore di AR Magazine ha invece riflettuto su «Architettura, cultura, futuro. L’editoria e le riviste di architettura», facendo una carrellata sugli ultimi volumi di AR Magazine, la rivista dell’Ordine degli Architetti di Roma «che hanno prefigurato anche temi attinenti all’intelligenza artificiale», tra i quali il numero 122, «Invenzioni romane. Brevetti, marchi, modelli, design del XXI secolo» – con una rassegna di architetti romani che hanno inventato oltre 100 soluzioni innovative – e il numero 121, «Roma sognata. Gli archivi di architettura dal Nolli alle nuove poetiche radicali». 

Tra gli interventi che hanno completato la giornata, c’è stato quello di Fabrizio Cumo, ingegnere, docente ordinario della Facoltà di Architettura dell’Università Sapienza di Roma e direttore del Master «Construction Digital Twin e Artificial Intelligence», con focus anche sull’applicazione di sistemi sempre più evoluti al mondo del costruito e nel contesto urbano. «L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modo in cui progettiamo e viviamo nelle città del futuro – ha detto -. Tuttavia, sorgono preoccupazioni, tra l’altro, riguardo al suo impatto sul lavoro, sulla disuguaglianza e sulla privacy dei dati. È fondamentale integrare lAI in modo etico e responsabile per garantire città sicure, sostenibili e inclusive. Lo sviluppo etico dell’intelligenza artificiale nelle città del futuro richiederà normative specifiche e un’attenzione alla promozione di corsi di formazione capaci di aumentare la consapevolezza dei cambiamenti in atto». In conclusione, ha detto, «possiamo ribadire che l’AI svolge un ruolo significativo nel plasmare il futuro delle città: le smart city, infatti, ne fanno sempre più ampio uso per migliorare la qualità della vita dei cittadini, ottimizzare la gestione urbana, sostenere il processo decisionale e introdurre nuovi servizi e opportunità economiche. La sua implementazione nelle città richiede però un approccio etico e responsabile, affinché sia trasparente, comprensibile e corretta». (FN)

Immagine di copertina di Roberta Bocca

di Francesco Nariello

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