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29 Aprile 2021

ARCHITETTRICI. Un’ipotesi di costruzione di questo tempo – di Michela Ekström

L’architettura – sostantivo femminile – è fondamentalmente appannaggio del sesso maschile.

È una cosa nota.

Sfogliando i libri di storia dell’architettura possiamo ammirare le opere dei grandi maestri, dei bravi architetti o di quelli che hanno realizzato qualche opera meritevole. Ma poche sono le donne che abbiamo imparato a conoscere, e spesso la loro figura è associata a uomini.

Non Architettrici – come vogliamo chiamare le donne che fanno il mestiere dell’architetto – ma professioniste spesso in posizione subalterna o semplicemente un passo dietro.

Lina Bo Bardi, Eileen Grey, Charlotte Perriand, Lilly Reich, sono alcune delle donne i cui contributi all’architettura, al design, stanno lentamente e faticosamente riaffiorando.

Iniziano ad emergere come protagoniste di un racconto in cui erano state presentate come comparse o addirittura rimosse. Per questo è ora il tempo per una genealogia (matriarcale) delle Architettrici, non in contrapposizione all’universo maschile, ma come strumento utile alla consapevolezza.

Oggi, per esempio, siamo tutti a conoscenza del fatto che la Barcelona Chair è nata dal genio di Lilly e di Mies e che la E-1027, a Roquebrune-Cap-Martin, sia opera di Eileen, non di Le Corbusier.

E solo di recente è stata messa in luce la figura di Plautilla Bricci, che nella Roma Barocca era riconosciuta come “Pictura et Architectura Celebris”.

Era una donna che faceva l’architettura, la prima a noi conosciuta.

Sua è l’unica cappella estradossata in San Luigi dei Francesi a Roma e sua è la Villa del Vascello al Gianicolo, ultimo baluardo della Repubblica Romana distrutto a cannonate dai francesi nel 1848.

“Abolitio nominis”, una pena ricorrente.

Uno degli obiettivi dell’Associazione Culturale “Architettrici”, fondata assieme ad Ernesta Caviola, Raffaella Aragosa, Francesca Ameglio e Daniele Vergari, è quello di rileggere l’apporto delle donne che hanno pensato, progettato, realizzato opere di architettura alla luce di una nuova consapevolezza.

Quanti edifici sono nati dalla creatività femminile nella storia? 

Nella cornice dell’Archifest 2050, Festival dell’Architettura che si è svolto dal 24 settembre al 4 ottobre 2020 a Colle di Val d’Elsa, abbiamo dedicato un’intera giornata a questo tema. Abbiamo parlato delle pioniere, di Plautilla Bricci, ma anche della figura femminile nel Medioevo.  L’intervento di Maria Paola Zanoboni ci ha raccontato un Medioevo nel quale la donna, seppur domesticamente condizionata, aveva immaginato un’emancipazione effettiva attraverso percorsi di alta professionalità. Nella “Nuova Cronica” di Giovanni Villani erano raffigurate donne che costruivano le mura di Messina, e così nel Buon Governo di Lorenzetti alcune donne partecipano alla costruzione delle mura di Siena.

“Jo Plautilla Briccia Architetrice”. Così si firmava Plautilla. Ma quante altre Plautilla ci saranno state prima di lei? E dopo di lei?

Stiamo elaborando un “Sistema periodico delle Architettrici”: una tavola periodica delle Architettrici che ha come criterio il riconoscimento crescente delle Architettrici presenti nella storia. 

Scrive Ernesta Caviola, Architettrice:

Dmitrij Ivanovič Mendeleev, un chimico geniale, molto legato alla figura della madre che era stata sua mentore, permettendogli di finire gli studi, ed alla quale dedica una straordinaria memoria nel 1887, elaborò quella che passerà alla storia come la Tavola periodica degli elementi.

Mendeleev era certo che esistessero decine e decine di elementi chimici non ancora scoperti sperimentalmente in quel tempo, ma dotati di caratteristiche per lui evidenti, esattamente come noi Architettrici siamo certe dell’esistenza nella storia di decine e decine di Architettrici dotate di caratteristiche per noi evidenti, ma ancora sconosciute. Dmitrij Ivanovič Mendeleev scelse come criterio ordinatore della sua Tavola periodica degli elementi il peso atomico crescente degli elementi chimici, lasciando caselle vuote per gli elementi chimici ancora non scoperti sperimentalmente, ma con proprietà prevedibili. Come Architettrici, stiamo lavorando con determinazione sulle caselle vuote della Tavola periodica delle Architettrici che verranno con certezza anch’esse colmate nel tempo. 

Un veloce esempio per essere comprensibili: Lina Bo è un paradigma della nostra Tavola periodica delle Architettrici.  Tra il 1940 ed il 1946 in Italia Lina Bo ha già il suo peso atomico. È già un’Architettrice con il suo portato di linguaggio e contenuto, ma diverrà Lina Bo Bardi per via sperimentale “nel tempo” grazie al suo emigrare in Brasile, e se fosse rimasta in Italia il suo portato creativo non sarebbe mai emerso. Il Sistema Periodico di Mendeleev prevedeva l’esistenza di nuovi elementi che sarebbero stati scoperti “nel tempo”.

Architettrici è un’ipotesi di costruzione di questo tempo.

Da sinistra a destra, alcune Architettrici: Plautilla Bricci, Lina Bo Bardi, Eileen Grey, Charlotte Perriand, Lilly Reich

Michela Ekström

Associazione Culturale “Architettrici”

Componente Consiglio di Amministrazione Architetti Roma edizioni

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