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08 Marzo 2024

Dialogo tra architetti e politica sui temi della professione

Nel convegno organizzato dall’OAR le questioni cruciali per il futuro del settore: da una revisione del quadro normativo sul fronte dell’efficientamento energetico e dei bonus edilizi alla riforma dal Testo Unico, fino alle disposizioni sul contenimento del consumo di suolo e alla semplificazione normativa e procedurale - La necessità di un crescente coinvolgimento degli ordini professionali - Il ruolo sociale degli architetti

Dalla proposta di legge sull’adeguamento energetico, sismico e idrico degli edifici, con il riordino delle relative agevolazioni fiscali– a partire dal Superbonus – alle disposizioni per il contrasto al consumo di suolo e per promuovere il riuso e la rigenerazione urbana. Dalla semplificazione normativa e procedurale alla revisione del Testo unico dell’edilizia, fino alle questioni connesse al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale.

Sono alcuni degli argomenti su cui si è incentrato l’evento dedicato ai «grandi temi della professione», che ha visto – lo scorso 6 marzo, alla Casa dell’Architettura – l’incontro tra ordini professionali e rappresentanti dei due rami del Parlamento impegnati – nelle diverse Commissioni competenti di Camera e Senato – nella proposta e nella discussione dei diversi provvedimenti riguardanti, tra l’altro, il settore edile, la progettazione architettonica, la pianificazione urbanistica, il ruolo delle professioni. Una occasione di riflessone e confronto che, a quasi un anno dalle celebrazioni del centenario delle legge che ha istituito la professione dell’architetto e dell’ingegnere in Italia (LINK), conferma l’impegno dell’Ordine degli Architetti di Roma a portare avanti il percorso di analisi e approfondimento sul ruolo sociale dei professionisti, coinvolgendo i rappresentanti degli Ordini territoriali e le istituzioni di riferimento.

All’incontro hanno partecipato, tra gli altri – sia in presenza che da remoto – componenti della VIII Commissione Ambiente, Territori e Lavori Pubblici e della XI Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati,  e della II Commissione Giustizia e della Commissione parlamentare per le questioni regionali del Senato della Repubblica. Presenti rappresentanti degli Ordini degli Architetti PPC di diverse provincie italiane.

A introdurre l’incontro è stato il presidente OAR, Alessandro Panci, coordinatore scientifico della giornata: «Molti dei temi attualmente in discussione – ha detto – ci riguardano direttamente e toccano da vicino l’attività che svolgiamo quotidianamente. La quale, come sappiamo, non è solo una prestazione professionale ma afferisce alla qualità della vita delle persone: tutti i luoghi che attraversiamo ogni giorno, infatti, sono spazi progettati. Ed avere buone leggi aiuta a garantire la qualità della progettazione architettonica/urbanistica e tempistiche certe. In quest’ottica è fondamentale mantenere aperto il dialogo con la politica: molto spesso le norme più discusse e contestate scontano il fatto di non essere state concepite attraverso un confronto preventivo con i professionisti e i tecnici esperti del settore. La partecipazione di rappresentanti delle istituzioni a questo tipo occasioni di incontro mostra un’apertura al confronto fondamentale per il miglioramento dei testi normativi in discussione».

A moderare il confronto con i parlamentari, insieme al presidente OAR, anche Maria Cristina Milanese, presidente degli Architetti di Torino: proprio l’Ordine torinese lo scorso 23 febbraio aveva organizzato – presso il Salone d’Onore del Circolo dei Lettori del capoluogo piemontese – un convegno-dibattito sulla «Riforma del Dpr380/01 e sulle proposte strategiche per un nuovo Testo Unico delle costruzioni», ulteriore tappa del percorso avviato dal sistema ordinistico volto a creare occasioni di riflessione e condivisione con i rappresentati delle istituzioni sui temi più rilevanti che coinvolgono le professioni tecniche.

Il futuro dei bonus edilizi e le strategie per raggiungimento degli obiettivi di efficientamento energetico e non solo, sono stati al centro dell’intervento in presenza di Erica Mazzetti, della VIII Commissione Ambiente, Territori e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati  e prima firmataria della proposta di legge sulla «Disciplina delle agevolazioni fiscali per gli interventi di incremento dellefficienza energetica e della sicurezza antisismica degli edifici, disposizioni relative a procedimenti in materia edilizia nonché delega al Governo per la revisione della normativa riguardante l’adeguamento energetico e sismico degli edifici». Il confronto con professioni e categorie economiche – ha detto – «è una premessa fondamentale per mettere a punto un buon testo normativo. Il primo compito che ci attende è riordino dei bonus edilizi, che negli ultimi anni si sono moltiplicati senza controllo. Il nostro Paese, di qui ai prossimi venti anni, è chiamato a rinnovare il proprio parco immobiliare su tre fronti principali: effcientamento energetico, sismico e idrico. Il meccanismo, in linea di principio, dovrà prevedere – a nostro avviso – una premialità connessa in modo direttamente proporzionale al miglioramento delle classi, energetiche e non solo, e inversamente proporzionale al reddito di chi realizza l’intervento»

Nella sua relazione da remoto si è soffermata sopratutto sul tema del contenimento del consumo di suolo la vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, prima firmataria del Ddl relativo alle «Disposizioni per il contrasto al consumo di suolo e per promuovere il riuso e la rigenerazione urbana», appena riassegnato all’esame (in sede redigente) della VIII Commssione «Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica» di Palazzo Madama. «Una legge sul consumo di suolo – ha sottolineato – non può che essere collegata alla questione della rigenerazione urbana. Su questi temi bisogna guardare a un modello in cui le professioni intellettuali, architetti in primis, abbiamo un ruolo fondamentale. Dopo la pandemia e con il Pnrr si è generata l’opportunità di ridisegnare gli spazi delle nostre città , anche in chiave innovazione. Azzerare il consumo di suolo, come previsto dagli obiettivi al 2050, non vuol dire fermare tutti gli interventi: al contrario significa adottare un nuovo modello di sviluppo, incentrato – tra l’altro – sulla progressiva riduzione di capacità edificatoria e di suolo edificabile, sulla rigenerazione urbana, sulla riconversione del patrimonio edilizio esistente. Su questi fronti il Pubblico deve fare da traino. Senza dimenticare l’adozione delle indispensabili misure di semplificazione procedurale, con maggiore uniformità tra i territori regionali, e di incentivazione economica, per favorire il riuso».

Proprio la semplificazione normativa e procedurale è stata al centro della riflessione di Paola Ambrogio, Commissione parlamentare per le questioni regionali della Senato della Repubblica, che si è appellata al «buon senso» per intervenire su questioni aperte come la revisione del Testo Unico Edilizia «che ha compito 23 anni: un tempo durante il quale il mondo è cambiato. La vera sfida che ci attende è quella di semplificare il più possibile tenendo conto dei pareri e delle proposte concrete per la modifica del testo avanzate dagli ordini professionali». Sul fronte del consumo di suolo, ha aggiunto la senatrice nel corso del suo collegamento, «bisognerà limitarlo prevalentemente agli interventi per le grandi infrastrutture, mentre in ambito civile e industriale l’azione dovrà essere orientata alla riqualificazione».

In chiave rigenerazione urbana si sviluppata invece la riflessione in sala di Massimo Milani, segretario VIII Commissione Ambiente Territori Lavori pubblici della Camera dei Deputati. «Uno dei temi più importanti – ha affermato – è proprio quello dell’intervento pubblico nell’ambito della sostituzione edilizia: esistono importanti complessi immobiliari dismessi o ormai privi di funzioni – dalle caserme alle strutture ex industriali – che possono essere rifunzionalizzati. Si tratta spesso di enormi complessi che possono rappresentare grandi occasioni di rinnovamento e trasformazione delle città. Il primo principio da seguire – sul fronte dei prossimi interventi normativi – per agire sui contesti urbani, anche sul fronte architettonico e urbanistico, dovrà essere quello della sostenibilità, non solo in chiave ambientale ma anche sociale».

Sul tema della semplificazione è tornato, portando esempi legati all’esperienza sul territorio – nello specifico relativa al Comune di Asti, in Piemonte – Marcello Coppo, della XI Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati, sottolineando come «la semplificazione, nel concreto, a livello locale, si possa tradurre nell’incremento dei servizi in chiave telematica o anche nel taglio delle tempistiche connesse alle norme di attuazione del piano regolatore o alle modifiche del regolamento degli oneri di urbanizzazione. Sono passaggi che, quotidianamente, hanno un impatto rilevante sulle iniziative portate avanti sul territorio. Per intervenire su questi temi – ha aggiunto -, è fondamentale confrontarsi con le categorie professionali interessate e lo stesso dovrebbe valere a livello nazionale, per la revisione delle disposizioni normative del settore, a partire dal Testo Unico dell’Edilizia». 

È tornato, infine, proprio sull’importanza del dialogo con le professioni Alessandro Palombi, vicepresidente della Giunta per le Autorizzazioni della Camera dei Deputati. «Ascoltare e lavorare in sinergia con le professioni è sempre più essenziale  – ha rimarcato – sopratutto quando si parla di applicazione e modifica di normative in vigore. Su temi come il Testo Unico Edilizia, il ruolo dei professionisti è fondamentale per declinare gli strumenti normativi nella pratica quotidiana e anche per far comprendere ai cittadini il funzionamento delle norme. In questo senso, ampliando lo sguardo a tutto il mondo professionale, è importante anche tornare a parlare di riforma delle professioni, per allineare i sistemi ordinistici ai cambiamenti della società: dalla formazione continua ai praticantati, fino all’accesso alla professione».

A chiudere la giornata gli interventi di alcuni dei presidenti degli ordini degli architetti provinciali italiani, che hanno posto le basi per proseguire il percorso di riflessione e confronto sul diverse questioni aperte, tra i quali: Roberto Beraldo, presidente dell’Ordine di Venezia, che ha stigmatizzato la «mancanza d una legge per l’architettura che attribuisca agli architetti il ruolo sociale che gli compete e che tuteli il progetto di architettura», e Daniele Schiazza, presidente dell’Ordine di Chieti, che si è soffermato sulle questioni aperte (in particolare riguardo «l’eliminazione del progetto definitivo») sul fronte del nuovo codice degli appalti. (FN)

di Redazione OAR

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